Breve descrizione volta ad esaudire i piccoli quesiti su cosa sia la meditazione analitica.
Quando parliamo di meditazione ci si riferisce ad una pratica che è di beneficio alla mente.
Questo significa che esistono una infinità di meditazioni che, con metodi diversi, si connettono con la parte interna di noi stessi; familiarizzandosi con questa entità si comincia a comprendere la sua esistenza e si svilupperà una modalità per ascoltare, comprendere, pacificare e beneficiare questa mente, quindi noi stessi e la nostra vita.
Oltre all’importanza della corretta postura, la partenza di ogni meditazione inizia nell’assumere un atteggiamento di ascolto e osservazione, fondamentale è l’attenzione al respiro ed una respirazione che dovrà sempre essere il punto di riferimento in cui si torna dopo la distrazione involontaria, ed il punto di ripartenza.
Sulla tecnica dell’attenzione al respiro è basata la meditazione di consapevolezza, ovvero si diviene consapevoli della nostra attenzione/distrazione, comprendendo correttamente che la mente possiede l’attitudine alla libera divagazione sul presente, ci si addestra al riportare la nostra attenzione ogni volta che ce se ne accorge, quindi sorgerà la vigilanza sui pensieri e sulle distrazioni che ne derivano. Questo continuo esercizio che avviene durante la pratica diviene la meditazione stessa, affinando tale addestramento questa diverrà vantaggiosa anche lontani dal nostro cuscino di meditazione. Pian piano si diverrà più abili nel comprendere la distrazione e nel riportare la mente al presente, il vantaggio è quello di astenersi dal commettere azioni di corpo, parola e mente che danneggino noi stessi e gli altri.
I benefici della meditazione di consapevolezza, che in condizioni particolari verrà chiamata anche “vipassana”, sono molto apprezzabili: si accrescerà la presenza mentale, si diverrà più riflessivi e pazienti, sarà inoltre uno strumento che diminuirà lo stress e le preoccupazioni.
La meditazione analitica parte anch’essa dalla meditazione di consapevolezza, è necessario avere una buona pratica di quiete mentale per poter passare dall’una all’altra, senza presenza mentale non esiste meditazione analitica; per questo motivo non è possibile valutare come migliore o peggiore l’una o l’altra.
Per alcune persone è sconsiglia bile la pratica della meditazione analitica perché potrebbe essere fonte di eccessiva concettualizzazione o affaticamento mentale, per altri versi la meditazione di consapevolezza per alcune persone potrebbe invece accrescere stati depressivi o di affossamento della propria personalità.
Fondamentalmente la meditazione analitica è suddivisa in tre stadi: ascolto/osservazione, riflessione/analisi e meditazione di consolidamento.
Ascolto/osservazione: verrà creato il cosiddetto “Oggetto di meditazione”, ovvero un concetto, una afflizione, una condizione e così via, che verrà tenuta a lungo come punto di riferimento grazie alla capacità di tenere ferma la mente sull’oggetto, lo si scruterà sotto molteplici punti di vista fino ad avere un quadro completo della sua entità.
Terminata una paziente ed esauriente osservazione si passerà all’analisi di quell’oggetto, ciò significa riflettere correttamente sui suoi aspetti, valutarne correttamente pregi e difetti, vantaggi e svantaggi attraverso la nostra intelligenza. Questo è un passaggio molto importante perché metterà a nudo le qualità, positive o negative, dell’oggetto in questione, significa soffermarsi sugli errori che commette la mente nella valutazione, correggere la distorsione mentale, vedere in profondità il concetto, la sua entità e smascherarne le apparenze. Questo processo avviene all’inizio in modo grossolano, ma in seguito diverrà sempre più sottile, è un’analisi spietata e chiara di concetti più o meno difficili da comprendere. Per questo motivo è necessaria le presenza e la guida di chi conosce bene l’oggetto da analizzare, una persona che conosce il percorso corretto di approfondimento al fine di non cadere in false elaborazione che ci porterebbero lontani dalla verità.
Terminata questa analisi si passa alla meditazione vera e propria, questa è la parte in cui si richiede un grande impegno di presenza ed equilibrio mentale, è questa la fase in cui tutto il lavoro svolto nell’elaborazione e riflessione produce il suo beneficio. La mente senza distrazioni acquisisce l’oggetto meditato portandolo nella memoria/consapevolezza, se questo avviene correttamente, non perderemo più la verità ultima di quell’oggetto, ogni volta che nella vita ci si parerà davanti sapremo riconoscerlo correttamente. Se si riconoscerà nell’afflizione, come per esempio l’attaccamento o la rabbia, lo svantaggio che esso porta e lo si reputerà idoneo ad essere abbandonato, con l’andare del tempo diventerà sempre più facile non aderire a stati afflitti di comportamento che producono infelicità e insoddisfazione. Il processo di acquisizione di queste concezioni è molto lento, bisogna comprendere che la mente fatica ad abbandonare abitudini radicate da chissà quanto tempo, la pigrizia e lo scetticismo sono l’ostacolo più potente all’abbandono delle nostre false convinzione, mentre l’amore e lo sforzo gioioso sono il sostegno principale della meditazione analitica.
Inutile dire che la costanza nella pratica di qualsiasi disciplina è la base del successo di qualsiasi tipo di meditazione. I consigli dei maestri sono quelli di non aspettarsi niente di speciale, ma semplicemente di avere fiducia nella pratica. Inoltre è importante abbinare alla pratica individuale delle sessioni di meditazione di gruppo con una guida esperta, ma la cosa migliore che possiamo fare è quella di prendere parte ad un ritiro di almeno quattro giorni, è li che si apre il fiore della pratica meditativa, si impara a meditare e si avverte la forza del gruppo e della pratica. Senza meditazione in gruppo e senza ritiri saremo fragili fuscelli al vento e prima o poi le ali della meditazione si stancheranno e lasceremo la pratica perdendola facilmente.
Con amore,
Tashi