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Le principali tecniche di meditazione

Le principali tecniche di meditazione

Sono molte le tecniche di meditazione, impara a conoscerle per comprenderne tutti i punti di forza e ciò che è più adatto a te, impara correttamente a meditare.

La meditazione è una parte fondamentale dello yoga ed è considerata da molti maestri il fulcro di una disciplina che è anche una filosofia (e non una religione come alcune persone sono solite pensare).

In questo articolo vi proponiamo una carrellata sulle principali tecniche di meditazione yoga, diverse a seconda dello stile e della pratica che si va a fare.

Tecniche di meditazione yoga: a cosa servono?

Per chi inizia a fare yoga se c’è una cosa che risulta difficile è meditare. Il motivo è da ricercare nel fatto che ci si trova il più delle volte in una posizione statica, con la necessità di stare con la schiena diritta o comunque comodi, ma soprattutto concentrati.

Il problema è che tenere ferma la mente è tutt’altro che semplice: sono molteplici i tranelli che ci riserva ed è qualcosa che è necessario imparare ad accettare. L’ideale è partire con gli asana, la parte “fisica” della disciplina, attraverso i quali la persona ha modo di sviluppare meglio la muscolatura, che, una volta sul cuscino sosterrà la sua schiena senza disagio, e imparare a concentrarsi grazie alle posizioni di equilibrio.

Gradualmente il corpo fisico deve diventare il luogo di riposo della mente, solo allora sarà possibile meditare e dimorare nel silenzio.

Anche la meditazione può essere inserita, a piccoli passi, fin da subito. Il momento migliore è alla fine della pratica, dopo il rilassamento finale, fatto in shavasana o in qualsiasi altra posizione risulti ristorativa.

A cosa servono le principali tecniche di meditazione? In realtà, a più di un obiettivo, vediamone insieme alcuni in modo molto semplicistico e solo a titolo di esempio:

 

  • Imparare a sentire il respiro e a concentrarsi.
  • Aiutano a sbloccare i chakra, permettendo di riequilibrare il sistema energetico e risvegliando così il potenziale dell’individuo.
  • Consentono di rilassarsi in profondità.

Ma alla fine la meditazione è quel viaggio all’interno di noi stessi, per scoprire chi siamo realmente al di là dei nostri processi identificativi e al di là persino del nostro stesso nome. E’ ricondurre la mente ordinaria alla sua natura essenziale fatta di calma, di quiete di silenzio e di gioia.

Ogni meditazione porta a raggiungere, solo apparentemente, qualcosa di diverso, in realtà vogliono accompagnarci tutte a restare nel momento presente e ad accettare la nostra realtà, e trovare le tecniche più adatte al proprio percorso è importante, per molte persone anche a livello spirituale. Ma non perdiamo altro tempo, scopriamo insieme le tipologie di meditazione più diffuse!

Tecniche di meditazione: ecco le più diffuse

Ogni meditazione su cui ci soffermiamo meriterebbe un approfondimento: quella che vi proponiamo vuole essere soltanto una breve panoramica ed è comunque da considerarsi parziale.

Tecniche di meditazione zen

Partiamo dalle tecniche di meditazione zen, la cui storia prende forma dalla cultura indiana del VI secolo. Si tratta di pratiche da svolgere seduti a gambe incrociate il cui scopo è soprattutto collegare la mente al respiro. I benefici sono soprattutto in termini di consapevolezza, autocontrollo e capacità di osservazione.

Quella cui abbiamo accennato è la tecnica nota come Zazen, ma non è la sola all’interno dello zen, ampiamente diffuso in Cina e in Giappone. Un altro metodo, questa volta più dinamico, è quello Kin-hin ed è da fare mentre si cammina, preferibilmente nella natura. Aiuta ad apprendere il massimo dallo stato meditativo così da portarlo nella quotidianità.

Tecniche di meditazione e rilassamento

Sono davvero tanti nello yoga gli esercizi e le tecniche di rilassamento. Per quanto riguarda la meditazione, una delle più comuni è quella nota come Mindfulness. Essa prende forma a sua volta da un’altra tecnica: la meditazione vipassana, incentrata sulla consapevolezza del respiro.

La meditazione mindfulness si è diffusa dagli anni Settanta ed è di stampo occidentale. I suoi concetti cardine sono: osservazione, sospensione del giudizio, concentrazione sul presente, trasparenza per quanto riguarda le emozioni.

Conclusioni

Sono davvero tante le tecniche di meditazione che si trovano all’interno dello yoga. Tra le altre segnaliamo la meditazione Ho’oponopono di origine hawaiana, la meditazione kundalini che agisce sui chakra e la meditazione dinamica.

Il nostro consiglio? Quello di provarne diverse, in modo da avere un bagaglio prezioso a cui poter attingere in base al momento che si attraversa e ai bisogni che porta con sé

Le tecniche di meditazione sono utili all’inizio, perché consentono di disciplinare la mente educando l’attenzione ma, a mano a mano che la nostra capacità di concentrazione si approfondisce dovremmo essere in grado di restare in compagnia del solo respiro e più avanti del solo silenzio.

Meditazione e vita – La dimenticanza

Meditazione e vita – La dimenticanza

Desidero condividere con voi un’esperienza, forse apparentemente curiosa, ma al tempo stesso molto stimolante e di grande riflessione: ultimamente, mi è capitato di incontrare una signora di oltre novant’anni, una signora bella ed elegante, dalla mente lucida e molto vivace. Parlando ha condiviso con me il motivo della sua longevità: la dimenticanza.

La sua dimenticanza non era legata alla smemoratezza o a qualche malattia senile, bensì alla capacità che lei racconta di aver adottato in tutta la sua vita di non attaccarsi alle cose, ma di lasciarle andare. Ho pensato che in qualche modo la signora avesse praticato yoga o meditazione, ma così non era: lei ha scelto di vivere la sua vita con la maggiore leggerezza possibile.

Sebbene il trascorrere del tempo segnasse inevitabilmente la sua persona, ciò che nell’immediato colpiva la mia attenzione era la piacevolezza dei tratti morbidi del suo viso e di quell’incedere di chi porta con sé il bagaglio della propria esistenza, senza però soccombervi. Alla fine emanava una certa luminosità da tutta la sua persona.

Le sue parole mi hanno colpita molto e per tutto il resto della giornata e anche a seguire, hanno risuonato al mio interno come un mantra, come una risvegliata consapevolezza e in qualche modo mi sono trovata a sperimentare il profumo di una maggiore leggerezza.

Il valore della dimenticanza

Del resto, ogni volta che ci permettiamo di lasciare andare qualcosa, creiamo un vuoto, una vacanza al nostro interno: uno spazio disponibile ad essere riempito dalla nostra libertà di pensiero, dalla nostra creatività, per colmare quella distanza che spesso ci separa da noi stessi e sperimentare una gioia semplicemente sopita.

Coltiviamo spesso la convinzione che per sperimentare una certa condizione sia necessario acquisire qualcosa che ancora non possediamo, che per fare spazio alla gioia sia necessario scacciare la tristezza quando l’una esiste solo in relazione all’altra e viceversa. Non esiste dualità: il giorno esiste perchè esiste la notte. È solo la modalità di guardare alle cose che fa la differenza.

Fare vuoto per ascoltare

Nella nostra esistenza è fondamentale un tempo di vacanza. Vacanza come tempo di separazione dalle attività lavorative così indispensabile per rigenerare il corpo e la mente. Ma esiste una vacanza ancora più importante, anche se meno immediata: prendere vacanza da se stessi, prendere vacanza dai pensieri ricorrenti per tornare ad ascoltarci e poter ascoltare l’altro.

Ascoltare è una qualità che possiamo generare solo facendo un vuoto al nostro interno : non siamo più solo noi al centro del mondo, ma la nostra visione diventa espansiva verso tutto ciò che c’è e verso tutto ciò che non è visibile nell’immediato ai nostri occhi.

Nel momento in cui la mente dimentica abbracciamo tutto ciò che esiste. La dimenticanza è una capacità che può essere allenata, nutrita, attraverso il silenzio, grazie alla meditazione, ma anche attraverso piccoli gesti quotidiani di totale presenza.

La dimenticanza ci rende liberi, liberi da ogni paura prima fra tutti quella di esistere.

Maestro Yoga, imparare a meditare

Maestro Yoga, imparare a meditare

Un percorso interiore così da mantenere le giuste posture, fisiche e mentali: per praticare lo yoga correttamente c’è bisogno di un insegnante attento allo stato e al livello dell’allievo.

Quando si inizia a praticare yoga per molte persone scatta, subito o dopo un tempo soggettivo, una sorta di passione, un fuoco potremmo dire, che porta ad aver voglia di approfondire e condividere quanto si apprende.

Il percorso per acquisire le competenze per diventare maestro di yoga è molto complesso e nasce da qualcosa che è prima di tutto il confronto con sé stessi, a tu per tu con il tappetino e la disciplina, che non è solo fisica ma anche mentale e spirituale.

Una strada fatta di salite e discese, ostacoli da superare, montagne, mari, pianure, a seconda del periodo che ci si trova a vivere. Lo yoga porta a entrare in maniera profonda a contatto con la propria identità, grazie alla costante interazione di corpo e mente, con una spiccata attenzione alla spiritualità.

Parlare di spiritualità non è né semplice né banale.

Per questo un bravo insegnante di yoga o un maestro degno di questo nome deve essere prima di tutto un buon meditante. La pratica della meditazione quotidiana è il presupposto fondante affinché la trasmissione possa emergere come qualità esperita attraverso il proprio silenzio personale.

Per conseguire l’abilitazione a maestro yoga esistono diversi corsi, a seconda dello stile (o gli stili) su cui si intende specializzarsi: alcuni hanno una durata di breve tempo, altri sono più lunghi, anche se un vero insegnante non smette mai di formarsi. A tal proposito è comunque consigliabile alle persone interessate a diventare insegnanti di scegliere una scuola di formazione e in Italia ne abbiamo diverse, che preveda un programma almeno quadriennale.

L’insegnamento infatti non può essere limitato solo alla conoscenza dei soli asana ma deve insegnare una serie di principi fondamentali della postura sotto l’aspetto articolare, muscolare e degli assi fino all’allineamento tra il corpo, la mente e lo spirito. Tutto questo unitamente allo studio della fisiologia respiratoria con le varie tecniche di respiro e, non ultimo, lo studio della filosofia e dei testi antichi e la loro applicazione alla pratica stessa.

La figura è a oggi riconosciuta dal CONI (Comitato Olimpico Nazionale) e prevede il conseguimento di esami nonché certificazioni. La cosa interessante è che risulta sempre più richiesta nel mondo del lavoro, complici i diversi sbocchi che si stanno aprendo in molteplici ambiti. Anche se il riconoscimento da parte del CONI ha consentito una maggiore diffusione dello yoga assimilandolo alla ginnastica è importante ricordare, in particolare a coloro che aspirano all’insegnamento, che lo yoga non è una ginnastica ma è una disciplina che ha origini antichissime e che si rivolge al benessere dell’uomo nella sua totalità.

Quale corso scegliere per diventare maestro di yoga

L’offerta per conseguire la formazione come insegnanti di yoga è davvero molto variegata. Le scuole sono tante e si può scegliere di frequentarle non necessariamente in Italia ma anche all’estero.

I corsi possono durare persino pochi mesi ma, come già detto, una formazione realmente valida ha un tempo minimo di 3-4 anni, se ci si vuole davvero specializzare e avere un titolo fruibile in ambito lavorativo.

Gli aspetti comuni ai percorsi formativi sono:

  • Asana.
  • Pranayama, Dharana, Dhyana e Pratyahara.
  • Filosofia dello yoga.
  • Pedagogia, didattica, psicologia.
  • Meditazione.
  • Alimentazione.

Ogni stile ha le sue particolarità e specificità, motivo per cui l’ideale sarebbe sperimentare, prima di cominciare una formazione vera e propria.

Pertanto, non mancano le linee guida attendibili per capire meglio come funziona il percorso che porta a diventare maestro yoga, come quelle fornite dalla Federazione Italiana Yoga e dallo Y.A.N.I. (Yoga Associazione Nazionale Insegnanti), ma anche dalla Scuola di Formazione Sadhana del Maestro Carlos Fiel , e dalla Scuola di Formazione del Maestro Antonio Nuzzo.

Altre cose da sapere

Il maestro di yoga è diventato negli ultimi anni una figura di riferimento a livello sociale, questo a causa dell’ampio bagaglio che si trova ad acquisire durante il suo percorso che è prima di tutto una strada di vita: non si nasce insegnanti di yoga, lo si diventa tramite una ricerca e una crescita costante e molto personale.

Il background di ognuno, la sua stessa storia è diversa e si presta a essere integrata in maniera ogni volta differente grazie all’apertura mentale, fisica e spirituale dello yoga.

Tra le specializzazioni più apprezzate ci sono ayurveda, agopuntura, meditazione, tecniche di rilassamento e respirazione. È possibile insegnare sia presso centri yoga e palestre, sia come liberi professionisti, in collaborazione con persone, aziende e organizzazioni.

Conclusioni

Abbiamo visto quanto la figura del maestro di yoga risulti complessa. Il raggiungimento di tale “condizione” andrebbe visto sempre come un punto di partenza e mai di arrivo, essendo un percorso che prima di tutto si fa per sé stessi e con sé stessi, condividendolo con gli altri nell’ottica di una ricerca del benessere e della felicità.

La cosa straordinaria è quella di porsi sempre e comunque come allievi e non come maestri: restando curiosi e appassionati restiamo aperti e accoglienti di fronte al mare di tutte le possibilità che la vita ci offre.

I MECCANISMI DELLA MENTE – meditazioni analitiche per conoscere se stessi

I MECCANISMI DELLA MENTE

Meditazioni analitiche per conoscere se stessi

Questa nuova serie di incontri su “I meccanismi della mente” ha lo scopo di investigare e meditare sui meccanismi della mente.  Questo primo incontro prenderà come oggetto il modo in cui la mente crea una procedura mentale per identificare la felicità e l’infelicità attraverso il piacevole e lo spiacevole.  La comprensione di questo meccanismo sarà il punto in cui la nostra analisi e la pratica della meditazione ci permetterà di uscire da una trappola che ci imprigiona da sempre.
L’incontro prevede alcune spiegazioni, lo spazio dedicato a qualche meditazione e domande sul tema ed una breve pausa di 15 minuti.