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I forti legami tra yoga e discipline olistiche: la medicina ayurvedica

I forti legami tra yoga e discipline olistiche: la medicina ayurvedica

Parlando di connessione tra yoga e discipline olistiche, parliamo dell’ayurveda. Il suo significato letterale è scienza della vita ed è una medicina vedica antichissima che si interfaccia e si integra sapientemente con la disciplina dello yoga.

Alla pari dello yoga, l’ayurveda si pone l’intento di promuovere e mantenere nell’individuo l’equilibrio di mente e corpo e di tornare a riunire ciò che la mente, ma anche una medicina ancora troppo specialistica, tende a separare.

L’ayurveda si preoccupa, ancora prima di curare, di prevenire la salute e la longevità di un organismo considerato nella sua interezza.

Nella consapevolezza che quando una parte del corpo si ammala questa comunica a tutto il resto del corpo il proprio stato di malessere, appare chiaro che il recupero della salute non si può ottenere semplicemente tramite la soppressione o la medicalizzazione del solo disturbo. Deve necessariamente guardare a tutte le stratificazioni che riguardano la persona e che nello yoga sono rappresentate  dai cinque kosha. 

Un’arte e una scienza ritagliata sulla persona

Differentemente dalla medicina tradizionale che tende a  sopprimere il sintomo per liberare il corpo dalla patologia la medicina ayurvedica si muove attraverso una accurata indagine visiva e conoscitiva  della persona allo scopo di indagare la radice dello squilibrio psico fisico scatenante la malattia.

Il medico ayurvedico sottoporrà la persona ad un’attenta indagine: partendo da un’analisi visiva  della qualità della pelle  in quanto alla  luminosità al turgore ed alla espressività facciale, lo stato delle unghie in quanto alla presenza delle striature e alla lunetta che se ben evidenziata tende a sottolineare un buono  stato oppure una carenza di salute.

Indagherà poi  sulle abitudini quotidiane relativamente all’igiene del sonno, al modo di alimentarsi, alla preferenza dei sapori, alla tipologia e  alla stagionalità degli alimenti;  alla predisposizione o meno all’attività fisica oppure alla letargia. Indagherà sulle condizioni energetiche e delle pulsioni vitali della persona attraverso la lettura del polso e della tossicità con l’analisi della lingua.

Il dosha principale di ogni persona

Solo al termine di una accurata  indagine il medico sarà in grado di classificare la persona in base al suo dosha principale ovvero alla sua costituzione, ritagliando su di essa  l’alimentazione più opportuna composta da ingredienti ma anche dei sapori in grado da stimolare, detossinare  e riequilibrare  dall’interno gli organi corrispondenti.

Come per la disciplina dello yoga la purificazione del corpo e dei canali energetici– nadi-  è di fondamentale importanza.

Questa antica scienza vedica terrà infatti di gran conto la necessità di adottare delle pratiche di pulizia sia interne che esterne, allo scopo di predisporre l’organismo alla migliore efficacia dei rimedi prescritti e facilitare così i processi di riparazione necessari.

Un organismo sufficientemente detossinato grazie  alla  migliore  libertà delle articolazioni e complessivamente ad una struttura muscolo scheletrica più mobile  consentirà alla persona  di trarre una maggiore soddisfazione anche  dalla pratica delle asana,  con una ricaduta importante sulla sensazione di benessere tanto  fisico quanto mentale.

La purificazione attraverso Shatkarma e meditazione

Parimenti l’attitudine yogica è quella di aiutare a purificare se stessi attraverso le tecniche di shatkarma e di  meditazione per portare gioia nella propria vita.

Nell’ayurveda così come nella scienza dello yoga si tende a parlare di mancanza di equilibrio determinato fra le aree della persona piuttosto che di malattia e di persona piuttosto che di malato.

Salute = santità : sebbene poco considerato, l’aspetto spirituale è molto importante se non determinante nel processo di guarigione.  La società oggi mette a disposizione una quantità di mezzi per modificare l’ambiente esterno alimentando nelle persone l’illusione di poter migliorare la propria vita ed essere più felici, attraverso la loro soddisfazione.  Il pericolo è quello di rendere l’equilibrio più fragile e di impoverire la propria resilienza.

Lo yoga e per la sua parte la medicina ayurvedica, procedono invece in modo contrario, preoccupandosi di ripulirsi dagli eccessi e dal superfluo  per arrivare a  potenziare le nostre risorse interne.

Continuare a praticare on line oppure tornare in presenza in una scuola di yoga

Continuare a praticare on line oppure tornare in presenza in una scuola di yoga. I come e i perché

Praticare yoga on line, senza recarsi in una scuola di yoga, è stata finora una preziosa opportunità che ha permesso a tutti noi, allievi e insegnanti, di poterci sostenere vicendevolmente durante un periodo di distanziamento molto difficile. Nella comodità delle nostre case ci ha garantito un margine importante di sicurezza e di tranquillità.

Ma nella vita, fortunatamente le circostanze si modificano, anche quelle più difficili e dolorose. Anche la situazione attuale, seppur con le dovute precauzioni, ci consente di riprendere in mano la nostra vita, dando voce nuovamente ai nostri desideri.

La chiusura in se stessi causata dal Covid

È ormai pensiero diffuso da molti psicologi e studiosi della mente che il lungo periodo di chiusura legato al lockdown e alla paura di una eventuale recrudescenza del contagio abbia generato in molte persone l’attitudine ad un consolidato istinto alla chiusura in se stesse o comunque nell’ambito ristretto del proprio nucleo familiare.

Una tendenza questa che può avere giustamente un suo perché nelle situazioni di emergenza e di necessità, ma che dovrebbe anche esaurirsi progressivamente con l’esaurirsi delle situazioni di allerta.

Al di là di questa considerazione la situazione attuale andrebbe considerata ed esplorata in seno ad un fenomeno ben più ampio e che sta ormai interessando da qualche tempo la nostra società: la trasformazione della modalità di comunicazione.

La chiusura relazionale

Purtroppo l’esplosione dei social ha incrementato e sta ancora peggiorando questa tendenza alla chiusura relazionale: le persone ormai si relazionano molto più attraverso questi canali, piuttosto che di persona. La comunicazione e lo scambio assumono il più delle volte un carattere polemico e comunque poco empatico e solidale.

Anche i messaggi WhatsApp stanno soppiantando sempre più lo scambio magari telefonico. Ci fanno dimenticare che anche il tono della voce ha la sua importanza per una qualità relazionale fatta di ascolto e partecipazione.

Osserviamoci: non ci si sfiora più. La spontaneità del sorriso nell’incontro ha lasciato il posto alla ritrosia, e ad una distanza che tende a diventare non più solo fisica ma anche pericolosamente emozionale.

Perché dovremmo tornare a praticare in una scuola di yoga

Senza voler demonizzare tout court la tecnologia e i suoi strumenti che si sono rivelati straordinari in certe situazioni, come il poter praticare yoga da casa.

Il pericolo è quello di soprassedere a questo “status quo” considerandolo come una normalità per la nostra vita, perché più comodo e sicuro magari alimentato un pò anche dalla nostra pigrizia.

Noi siamo animali sociali e uno dei fondamenti per il nostro benessere è quello di relazionarsi con l’altro e farlo nel modo più vero e spontaneo e diretto possibile

Tornare a praticare in una scuola di yoga, ora che possiamo finalmente farlo, non è solo utile a praticare in modo corretto seguendo dal vivo i suggerimenti dell’insegnante, ma è soprattutto un allenamento per riappropriarci della socialità e dello scambio interrotti per così tanto tempo.

Lo yoga mette l’accento sull’importanza della relazione, dell’apertura di cuore, sulla generosità, la compassione. Si tratta di sentimenti che appagano chi li prova, migliorano la vita a chi li riceve e rendono l’esistenza preziosa e degna di essere vissuta.

Viviamo in un mondo essenzialmente fatto di parole e con il linguaggio tendiamo spesso a dare spiegazione ad ogni cosa che ci accade persino alle nostre emozioni. Lo yoga ci invita invece ad aprirci all’oceano di sensibilità e di sensazioni che è già dentro di noi e praticare yoga da casa non potrà mai sopperire completamente a tutto questo.

Tornare gradualmente alla normalità

Questo non vuole essere un invito alla non prudenza, ma anzi al ricercare sempre un punto di equilibrio fra la paura, la necessaria attenzione e la libertà. La pratica di yoga ci aiuta a mantenere questa attenzione costante ed equilibrata in tutte le fasi della vita.

Una cosa utile, potrebbe essere quella di alternare le pratiche on line con quelle in una scuola di yoga in modo da rendere soft l’impatto del rientro per il prossimo settembre

Naturalmente la prima cosa da fare è trovare una scuola di yoga che garantisca la pratica in presenza in assoluta sicurezza e serenità. Spazi ampi, sanificati e ventilati, presenze rigorosamente contingentate e tutto quanto occorra allo scopo di una frequentazione in piena serenità. Oppure, le pratiche outdoor che possono comunque garantire la necessaria socialità.

Come orientarsi nello yoga. Imparare a sviluppare una buona Sadhana quotidiana

Come orientarsi nello yoga. Imparare a sviluppare una buona Sadhana quotidiana

Yoga sadhana sta ad indicare qualcosa in più della semplice pratica di Asana che viene svolta sul tappetino una o due volte la settimana in un centro di yoga.

Spesso si dà per scontato che basti praticare un corso per due volte la settimana per un certo periodo di tempo per raggiungere dei risultati concreti e non si riconosce, invece, la necessità di sviluppare una buona Sadhana quotidiana.

La nostra società, il nostro mondo così come oggi lo vediamo ha un gran bisogno di ritrovare il senso della spiritualità e una buona sadhana quotidiana, vista come l’insieme di tutte le pratiche, i rituali e delle austerità cui attingere con regolarità e concentrazione è la strada per ottenere moksha – la liberazione.

Sadhana: intento, continuità, finalità

Ogni giorno lo yoga ma anche le varie fasi della nostra vita richiedono una buona sadhana personale. Nell’ambito dello studio, del lavoro, della famiglia, qualsiasi obiettivo vogliamo raggiungere necessità di un allenamento, di un intento chiaro, costante e finalizzato al raggiungimento dello scopo prefisso.

Oggi si fa un gran parlare di yoga e si tessono intorno a questa parola spesso accessori allettanti quanto superflui per la crescita personale e per coloro che da semplici praticanti si prefiggono appunto di diventare dei sadhaka, ovvero degli aspiranti spirituali.

Sui social troviamo una quantità di video e di immagini raffiguranti le posizioni più complesse ed atletiche e l’importanza che viene data all’esercizio fisico prende spesso il sopravvento su tutto il resto.

Stare bene con il nostro corpo è molto importante, e allenarlo sapientemente restituisce una capacità di contatto e di intimità personale necessarie alla nostra esistenza. Anche nello yoga l’esercizio fisico può regalarci un senso di grande benessere se inserito all’interno di una buona sadhana che, in modo costante e progressivo lo renda trasformativo e di beneficio in modo più duraturo per il corpo, per la mente, per la vita.

Ad ogni personalità il suo tipo di yoga

Adotteremo il tipo di yoga o di pratica lasciandoci guidare dalla nostra sensibilità, dalle nostre naturali inclinazioni: potremmo aver bisogno di orientare il nostro impegno verso una pratica più meditativa oppure ritualistica, come potremo sentire la necessità di un lavoro in grado di rendere il corpo meno spigoloso e la mente più aperta, ma anche di adottare una alimentazione più idonea, e infine tutte queste cose insieme a sostegno della nostra crescita.

Durante un corso di yoga, in realtà prendiamo consapevolezza di chi siamo e acquisiamo i mezzi che servono per sviluppare quella conoscenza di sé che chiamiamo atman – anima – per poi far partire da lì anche le azioni e i comportamenti della nostra quotidianità.

Importante infatti è non dimenticare che lo yoga non è avulso dalla vita e quello che siamo e incontriamo sul nostro tappetino, con pregi e difetti, lo portiamo anche nel mondo così com’è. Sviluppare una buona sadhana personale offre la possibilità di incontrare le emozioni disturbanti di trasformarle e rendere così più felici noi stessi e le persone intorno a noi.

Una buona sadhana personale alla fine è un obiettivo da perseguire da chiunque, a prescindere dall’essere o meno praticanti o insegnanti di yoga. Un obiettivo che per essere efficace presuppone però impegno e dedizione.

Anche la preghiera, alla stregua della recitazione di un mantra, per una persona credente rappresenta una buona sadhana, un sostegno cui fare riferimento per la vita, ma solo se praticata con continuità e convinzione.

L’importanza della pace

Il risultato cui mirare per il nostro bene e per il bene degli altri attraverso la sadhana personale? Generare sentimenti di pace.

La pace non è qualcosa che accade ma va conquistata e durante la sadhana il lavoro sulle polarità è fondamentale: incontrare la nostra rabbia, la nostra paura il nostro scontento e indirizzare i nostri pensieri verso le polarità opposte è un allenamento intenso, sicuramente difficile ma importantissimo.

Un piccolo grande seme che possiamo piantare per la pace nostra e del mondo.

Quindi? Incontriamoci sul tappetino!

Porta nella tua vita il benessere dello yoga. Guida alle posizioni fondamentali per avere subito un approccio corretto.

Porta nella tua vita il benessere dello yoga. Guida alle posizioni fondamentali per avere subito un approccio corretto

La recente condizione pandemica appena attraversata e non ancora del tutto conclusa ci ha portato a considerare, e in molti casi anche in modo piuttosto imperativo, l’importanza di portare nella vita il benessere dello yoga per contrastare gli effetti fisici, ma anche e soprattutto emotivi legati ad un lungo periodo di chiusura e di disagio relazionale.

Inutile ricordare quanto per ogni individuo costituito di corpo, psiche e spirito, la salute rappresenti la logica conseguenza di un funzionamento armonico di queste tre componenti.

Non a caso anche in campo medico scientifico si inizia a rivolgere una sempre maggiore attenzione anche alla sfera emotiva della persona e alle  possibili conseguenze esercitate anche a livello biologico e funzionale dal peso delle  emozioni negative ed inespresse.

Come ritrovare l’equilibrio con le mosse di yoga

La malattia, secondo lo lo yoga, non è da imputare  soltanto al mal funzionamento di un  organo, bensì alla rottura di  equilibrio  che ha determinato l’origine di quel determinato disturbo.

A ben vedere lo yoga propone alla persona una guida alle posizioni fondamentali per avere subito un approccio corretto ma soprattutto per risvegliare nell’organismo la sua capacità implicita ad autorigenerarsi  e a ritrovare così l’equilibrio perduto.

Attraverso le mosse di yoga durante lo svolgimento della  pratica è possibile accorgersi della modalità di approccio spesso scorretta usata nel rivolgere l’attenzione al corpo. Modificandola ci  apriamo al grande dono di questa disciplina: portare nella vita il benessere dello yoga.

Un benessere che deve essere necessariamente a 360 gradi se vogliamo considerarci in equilibrio e in buona salute.

La strategia dello yoga

L’approccio corretto  consiste, alla fine, nella comprensione profonda che la strategia dello yoga va dal centro verso la periferia abbracciando interamente la struttura psicofisica della persona, nessuna esclusa.  Allo stesso modo le mosse di yoga, cosiddette posizioni fondamentali, così come lo yoga per la schiena non si preoccupano solo di risolvere un disturbo come appunto un mal di schiena ricorrente,  ma andranno a mettere in luce  le cause  spesso psico attitudinali che lo hanno provocato.

Un’indagine di  yoga posturale terrà conto sicuramente dell’assetto muscolo scheletrico della persona senza dimenticare però di osservare la persona nella sua totalità di insieme e di espressività, cercando di cogliere le cause che possono aver determinato certe disarmonie, come ad esempio situazioni di forte stress per poi  indirizzare la pratica nel modo più corretto ed efficace possibile.

La grande risorsa dello yoga infatti è insegnare a tenere in  considerazione anche l’aspetto psicosomatico di un disturbo espresso a livello fisico e magari non risolto dalle terapie più tradizionali, permettendo così di prendere distanza da una spesso eccessiva auto-medicalizzazione.

Come valutare le controindicazioni dello yoga. Gli errori da evitare, le posizioni più indicate

Come valutare le controindicazioni dello yoga. Gli errori da evitare, le posizioni più indicate.

È bene ricordare che una pratica, se sapientemente condotta da un insegnante esperto ed attento, non dovrebbe comportare alcun tipo di controindicazioni per chi la pratica.

La pratica dello yoga si pone da sempre come obiettivo il benessere delle persone. Tuttavia, come per tutte le attività e le terapie, occorre valutare la presenza nello yoga di controindicazioni, al fine di limitare al massimo gli effetti non desiderati.

In primis non nuocere

Si tratta di un assunto da tenere sempre presente quando rivolgiamo la nostra attenzione alle persone, sia che si tratti di un principiante, che di un praticante più esperto.

Nella strategia dello yoga è importante rispettare l’individualità di ogni persona. Ogni persona non ha solo un corpo, ma una storia personale e un bagaglio fatto di emozioni e di ricordi e resistenze, che si traducono spesso in chiusure e contrazioni strutturali a volte in modo molto profondo.

Allo stesso modo nello yoga le controindicazioni, al di là di quelle più grossolanamente generiche, vanno valutate sulla scorta della struttura della singola persona, in modo da adattare la pratica alle sue specifiche necessità.

Per questo, rispetto alla ginnastica, lo yoga ritiene consigliabile partire il più possibile da un’indagine conoscitiva e visiva da parte dell’insegnante.

Ho sempre pensato che il ruolo di un insegnante sia principalmente quello di accompagnare la persona ad ascoltare il corpo, entrando in contatto con i limiti e le chiusure espresse in modo non conflittuale, ma attraverso una relazione gentile ed amichevole.

Cambiare il modo di relazionarsi col corpo sarà il miglior modo per comprendere nello yoga benefici e controindicazioni.

Posizioni raccomandate e da evitare

Lo yoga ci offre un vasto corollario di asana da insegnare e da praticare.

Nell’immaginario collettivo di molti praticanti, assumere sirsasana – la posizione sulla testa – rappresenta quanto di meglio si possa ottenere dalla pratica. A prescindere da quanto asserito dalle varie correnti di pensiero, alcune delle quali mettono in guardia dalle controindicazioni di questa posizione, è bene ricordare che la posizione sulla testa, insieme alle posizioni di equilibrio più complesse, non sono certamente fra quelle più indicate da proporre a dei principianti e per i quali esistono delle asana intermedie in grado di apportare gli stessi benefici.

Allo stesso tempo anche assumere posizioni apparentemente più semplici, ma non sufficientemente preparate e adeguatamente controbilanciate sono da considerare errori fondamentali da evitare.

Solo a titolo di esempio, prendere una posizione come halasana – aratro- senza una attenta preparazione del tratto cervicale può rappresentare una superficialità nella dinamica della pratica che può dare luogo a non pochi problemi.

Anche l’esecuzione di alcuni esercizi di pranayama andrà correttamente modulata in modo da non provocare effetti e sensazioni sgradevoli quali ad esempio una eccessiva iperventilazione.

Mezzi di regolazione interni ed esterni

Sthira sukha asanam: solo quando una posizione viene mantenuta in modo stabile e comodo sarà possibile rivolgere l’attenzione all’interno. Ascoltare il corpo, acquietando la mente ci rende attenti alle sue necessità reali mettendoci così al riparo anche da eventuali infortuni.

Il praticante, dietro il suggerimento opportuno dell’insegnante, potrà far uso di strumenti e di piccoli accorgimenti allo scopo di assumere le posizioni senza sforzo e di poterle poi mantenere in modo assolutamente confortevole.

Fra i mezzi regolatori esterni si raccomanda l’uso di blocchi, cinghie e cuscini.

Alcune posizioni come marjariasana o posizione del gatto – può avere come controindicazione nelle persone meno esperte la dolenzia dell’articolazione dei polsi, causa di una distribuzione eccessiva del peso sulle mani: il suggerimento di piegare i gomiti per portare gli avambracci a terra rappresenta un mezzo di regolazione interno per ottimizzare piacevolmente l’esecuzione del movimento.

Controindicazioni yoga in gravidanza

Un’attenta valutazione nello yoga delle controindicazioni deve essere esercitata e approfondita soprattutto in alcuni tipologie di pratica, come ad esempio lo yoga in gravidanza.

In questo caso affidarsi alle indicazioni di un insegnante preferibilmente formata con apposito percorso sulle tecniche di yoga prenatale, è un aspetto sicuramente importante legato alla necessità di suggerire le posizioni più indicate e soprattutto di renderle progressivamente adattabili alle varie fasi della gestazione.