Immagino che abbiate già scelto la vostra stanza o un angolo della vostra casa per appartarvi da tutto il resto e dedicarvi così un po’ a voi stessi.

Avete già steso il vostro tappetino, posto al centro il vostro cuscino e siete seduti, la schiena è diritta, le spalle sono morbide e aperte, il vostro viso è rilassato, le palpebre dolcemente abbassate.

La vostra mente, in questo momento, sarà forse ancora agitata, straripante di tutte le notizie della giornata, dei commenti, dalle preoccupazioni dai pensieri derivanti dalla noia e dalla riluttanza, dalla mancanza di libertà a cui ci sottopone  il periodo che stiamo attraversando.

Dobbiamo essere gentili con questa mente, così poco educata, cosi tanto bisognosa della nostra attenzione , lasciatele  il tempo necessario affinché si possa allentare la fitta rete dei pensieri, qualsiasi sia la loro natura, la loro importanza, lasciateli andare.

Iniziate a rivolgere l’attenzione al vostro respiro e permettetevi di restarvi in contatto , l’aria che entra, l’aria che  esce attraverso le narici,  la freschezza dell’aria che entra , il tepore dell’aria che esce, lasciamo che il movimento del respiro assuma poco alla volta un ritmo  del tutto spontaneo, fluido, senza scosse, senza interruzioni. Quel fluire lento, silenzioso eppure così penetrante dell’acqua che scorre e che levigando le rocce, le rende lisce e brillanti, purificandole da ogni impurità.

Cosi, poco alla volta , tutto vi appare  più soffuso e al contempo più chiaro, i rumori esterni più distanti, il vociare dei vostri pensieri più smorzato, il volume stesso del vostro respiro più  silenzioso.

Appare così, poco per volta, solo la voglia di restare.

Allora, l’esperienza che si affaccia è quella che esista qualcosa di diverso dalla nostra mente, un’attività neutra in grado semplicemente di osservare ciò che accade per quello che è; e la comprensione che segue è che forse noi non siamo la nostra mente come invece abbiamo sempre creduto che fosse.  Ed anche se non si può impedire alla mente di pensare, nella nuda osservazione, iniziamo ad intravedere l’affacciarsi di una pausa , sempre più ampia , tra un pensiero e l’altro.

Mantenete il contatto con il vostro respiro, mantenete la presa, non stancatevi, la vostra mente verrà rapita dall’attenzione al vostro respiro, non può più dirigersi altrove.

Ora andate ad incontrare il silenzio, la dimensione del vostro silenzio,

Abbiamo sempre difficoltà a contattare questo spazio, che consideriamo sempre poco vitale e per questo ne abbiamo sempre un po’ paura.

Facciamo sempre un po’ di tutto per cercare di riempire questo spazio, ci riempiamo di impegni, di attività, di parole, pur di distrarci senza  comprendere veramente  che è proprio in questo spazio che possiamo incontrarci, confrontarci e trovare le risposte.

Allora siamo qui, seduti, ognuno nella sua stanza, sul nostro cuscino con l’intento di lasciare andare l’affollarsi dei nostri pensieri e andare ad incontrare quello spazio pieno, vitale, creativo che è la dimensione stessa del nostro silenzio.

E quella stanza dove abbiamo scelto di incontrare noi stessi, che  simbolicamente , rappresenta lo spazio della nostra mente, di cui noi siamo i custodi,  possiamo scegliere a chi consentire di entrare e a chi vietare l’accesso, quali pensieri, sentimenti accogliere e quali lasciare andare per  rendere migliore la nostra vita .

Concludo prendendo  a prestito una frase di Chandra Livia Candiani tratta dal suo libro “ Il silenzio è cosa viva”:

“Al silenzio si torna , come ad un luogo conosciuto da tutti, da sempre. Una stanza in cui si fa silenzio è un luogo in cui si impara ad accorgersi di quel che c’è già, a non trascurarlo, a non averne paura, a inoltrarsi, con fiducia nel non conosciuto. La stanza aiuta, è sempre li , uguale , una sera siamo disperati, un’altra contenti , ci diciamo che va bene ci diciamo che va male , la stanza sta. Cosi nel silenzio, senza nessuna presentazione, noi ci riveliamo tutti interi con i nostri veri nomi, generi, provenienze, lavori, amori, con i segni che tutto questo lascia in noi, con i segni che siamo”.

E aggiungo io: quando si medita non c’è niente da dimostrare, nessun livello da raggiungere, ognuno sta con quello che è e con ciò che ha.

Buona pratica