YOGA E SCIENZA: punti d’incontro | Yoga Time Livorno

YOGA E SCIENZA: punti d’incontro

In questo momento epocale stiamo vivendo “l’attimo” un attimo che sembra eterno ma sempre un attimo o meglio un susseguirsi di attimi che danno luogo e scandiscono il nostro incedere in questa vita. La consapevolezza che ogni attimo della nostra vita non è mai fisso ma può modificarsi e trasformarsi rappresenta la nostra più grande possibilità.

Il nostro cervello è stato da sempre oggetto di studio da parte di scienziati, fisici e molti altri e lo è tutt’ ora. Attualmente, grazie agli studi e alle scoperte in campo neuroscientifico sappiamo che il cervello è una struttura molto complessa ma anche molto dinamica e quindi in continuo cambiamento. Il cervello respira e la plasticità neuronale che ne deriva permette ai nostri neuroni di dialogare e comunicare fra di loro nel modo più ampio possibile. La plasticità neuronale va ad influenzare la chimica cerebrale che va a sua volta a rinforzare o ad attenuare la massa dei pensieri. Ne deriva la necessità di correggere i pensieri, le emozioni negative per non rischiare che vadano a trasmettersi a tutte le cellule neuronali, pena la mancanza di tranquillità’.
Se pensiamo ad un neurone come ad un’entità piena di coscienza questa sarebbe in grado di contattare e influenzare tutti gli altri neuroni .

Ricordando che i Kosha rappresentano la teoria su cui si applica lo “Yogaterapia”. La comprensione ormai assodata di quanto ogni corpo (kosha) influenzi l’altro e di come si influenzino reciprocamente ci rimanda a considerare la persona nella sua necessaria totalità: come in uno strumento affinché esca un bel suono armonico è necessario che tutte le corde siano ben armonizzate fra di loro così i diversi piani del nostro essere devono essere altrettanto ben equilibrati.

Anche la psiconeuroimmunobiologia, oggi, si occupa proprio di questo, armonizzare le diverse parti affinché l’individuo trovi l’equilibrio e la salute.
Così non esiste nello yoga uno stile, bensì una modalità ABYASA: l’unica che ci consenta di rendere veramente efficace e trasformativa la nostra pratica attraverso un impegno costante e appassionato.

Da momenti di una tesi di Elisabetta Fedeli