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Occorre ri–orientarsi verso la tradizione. Parte seconda. HATHA YOGA

Occorre ri-orientarsi verso la tradizione. Parte seconda. HATHA YOGA

Prima di parlare dell’Hatha Yoga, protagonista di questo articolo, diciamo che l’universo dello Yoga è molto ampio ed è costituito da varie forme, ognuna delle quali ha radici antichissime e profonde. Attualmente, in Occidente esiste la cattiva abitudine di adattare lo Yoga  alla richiesta di un pubblico sempre più esigente. Sono nate così delle “tipologie di Yoga” che non hanno niente a che vedere con questa antichissima e nobile disciplina.

Parlo di ginnastiche che non si basano su nessuna delle dottrine e delle peculiarità che sono state accuratamente tramandate nei secoli. Vengono semplicemente utilizzate le posizioni proposte, spogliandole di ogni loro ricchezza simbolica ed energetica, ignorando le caratteristiche fondamentali dello Yoga. Questa a mio avviso è una mancanza di rispetto imperdonabile. È come un sopruso nei riguardi di una dottrina che si vede privata di tutte le sue potenzialità.

Analizzando le varie forme di Yoga che sono arrivate a noi grazie a testi antichi, che hanno codificato le loro caratteristiche, possiamo subito accorgerci come esse sono strettamente in relazione tra di loro. Ognuna ha bisogno dell’altra per completarsi e determinare un percorso stabile e progressivo che ci porta al fine ultimo.

Hatha Yoga

Hatha Yoga letteralmente significa  “Yoga dello sforzo” e quindi implica un elemento di forza ed energia. Tale sforzo, può essere identificato come l’intenzione di eseguire e mantenere le varie posizioni che lo rappresentano, ma anche come la forte determinazione a eseguire la pratica con costanza per raggiungere uno stato di meditazione profonda.

Certamente la componente fisica è fondamentale in questa forma di Yoga. Tuttavia, non dobbiamo fare l’errore di identificarla con una semplice ginnastica. Sono molteplici gli elementi che compongono questa disciplina e ognuno rappresenta una parte integrante che non deve essere trascurata.

In Occidente è stato erroneamente identificato con una “super ginnastica” che ha il fine di ottenere un’ottima forma fisica. Non è mia intenzione smentire questa credenza. In, effetti le posizioni e le pratiche che la compongono aiutano a conseguire uno stato di salute fisico. Ma non è questo il suo fine. In realtà, il corpo è uno dei tanti strumenti utilizzati da questa disciplina per raggiungere l’unione tra il microcosmo individuale e il macrocosmo universale. Quindi forse “Unione” è la parola che più la identifica, infatti il termine yoga letteralmente significa “soggiogare”, “unire” appunto.

Unione tra il corpo e la mente, unione con l’universo, unione dell’inspiro e dell’espiro, per raggiungere uno stato di non dualità e di perfetto raccoglimento (Samadhi).

Gli elementi fondamentali

Shatkarma, i sei atti di purificazione, utilizzati per eliminare le impurità dall’organismo. Ad esempio “Nati” è la pulizia del naso e “Kapalabati” la respirazione addominale rapida;

  1. Asana, sono le posizioni, spesso accompagnate da contrazioni  (Bhanda)
  2. Pratyahara, che consiste nel ritiro dei sensi dagli oggetti esterni verso l’interno.
  3. Mudra, che sono dei gesti eseguiti con le mani o con il corpo.
  4. Pranayama, cioè il controllo del respiro.
  5. Dharana, che rappresenta lo stato di concentrazione ininterrotta su un punto.
  6. Dhyana: La meditazione.
  7. Samadhi, che è uno stato di profonda concentrazione, in cui l’oggetto pensato e colui che pensa svaniscono.

Hatha Yoga: punti di incontro con le altre forme di Yoga

L’Hatha Yoga pur avendo una sua morfologia definita, presenta dei punti di incontro con altre forme. Alcune contrazioni, come quella anale e quella addominale, hanno la capacità di risvegliare l’energia vitale, creando un collegamento con Kundalini Yoga.

Per quanto riguarda il Raja Yoga, esso ha una stretta connessione con lo Hatha Yoga. Si può senza dubbio affermare che non è possibile comprenderne uno senza la comprensione dell’altro. Lo Yoga regale può essere definito come il coronamento spirituale al quale si arriva con la pratica dello Yoga. Questa forma è stata tramandata, come le altre, verbalmente, ma è stata poi codificata da Patanjali che l’ha sintetizzata in 94 aforismi detti sutra.

Essa si basa sul concetto che l’universo è costituito da due entità fondamentali, Purusa e Prakrti. Questi coesistono uno accanto all’altro, senza mai miscelarsi. Il termine Purusa ha il significato di uomo in tutte le sue accezioni, il  principio vitale, l’anima, colui che è testimone di ogni cosa. La Prakrti, invece rappresenta la natura, costituisce tutto ciò che ci circonda, dalla materia che forma le stelle e i pianeti, a quella che forma il corpo di ogni creatura, fino alla sottilissima essenza che costituisce la psiche. Tutto è Prakrti, anche ciò che è stato creato prima.

Patanjali riassume e organizza questa forma di Yoga ed espone tecniche di meditazione già utilizzate volte a sopprimere l’attività mentale. Come viene spiegato nel secondo sutra : YOGA CITTA VRTTI NIRODHA” cioè “ lo Yoga è la soppressione delle modificazioni (interferenze) della mente. Questo silenzio della mente, e la mancanza di ogni distrazione permettono il sorgere della coscienza di sé. Ogni forma di yoga ha questo fine supremo.

Approfondiamo il significato dello Hatha Yoga

Ritornando all’etimologia della parola Hatha, abbiamo detto che contiene il significato di sforzo, e infatti questa dottrina è imbevuta del concetto di forza. Basta pensare alla tensione dinamica presente, sia nelle asana, che nelle contrazioni esercitate in determinati punti del corpo, il suo fine non è semplicemente fisico. Essa mira all’ottenimento di un equilibrio interno e all’ eliminazione delle distrazioni che vengono dal mondo esterno (Samsara).

Lo Hatha Yoga si basa sul concetto che oltre ad un corpo concreto, fisico, tangibile che nasce, cresce, invecchia e muore esiste anche un corpo “sottile” invisibile, intangibile nel quale circola l’energia vitale.

Prana e Apana

Ogni essere vive grazie al prana, soffio vitale che viene inspirato dalle narici e si propaga nel corpo raggiungendo anche quello sottile. Tale soffio non ha una forma unica. Infatti, esiste il prana in senso stretto, che è l’energia ascendente e corrisponde all’inspiro e alla deglutizione, esso risiede nel cuore. L’Apana,  invece rappresenta l’energia discendente, si manifesta nell’espiro e nelle funzioni escretive, esso risiede nell’ano.

Udana, Samana e Vyana

L’Udana è  l’energia che fluisce nel corpo, dirigendosi verso l’alto e raggiungendo la testa. È collocato nella gola. Il Samana è, invece il soffio medio, centrale che governa la temperatura del corpo e regola le funzioni digestive e assimilative. Si può dire che il suo fine sia quello di distribuire il nutrimento in tutto il corpo. Infine, il Vyana viene chiamato soffio “PERVADENTE” e ha la funzione di consentire la diffusione dell’aria in tutto l’organismo. Esso gestisce la circolazione sanguigna e l’attività di alcuni organi interni.

L’atto respiratorio nell’Hatha Yoga

L’atto respiratorio acquisisce una valenza più ampia ed è determinante in questa dottrina, il soffio vitale accade in ogni istante, qualsiasi sia la posizione del nostro corpo, inspiro ed espiro si susseguono in modo istintivo, naturale e vengono utilizzati per eseguire le chiusure o contrazioni ( Bandha), per conseguire la concentrazione, per purificare e nutrire il nostro corpo, per liberarlo dal samsara ( realtà mondana, mondo materiale).

Il sistema attraverso il quale il prana circola nel corpo è rappresentato da un insieme di canali detti “Nadi” , si tratta di organi tubolari; nel nostro corpo ne esistono molti, circa  72.000, ma noi ci soffermiamo sulle tre più importanti  :

  • “Susumna” è il canale principale che nasce nel primo chakra muladhara il quale si trova nella zona sacro coccigea e perineale, da li si innalza fino alla sommità della testa ed è situata approssimativamente lungo la spina dorsale. Questa nadi rappresenta l’asse che unisce la terra al cielo.
  • Ida e Pingala sono le altre due nadi che nascono tra Il Perineo e l’ano si intrecciano intorno a sushumna per 5 volte, all’altezza dei 5 chakra e terminano nelle narici. Pingala inizia alla destra di Susumna e sbocca nella narice destra. Rappresenta il principio maschile e surya il sole, del quale ha la brillantezza, l’energia, il calore. Ida parte alla sinistra di Susumna e sbocca nella narice sinistra, rappresenta il principio femminile e chandra, la luna.

Sole e luna, maschile e femminile, rappresentano le fondamenta di questo tipo di yoga. Ha è uno dei nomi di surya, il sole e Tha Indica chandra, la luna, quindi Hatha è  l’unificazione tra luna e sole,il flusso di Ida e quello di pingala.

Il prana nel suo percorso attraversa i 7 chakra

La parola chakra significa ruota, cerchio si tratta di centri di energia, i primi sei sono collocati lungo la colonna vertebrale, il settimo si trova sulla sommità della testa.

Abbiamo già parlato di muladhara, primo chakra nel quale nasce Susumna. In questa zona risiede l’energia kundalini, sotto forma di un serpente avvolto in tre spire e mezza. La sua testa occlude l’apertura inferiore di sushumna: essa rappresenta l’energia creatrice, impegnata nell’attività della creazione, una energia che però è latente, profonda, incontrollata.

Riuscire a governarla e farla innalzare lungo sushumna conferisce beatitudine. Il suo risveglio mette a disposizione del praticante quella forza e quell’energia presenti in ogni essere vivente e fonte di ogni potenzialità. Si può ottenere il risveglio di kundalini con numerose tecniche presenti nella pratica dello yoga, ad esempio con l’arresto del respiro a polmoni vuoti o pieni ( kumbhaka).

Il secondo chakra si chiama svadistana ed è situato alla base degli organi genitali. Subito  dopo troviamo manipura chakra collocato sul plesso solare, all’altezza della colonna lombare. Anahatha è il quarto chakra che si estende nella zona toracica all’altezza del cuore. Continuiamo il nostro percorso di scoperta, raggiungendo il visuddha chakra che è collocato nella zona della gola, per poi arrivare a ayna, chakra del potere illimitato situato in mezzo alle sopracciglia. Infine, arriviamo a sahasrara che come una corona cinge la sommità della testa.

Cosa sono i chakra?

Si può dire che i chakra rappresentano le tappe dell energia kundalini. Il praticante, attraverso varie tecniche, gran parte delle quali sono contenute nella pratica dello hatha yoga, riesce a risvegliare l’energia kundalini facendola risalire lungo la nadi sushumna. Essa attraversa i 7 chakra fino a raggiungere sahasrara che rappresenta l’assoluto, in esso kundalini si identifica con l’energia cosmica. Nel loto dai mille petali (sahasrara chakra), risiede amrita il nettare che conferisce salute e vitalità, esso però viene consumato dal fuoco che risiede nel terzo chakra, manipura, per questo hanno molta importanza le posizioni invertite, che impediscono la caduta del nettare. L’ amrita si riferisce ad un liquore sacro prodotto dalla spremitura e filtrazione di erbe le cui proprietà sono eccezionali e che veniva utilizzato nei riti vedici.

Le posizioni dell’Hatha Yoga

Analizziamo alcune posizioni, tenendo conto che ognuna deve rispettare il corpo di colui che la esegue. Quindi non devono esserci tensioni o forzature. La forza e l’intento che dobbiamo mettere nelle posizioni mirano ad una esecuzione che rispetti il nostro corpo e che ci permetta di mantenere l’attenzione sul respiro e sull’istante presente.

Kurmasana

Posizione della tartaruga. Seduti con le gambe distese in avanti e ben divaricate, inspirando si flettono e si sollevano le ginocchia. Espirando si piega il busto in avanti, si infilano sotto le ginocchia le braccia spingendo fino all’altezza delle spalle e si tendono in fuori lateralmente. Si inspira di nuovo ed espirando si distendono lentamente le gambe. Questa posizione rende forte ed elastico tutto il corpo, allunga i muscoli e tendini delle gambe, distende la colonna vertebrale, stimola l’intestino, migliora la digestione. Sviluppa la capacità di ritrarre i sensi dall’ambiente esterno, calma e riposa la mente al pari di un lungo sonno ristoratore.

 

Pascimottanasana

Posizione dello stiramento posteriore. È una delle posizioni più classiche raccomandata da tutte le scuole. Nell’esecuzione completa le gambe sono tese, dobbiamo allungarci in avanti fino ad afferrare i piedi e appoggiare la fronte sulle ginocchia. Tutto questo va fatto con molta cautela e senza forzature. Per evitare tensioni nella regione lombare è necessario iniziare l’allungamento dalla parte inferiore del tronco, cioè avvicinando alle gambe il bacino, invece di curvare il dorso e le spalle. Dobbiamo perfezionare la posizione pazientemente nel corso del tempo, senza piegarci in avanti con sforzo o tirare con le mani afferrando le caviglie o i piedi. Per i principianti è possibile appoggiare le mani sulle ginocchia e rilassare tutta la parte posteriore del corpo lasciando che la forza di gravità perfezioni l’allungamento. Questa posizione esercita un vero e proprio massaggio sui nervi spinali, vengono tonificati tutti i visceri dell’addome portando benefici alla digestione e alle funzioni intestinali.

 

Padmasana

Posizione del loto. Seduti, gambe unite e distese, si piega la gamba destra tenendo abbassato il ginocchio, che deve essere a contatto con il pavimento.  Si afferra quindi il piede destro e lo si porta sulla coscia sinistra. Si piega anche la gamba sinistra si afferra il piede e si porta sulla coscia destra. Entrambi hanno le piante rivolte in alto. Le mani sono raccolte in grembo oppure posate sulle ginocchia. Si può anche eseguire la posizione con le gambe invertite. Il loto è  un simbolo di purezza e di elevazione spirituale poiché cresce incontaminato al di sopra delle acque fangose.

Padmasana agisce soprattutto sulle articolazioni dell’anca, del ginocchio, della caviglia e della spina dorsale. Questa asana e un’ottima prevenzione delle deviazioni della colonna vertebrale dovute a un errata postura, inoltre si crea una tonificazione addominale.

 

Viparita Karani

Il termine significa atto del capovolgersi. Si tratta di una mudra in cui viene rallentata la caduta dell’amrta e quindi viene preservato il potenziale vitale. Sdraiati a terra, con le braccia lungo i fianchi, si sollevano le gambe. Poi facendo leva con le braccia contro il pavimento si solleva il bacino, si appoggia le mani sul bacino sostenendo il corpo con le braccia. Il busto non è verticale rispetto al pavimento ma è inclinato di circa 40°. La posizione è benefica anche a livello fisico, infatti migliora la circolazione nel bacino e negli atti inferiori. Cura le vene varicose, emorroidi, disfunzioni renali e il diabete.

 

Ustrasana

Posizione del cammello. In ginocchio, gambe e piedi poco distanti, il dorso del piede a contatto con il pavimento, si abbassa il bacino in modo da mettersi a sedere sui talloni. Poi, si afferrano con le mani i talloni stessi, tenendo i pollici all’esterno. In inspirazione si distendono le braccia e si solleva il bacino. Quindi, si inarca decisamente la schiena, l’addome viene spinto in avanti e verso l’alto. Si contrae i glutei e si inarca il collo rovesciando la testa all’indietro. Questa posizione agisce soprattutto sulla zona lombare e corregge le deviazioni della colonna vertebrale dovute a difetti posturali. A causa del forte stiramento addominale si crea una azione su tutti i visceri dell’apparato digerente che vengono stimolati e tonificati. Inoltre favorisce l’equilibrio mentale, sviluppa la sicurezza e aumenta la resistenza allo stress.

Articolo scritto da Valentina Pallini, insegnante di Hatha Yoga, yoga prenatale, yoga per bambini presso il Centro Yoga Time – Spazio per la cura del sé di Livorno.

 

 

 

 

Esistono veramente le cosiddette tipologie di yoga? Occorre ri-orientarsi verso la tradizione. Parte prima. RAJA YOGA.

Esistono veramente le cosiddette tipologie di yoga? Occorre ri-orientarsi verso la tradizione.

Parte prima. RAJA YOGA.

 

Attualmente il panorama delle tipologie di  yoga che viene messo a disposizione è talmente vasto che per un neofita può diventare davvero difficile riuscire ad orientarsi. Questo è dovuto anche al fatto che lo yoga nel suo prestare il fianco alla ginnastica e al mondo del fitness ha generato notevole confusione e contraddizioni; assistiamo così ad un proliferare delle  cosiddette “tipologie di yoga” di ogni genere e gusto che non fanno altro che aprire la strada ad un percorso spesso opposto a quello della consapevolezza.

Per tornare ad orientarsi nel modo giusto, è necessario fare un passo indietro: abbandonare fiocchi e merletti  e tornare a restituire allo yoga ciò che di diritto appartiene allo yoga soltanto, lasciando andare tutto il resto.

L’intento del nostro Centro, come quello di molti altri, è quello di cercare di mantenere gli insegnamenti proposti ancorati il più possibile ad uno yoga della Tradizione, cercando di promuovere una pratica dove il lavoro sul corpo rappresenti il punto di partenza e di confronto per la realizzazione di uno stato di pienezza, di benessere e di gioia.

Non si può trovare uno stato di gioia interiore solo sviluppando una parte della nostra struttura o dedicandoci solo ad un ambito della nostra vita, occorre ben altro, e anche la pratica di asana e pranayama, alla fine, non sono lo scopo finale nello yoga ma ne costituiscono il fertilizzante idoneo e necessario a creare un terreno favorevole al contatto con una dimensione profonda dell’essere.

Alcuni autori tendono a separare la pratica dell’hatha yoga da quella del Raja in realtà l’obbiettivo cui si rivolgono è comune: l’espansione della coscienza.

Questo tipo di yoga definito come Raja lo troviamo indicato già da Svatarama nella Hatha Yoga Papridika come l’applicazione degli Yoga Sutra di Patanjali : unopera di una modernità assoluta in quanto costruita attorno ad una capacità di visione che appartiene essenzialmente alla vita: una visione in grado di ritornare chiara e diretta  solo nel momento in cui liberandoci  dal laccio pesante delle nostre abitudini e delle nostre identificazioni ci permettiamo di tornare a riconoscere le cose e noi stessi per quello che realmente sono.

Tuttavia la pratica formale proposta con asana, pranayama e mudra è necessaria e imprescindibile perché ci offre la possibilità di indagare il rapporto che abbiamo con la nostra fisicità, con il respiro e con le dinamiche mentali prima di rivolgerci agli aspetti più sottili della pratica e della nostra esistenza.

Il percorso dello yoga è un processo di trasformazione e chi ne intraprende il percorso diventa, che lo voglia o meno, automaticamente protagonista e responsabile in primis verso se stesso e poi verso gli altri.

Siamo tutti anelli di un’unica grande catena: essere responsabili di noi stessi, delle nostre parole, delle nostre azioni significa assumersi eticamente e fattivamente, la responsabilità anche per l’altro e per il tessuto sociale di cui facciamo parte. In questo la sapienza yoga ci indica la strada e ci fornisce anche gli strumenti: noi sappiamo bene quanto quei precetti ed astinenze conosciuti come Yama e Nyama,   indicateci da Patanjali nella sua opera, rappresentino quel faro di conoscenza utile a rischiarare la strada della nostra esistenza.

Il Raja Yoga o yoga regale, così come lo troviamo descritto negli yoga sutra di Patanjali, ci insegna come la pratica sia il luogo dove poterci conoscere e trasformare nell’esperienza di quell’essere autentico non-duale che originariamente siamo. Grazie a questo tipo di yoga diventiamo testimoni diretti di quanto il corpo non sia più da una parte e la mente dall’altra, così come lo yoga non è una cosa e la vita un’altra cosa.

Raja yoga ci permette di disciplinare e riportare equilibrio fra tutti i diversi piani dell’essere rendendoci in grado di intraprendere la strada verso l’obbiettivo ultimo, il Samadhi. Crescendo nella pratica del Raja yoga impariamo a comprendere la maggiore importanza dell’attitudine interiore rispetto a quella che solitamente diamo alla forma fisica e, cosa ancora più importante, ci consentiamo di uscire dalla confusione generata dalla nostra  mente riguardo a chi riteniamo di essere o all’idea che ci siamo fatti su di noi  rispetto a chi realmente siamo.

“L’acquietamento della mente può avvenire quando si stabilisce una relazione diretta fra l’attività mentale e la percezione della realtà così com’è “ Y.S. I,34.

Così la pratica inizia a renderci liberi: possiamo imparare ad abitare ogni asana, scavalcando l’aspettativa della fisicità e della perfezione estetica e ritrovare così la nostra Autenticità e completezza.

 “Il controllo dell’asana avviene quando ogni sforzo cessa e la mente viene assorbita dall’infinito” Y.S.2,47

Gli asana non hanno infatti niente a che vedere con ciò che il corpo è o non è in grado di fare, piuttosto hanno a che fare con la capacità di sviluppare consapevolezza e sensibilità. Nel praticare l’asana con un atteggiamento non violento ma di agio, di osservazione ed ascolto qualunque sia la realtà che incontriamo, senza preoccuparci di come appare e senza giudizio, il corpo diventerà allora la nostra possibilità più grande per evolvere, con semplicità, al di là della stessa corporeità, oltrepassando le parole e le concettualizzazioni.

Praticare Raja yoga significa restituire tempo alla nostra pratica ma anche alla nostra vita. La mente è sempre molto più veloce del corpo ed ha necessità di essere rieducata con toni calmi e scanditi da un ritmo diverso da quello a cui siamo di soliti abituati, ha necessità di essere educata a “stare”. Allora quando la mente resta e anche il corpo sta in ciò che può mantenere ecco che l’onda respiratoria compare e si allarga lasciando emergere, un po’ alla volta, tutta la nostra interiorità. Sarà solo questa rivoluzione del piano mentale a consentire l’accesso verso un più ambito percorso spirituale.

Parlando di Raja Yoga non si può non rendere omaggio a Gèrard Blitz :

“Raja Yoga è lo Yoga di ogni istante. Lo yoga della relazione con gli altri, con sé stessi  e con tutti gli avvenimenti della vita. L’Hatha Yoga prepara il Raja Yoga. Quando la nostra mente è centrata – dunque il contrario di dispersa – lo stato di yoga diviene percepibile. Non è questo un percorso che ci porta a sentirci superiori agli altri. Conduce piuttosto ad una rinuncia. La rinuncia porta all’aprirsi del nostro cuore, donando la capacità di vivere.”

COSA SONO VERAMENTE LE TECNICHE DI RESPIRAZIONE PRANAYAMA

COSA SONO VERAMENTE LE TECNICHE DI RESPIRAZIONE PRANAYAMA

ESEMPI DI ESERCIZI RESPIRATORI PROPEDEUTICI LA MEDITAZIONE

Scienza e yoga sono ormai concordi nel ritenere che per vivere con pienezza e in salute la nostra vita sia necessario tendere, prima di tutto, ad uno stato di equilibrio interno e interiore. Per lo yoga, in particolare, l’auspicato stato  di quiete e di pace può essere indotto attraverso la padronanza del respiro.

Di questa evidenza erano già ben consapevoli tradizioni millenarie, basta pensare agli Yogasutra di Patanjali (II, 49).  Lì l’obiettivo del Pranayama è, in primo luogo, l’eliminazione delle impurità dalla mente a

l fine di renderla più lucida e concentrata. Oppure pensiamo ai versi di Swatmarana Yoginidra (XIX sec.) con i quali  nella sua opera Hathayogapradipika troviamo illustrate diverse tecniche di Pranayama.

Tutti i principali testi classici dello yoga trattano di questo tema fondamentale e dimostrano come attraverso l’azione respiratoria sia possibile regolare molte funzioni vitali e, al contempo, accedere ad esperienze così sottili e profonde tali da aiutarci a scivolare naturalmente nella meditazione.

RESPIRAZIONE PRANAYAMA PER CONTROLLARE IL RESPIRO

Del resto se allo yoga togliamo il respiro, e l’azione energetica del respiro, cosa resta? Quel che resta della nostra pratica altro non è che un gesto ripetitivo e meccanico, un’azione che attiva i nostri processi mentali e dove finiamo per perdere “il senso” di ciò che stiamo facendo. In questo modo la ricerca che dovrebbe sostenere un buon praticante di yoga viene meno e con essa si spegne l’interesse e l’entusiasmo.

Al pranayama viene dato, comunemente  il significato di controllo del respiro, ma nella sua accezione più ampia va considerato come “soffio vitale”. Non ci soffermiamo mai abbastanza a considerare l’importanza dell’azione energetica del respiro.  Infatti parlare di respiro è lo stesso che parlare di energia, ovvero di quel flusso ritmico e continuo che ha come porta di ingresso le narici per poi circolare al interno distribuendo nutrimento a tutte le parti e i sistemi del corpo.

Una buona respirazione è quindi responsabile della corretta distribuzione del prana  ed è anche responsabile della qualità e dell’efficienza delle funzioni vitali dell’organismo: il disarmonico flusso del prana genera squilibrio, malessere anche mentale e, a lungo andare,  può dar luogo a  patologie metaboliche importanti.

 

 

ENERGIA VITALE E RESPIRAZIONE

L’energia vitale assunta attraverso la respirazione è la forma di nutrimento, esistente in natura, più preziosa : possiamo restare un certo numero di giorni senza mangiare, un po meno senza bere, ma senza respirare – manomayakosha– il nostro corpo fatto di materia cessa ogni sua funzione vitale all’incirca dopo solo 7 minuti.

Acquisire una respirazione ampia e nello stesso tempo sottile e silenziosa grazie alle tecniche di respirazione pranayama equivale a nutrire e corroborare il nostro sistema psicofisico in modo da renderci lucidi, attivi e vitali e perché no, anche più felici.

Gli insegnanti di yoga devono poter educare gli allievi a comprendere l’importanza di allenare il respiro, per orientare, modellare l’energia e con essa la coscienza. Il Pranayama, infatti per gli antichi yogi, viene associato da sempre alla ricerca spirituale, ma sappiamo anche che non può esserci spiritualità senza equilibrio. Un equilibrio che può essere raggiunto e mantenuto proprio grazie alla respirazione yoga.

Il lavoro con il respiro è un lavoro complesso e graduale, deve essere affrontato sempre in assenza di sforzo, rispondere ai principi di sthira sukha e guidato da un insegnante esperto.

TECNICHE DI PRANAYAMA: CONOSCERE L’AZIONE DELLA RESPIRAZIONE È FONDAMENTALE

Solo dopo aver compreso, grazie agli esercizi di respirazione yoga, l’azione meccanica e muscolare del movimento respiratorio nelle tre fasi – addominale- toracica-clavicolare, e dopo aver esperito la potenza dell’azione diaframmatica che fa da protagonista in tutto il processo della respirazione completa, possiamo rivolgere la nostra attenzione alle tecniche più sofisticate di pranayama per farci toccare dall’esperienza più sottile e più vitale del prana.

È facile chiedersi come mai, spesso, non viene data al respiro tutta l’attenzione che merita.

Comprendere  quanto l’ossigeno introdotto con ogni inalazione, sebbene assunto in modo diverso da altri nutrienti,  rappresenti  il carburante più importante e di pronto utilizzo per tutto  l’organismo, può fare la sua differenza:  il massaggio esoterico prodotto dal nostro respiro all’interno del corpo può allargare e trasformare la nostra coscienza rendendoci in grado di modificare anche le nostre abitudini.

Questa è un esperienza che possiamo fare grazie alle tecniche proposte dalla respirazione yoga  e del pranayama.

PERCHÉ È NECESSARIO TRASFORMARE IL NOSTRO RESPIRO IN UN ATTO CONSAPEVOLE?

Molte persone non si accorgono di respirare in modo insufficiente e superficiale e si precludono la possibilità di trarre tutto il vantaggio possibile dalla corrispondente azione energetica respiratoria.

La respirazione è l’unica funzione vegetativa autonoma che può essere modificata grazie alla nostra volontà e quindi gestita attraverso le tecniche specifiche di respirazione yoga.  Migliorare la qualità  dell’azione respiratoria, da un punto di vista fisiologico, significa migliorare l’affluenza dell’ossigeno verso i polmoni migliorando così l’elasticità degli alveoli polmonari, stabilizzare la pressione arteriosa, equilibrare il sistema nervoso ed endocrino, oltre che a purificare il corpo dalle tossine di scarto e rafforzare così la risposta immunitaria restituendo all’organismo la propria capacità di auto guarigione.

Non dobbiamo dimenticare l’influenza del respiro sullo stato mentale e sul corpo emozionale. Il respiro parla di noi, della nostra storia, dei nostri stati d’animo, traduce e, a volte,  tradisce le nostre emozioni,  e visto lo stretto legame fra respiro e emozioni, si può legittimamente affermare che, consapevoli o no, le nostre emozioni possono creare un’infinità di ritmi respiratori che a loro volta andranno ad esprimersi somaticamente attraverso il corpo.

TECNICHE DI PRANAYAMA PER LA MENTE

L’uso consapevole del respiro attraverso le tecniche di pranayama purifica profondamente la nostra mente e cambia il nostro modo di essere: liberandoci dalla reattività e dallo stress, può sostenerci nel trasformare stati emotivi disturbanti o condizioni fisiche spiacevoli,  per  ancorarci  ad uno stato di maggior serenità,  di equilibrio e di forza  nei confronti delle difficoltà della vita.

Per attraversare tutti gli impulsi e le sollecitazioni in cui  quotidianamente siamo immersi abbiamo necessità di coltivare una mente calma, stabile, concentrata e in grado di discernimento, in una parola una mente meditativa.

Conosciamo fin troppo bene quanto lo yoga attribuisca principalmente all’esercizio delle  pratiche respiratorie e del pranayama il fine di intervenire sullo stato mentale per predisporla alla meditazione.

SCIENZA E YOGA

Vediamo oggi come la scienza  stia sostenendo quello che già  secoli fa veniva divulgato da antiche discipline yogiche:  è sufficiente digitare le  parole di respiration – brain – meditation su  Pub Med – uno dei motori di ricerca scientifica più accreditati al mondo-  per comprendere quanto il mondo delle neuroscienze abbia ampiamente dimostrato il collegamento tra respiro e attività cerebrale corticale e quindi riconosciuto la necessità di perseverare in esercizi  respiratori propedeutici alla meditazione atti a mantenere un equilibrio psicofisiologico ottimale.

Inoltre, l’interesse  che la scienza ma anche la medicina più integrata sta rivolgendo al respiro  ha portato alla creazione di strumenti diagnostici basati sull’attività respiratoria, in grado di poter valutare lo stato di salute della persona.  In qualità di insegnante di yoga ma anche di biologa nutrizionista  il ricorso ad uno strumento prezioso come la pletismografia unitamente al bioimpedenziometro mi consente di effettuare  un check up molto più approfondito che tiene conto della funzionalità del sistema nervoso autonomo, come delle eventuali patologie a carattere infiammatorio cronico legate anche allo stress e di ritagliare così un piano di riequilibrio nutrizionale ed energetico ad hoc su ogni singola persona.

ESEMPI DI CICLI RESPIRATORI PROPEDEUTICI LA MEDITAZIONE

Prima di affrontare le tecniche di pranayama vere e proprie è necessario acquisire bene la respirazione completa o respirazione yogica.

Tutti gli esercizi di respirazione yoga  devono essere praticati in posizione seduta agevole e con la colonna vertebrale eretta in modo da consentire lo sviluppo armonico e senza interruzioni del respiro. Per fare esperienza della respirazione yoga completa, inizialmente, è utile invitare la persona ad appoggiare le mani alternativamente sull’addome, poi sulla parte toracica ed infine sulla zona clavicolare  in modo che possa  riconoscere l’azione respiratoria sulle diverse pareti del corpo, per poi imparare a gestire il movimento in un unico processo armonico.

La scienza del respiro che definiamo come pranayama, al di là dei suoi aspetti fisiologici, rappresenta uno strumento che ci permette l’abbandono delle tensioni e di espandere la consapevolezza, ma è anche una porta aperta all’immobilità e alla calma mentale.

NADI SHODHANA

Nadi shodhana – respirazione a narici alternate – nella sua versione più semplice, ovvero senza ritenzione di respiro rappresenta uno fra i numerosi  esempi di cicli respiratori propedeutici la meditazione più efficaci.

Nadi shodhana pranayama rappresenta infatti una sorta di purificazione psichica importante e quindi una tecnica da tenere sempre presente per allontanare lo stress, ridurre gli stati ansiogeni e contrastare i disturbi del sonno, tutti sintomi sempre più ricorrenti nella società odierna.

 

Articolo di Cinzia Buti Castellini – Biologa, erborista, nutrizionista, insegnante di yoga presso il Centro Yoga Time –  Spazio per la cura del sé di Livorno.

Esercizi di yoga semplici e divertenti per bambini da fare insieme ai genitori

Esercizi di yoga semplici e divertenti per bambini da fare insieme ai genitori. Per il sano sviluppo dei più piccoli

Oggi parliamo di posizioni yoga per bambini e del perché questa disciplina possa essere perfetta per loro. Lo Yoga è  una pratica esperienziale, aperta, che non conosce limiti, può essere applicata in ogni circostanza e  può essere svolta ad ogni età. Ci aiuta ad affrontare le diverse  esperienze della vita, le emozioni, le sensazioni e a riscoprire le nostre attitudini più vere. È necessario e auspicabile però, portare la pratica nel quotidiano, per sperimentare attimo dopo attimo l’applicazione e l’efficacia di tutti i suoi straordinari insegnamenti.

Con i bambini questo accade in modo del tutto naturale grazie al privilegio che hanno nel loro rapportarsi allo yoga. Cioè, in modo libero ed ancora totalmente incondizionato.

Le posizioni yoga per bambini proposte, infatti, stimolano la loro  fantasia e li aiutano ad affinare la loro innata sensibilità.  L’intento  dell’insegnante sarà quello di contribuire al sano sviluppo dei più piccoli,   aiutandoli a mantenere la loro naturale attitudine all’ascolto, al gioco e nello stesso tempo ad alimentare la loro istintuale curiosità e a mantenere il senso di  scoperta nei confronti della vita.

In realtà i bambini hanno già a disposizione tutte le risorse necessarie per portare avanti un processo di apprendimento che li potrà rendere adulti autonomi e  in grado di interagire  con le loro emozioni in modo equilibrato.

Le posizioni yoga per bambini, per stimolare l’intelligenza creativa

Non solo. In un’epoca dove l’interesse e l’utilizzo di strumenti e giochi informatici e tecnologici sta purtroppo prendendo sempre più piede  anche nella prima infanzia, la proposta di inserire esercizi di yoga per bambini nel loro percorso di crescita, contribuirà ad un sano sviluppo dei più piccoli  alimentando non solo la loro intelligenza cognitiva ma la ben più importante intelligenza creativa.

Il processo di crescita del bambino necessita di un grande rispetto e di tempi adeguati. In un’epoca come la nostra in cui tutto appare spesso come forzatamente accelerato, calarsi nel mondo libero e un po’ senza tempo dei più piccoli non è così scontato. Così può capitare che l’adulto o il genitore stesso, nel tentativo di proporre il suo punto di vista o la propria modalità di apprendimento, finisca, inconsapevolmente, per sottrarli al loro spazio più autentico ricco di fantasia e di gioiosità.

Per questi motivi trovo sempre interessante, proporre  questo tipo di esperienza insieme ai genitori. Si tratta di una  proposta che  può  così risultare molto educativa per entrambi. Il bambino può imparare a condividere lo spazio e il gioco con il genitore, a mostrargli le sue capacità, venirne gratificato e alimentare  così il suo senso di autostima.  Il genitore, dalla sua parte,  ha la possibilità di esplorare l’universo del bambino e grazie alla spontaneità del gioco condiviso, risvegliare quella sensibilità che, sebbene assopita , è sempre presente in un angolo della sua essenza.

Genitori e figli insieme grazie allo yoga

Lavorare con lo yoga, genitori e figli insieme, contribuirà a creare una diversa opportunità di scambio, di dialogo e di vicinanza affettiva, formulata su una più intensa e arricchente sensibilità e leggerezza. Essere un insegnante di yoga per bambini è un’esperienza fantastica e molto nutriente: noi adulti possiamo imparare davvero molto dai bambini e trarre vantaggio dal loro rapportarsi alla vita con una maggiore semplicità.

Ormai sono diversi anni che propongo classi di yoga per bambini, ma ogni volta, pur mantenendo il mio  ruolo e la mia vigilanza di insegnante, mi ritrovo calata nel loro mondo, rido,  gioco e quasi  divento  una di loro. Alla fine tutto diventa più rosa e più leggero.

Ogni anno nel periodo estivo organizzo dei campi estivi per bambini, in delle belle zone collinari, dove vengo  coadiuvata, anche, da una guida escursionista.

Sono esperienze fantastiche, che possono essere rivolte anche  a genitori e figli,  dando così  loro l’opportunità di condividere un tempo e uno spazio insieme, immersi nella rigogliosità della natura circostante.

Considero questi campi  estivi come dei momenti molto importanti perchè possono contribuire significativamente per il sano sviluppo dei più piccoli sotto tutti i punti di vista:  il contatto con la natura educa il bambino alla bellezza e quindi al necessario rispetto che  tanta bellezza richiede per essere preservata, alimentando in lui sentimenti  importanti quali la  gratitudine e la tenerezza. 

Gioco e Yoga

Le posizioni Yoga per bambini non differiscono da quelle per adulti, ma devono essere comunque esercizi semplici e divertenti in modo da  privilegiare comunque l’apprendimento attraverso il gioco.  Per questo l’insegnante cercherà di proporre posizioni alla portata di tutti a prescindere dalla loro flessibilità.  E’ importante  dare il tempo necessario ai bambini di eseguire una posizione. Dal momento che ogni bambino ha una sua costituzionalità e delle attitudini soggettive. Nel caso di un gruppo numeroso, dovremo prenderci il tempo necessario per osservare  e portare la nostra attenzione ad ognuno di loro e con la stessa sensibilità

Una volta accompagnati nella posizione, insegneremo loro con semplicità come mantenere l’asana ascoltando il loro respiro. Per stimolare la curiosità di qualche genitore a cimentarsi con i propri figli nella pratica attraverso esercizi yoga semplici e divertenti e sperimentarne così insieme gli effetti positivi,  ho pensato di rappresentare di seguito qualche  semplice posizione yoga per bambini  fra le più  rappresentative.

 

Posizioni ed esercizi Yoga per bambini

Una posizione Yoga molto amata è quella della tartaruga

Semplice da eseguire e da mantenere, è una posa che riproduce bene l’immagine dell’animaletto che desideriamo rappresentare.  In questa asana invitiamo  i bambini ad immaginare di avere un robusto guscio ( o carapace) che li protegge, proprio come se fossero una tartaruga, e nello stesso tempo,  a portare l’attenzione su le sensazioni di pace, rilassamento e lentezza che di solito questo animale esprime.

“ Immaginiamo di essere delle bellissime tartarughe, lente e rilassate, che portano con sé una casetta robusta che può proteggerle sempre, qualsiasi cosa accada.”

 

Un altro esercizio yoga semplice  e divertente per i bambini è la posizione della  lepre.

Posizione tra l’altro di grande successo tra i più piccoli.

I bambini la eseguono volentieri e provano simpatia per questo animale vivace, le sensazioni  che esprime  sono diverse da quelle precedenti, si tratta di allegria, agilità, movimento.

“Trasformiamoci in simpatiche lepri e immaginiamo di saltellare, lasciando ‘svolazzare’ le nostre lunghe orecchie e corriamo a nasconderci dietro ai cespugli”

 

La posizione della nuvola è molto divertente, ci porta sensazioni di leggerezza e libertà e esprime la capacità di volare in alto lasciandoci trasportare dalla fantasia.

“Ora siamo delle nuvole, grigie, bianche  o azzurre, siamo molto leggere e possiamo volare in alto e da lassù guardiamo il mondo che diventa piccolo : le case sono piccole, le strade, gli alberi e le montagne”

 

Per stimolare la fantasia dei più piccoli possiamo utilizzare la posizione del coccodrillo.

Posizione semplice da eseguire e divertente da inserire in una storia. Possiamo immaginare un coccodrillo feroce, spietato e temerario, oppure, rappresentarlo come un personaggio pigro, lento  e rilassato.

“Trasformiamoci in un coccodrillo che lento e guardingo attraversa il fiume a fior d’acqua e si avvicina alle sponde del fiume”.

 

L’albero è una asana classica e molto conosciuta, i bambini si divertono ad eseguirla perché fa parte delle posizioni in equilibrio :  E’ una posizione con un risvolto educativo molto importante, perché se da un lato allena il bambino a mettersi in gioco dimostrando l’abilità nel mantenerla, nello stesso tempo lo educherà ad incontrare il suo limite con indulgenza, senza arrabbiarsi ma ridendoci su, proprio  come in un gioco in a cui a volte capita di vincere e a volte di perdere.

“Immagino di essere un grande e forte albero, con le radici che affondano a terra, il tronco che sostiene e la chioma rigogliosa che si spinge verso il sole”.

 

Non può mancare la posizione del leone. Un animale che trasmette sensazioni di forza, potere e vigore, ma che nella nostra esecuzione andremo ad interpretare con uno spirito giocoso:  spalancando la bocca, tirando fuori la lingua, pronunciamo nell’espiro  una energica “A”  sviluppando una vibrazione potente che si propagherà ovunque.

“Il re della foresta si fa avanti e il suo ruggito si sente in ogni luogo!”

 

Concludiamo con la posizione del cigno. L’eleganza del cigno che rappresenta anche la saggezza,  nella sua esecuzione  si manifesta attraverso sensazioni di leggerezza e grazia.

“Come un cigno fluttuo nell’acqua e mi lascio trasportare dalla sua corrente”

 

Le posizioni possono essere proposte in sequenza, creando una danza fluida, oppure possiamo spiegarle e poi chiedere ai bambini di rappresentarle successivamente in modo da stimolare la loro immaginazione e la loro memoria.

Utilizzando i vari personaggi, possiamo anche creare una piccola storia, oppure, ancora meglio, proporre  ai piccoli allievi di inventarne una.

La condivisione con i genitori è molto importante e le posizioni yoga per bambini proposte possono essere eseguite facilmente anche dagli adulti che non hanno mai praticato yoga.

La cosa straordinaria è vedere come sovente  nella pratica proposta a genitori e figli saranno i bambini stessi  ad assumere il ruolo di insegnanti, a volte  spiegando  a volte correggendo  o aiutando il genitore nell’assumere la posizione  con totale leggerezza e divertimento.

Articolo di Valentina Pallini:  Insegnante di Hatha Yoga, Yoga Prenatale e Yoga per bambini presso il Centro Yoga Time – spazio per la cura del sé di Livorno.

I bambini possono fare Yoga, li aiuta a crescere meglio e a prendere confidenza con il loro corpo

Il bambino è un’anima pura, priva di condizionamenti, in lui vive una sensibilità primordiale, istintiva che con la crescita si assopisce fino a scomparire, nascondendosi in un angolo della nostra essenza.

Il bambino dell’età pre-scolare possiede già tutte le caratteristiche necessarie per un approccio naturale allo Yoga per bambini: ha già in se il senso del radicamento,perché il suo contatto con la terra è istintivo, ha già in se il senso della condivisione, perché ha voglia di scoprire e rapportarsi, ha già in se il senso dell’accogliere, perché non ha freni, non conosce limiti nella sua espressione della fantasia, inoltre ha un cuore aperto che gli permette di fare esperienza di ogni sensazione senza giudizio.

Essere privi di condizionamenti è un grande privilegio, un dono che è necessario sfruttare,  per non lasciare dissolvere questa innata, istintiva  consapevolezza. Possiamo dire che sono i bambini che dovrebbero insegnare a fare Yoga, perché hanno già in se, dal momento in cui nascono, tutte le caratteristiche e i presupposti necessari per praticare in modo corretto questa disciplina. La loro mente è aperta e sono privi di pensieri e preoccupazioni, se qualcosa li preoccupa sono capaci di lasciar andare tale preoccupazione in un istante, per tuffarsi con tutti loro stessi nel presente.

Il bambino non conosce passato o futuro, ma solo “ORA”, questo attimo, vuole viverlo e lo vivrà  totalmente senza freni e senza limiti. Alla domanda: come insegnare Yoga ai bambini? Io risponderei che loro fanno Yoga dal momento in cui nascono e se ci fermiamo a guardarli, mettendo i nostri occhi nei loro, il nostro sentire al pari del loro, capiremo quanto possono riuscire ad insegnarci; mille cose che abbiamo dimenticato, perché anche noi adulti eravamo bambini e avevamo questo sentire innato, istintivo dentro di noi, ma lo abbiamo accantonato, recluso in un angolo della nostra essenza, lasciandoci distrarre ed ammaliare da mille distrazioni inutili, crediamo che questo ci ha permesso di crescere, di maturare, di fare esperienza ma, in realtà abbiamo solo assopito i nostri sensi nell’illusione di vivere la realtà.

I bambini possono fare Yoga perché il loro modo istintivo di porsi nei confronti della vita è Yoga. Crescendo, i rumori, i condizionamenti, i pensieri…si sovrappongono coprendo queste sensazioni istintive, non riusciamo più ad ascoltarci, i nostri sensi si rivolgono all’esterno e trovano un mondo di  stimoli che attraggono l’attenzione, spingendoci altrove e respingendo la nostra essenza, a favore di una realtà materiale e illusoria. Lo yoga per bambini è un percorso importante e necessario per preservare queste abilità innate dei bambini; attraverso le sedute di Yoga teniamo viva in loro la connessione con l’interno, li aiutiamo a rimanere collegati con il sentire e con l’istante presente, a non essere distratti dai condizionamenti, ma portare avanti quella sensibilità interna che gli permette di vivere il mondo.

Il fine dell’insegnante nello Yoga per bambini è potenziare la sensibilità che già hanno utilizzando giochi che portano l’attenzione sul respiro, sul corpo, sulla fantasia, dargli la possibilità di esprimersi in modo naturale per crescere meglio rispettando la loro natura, con la consapevolezza che non c’è niente da cambiare in loro, è solo necessario prendere coscienza di questi strumenti che gli appartengono per utilizzarli nella vita, per maturare, crescere, vivere preservando il loro istinto. Lo Yoga per bambini diventa uno strumento per crescere in modo sano e naturale accrescendo le proprie capacità di attenzione ( e quindi di apprendimento) e la propria autostima.

Ho potuto verificare tutto questo in prima persona, crescendo i miei figli, che fin da piccoli ho coinvolto nelle pratiche di Yoga per Bambini,  scoprendo la loro grande attitudine e sensibilità; è  stata una occasione bellissima di crescita personale insieme a loro che mi ha reso consapevole di quanto sia necessario insegnare questa disciplina ai più piccoli.

Come insegnare Yoga ai bambini

Lo Yoga ci insegna numerose posizioni che hanno il fine di tenere in salute il nostro corpo fisico ma anche quello più  sottile, alcune sono più semplici, altre più complesse e impegnative; con lo Yoga per bambini utilizzeremo posizioni più facili, accompagnandole con nomi che attirano la loro attenzione (rana, coccodrillo, sirena, tartaruga…) in modo da rendere più semplice e divertente l’esecuzione. Utilizzeremo una modalità giocosa, stimolando la loro fantasia. Uno strumento molto utile nello Yoga per bambini è la narrazione: attraverso delle piccole storie diamo vita ai personaggi eseguendo le asana e muoviamo il nostro corpo rendendolo più elastico, sciolto e sensibile, il bambino esplorerà il mondo della fantasia ma anche il suo corpo con movimenti diversi e divertenti. Anche nello Yoga per bambini utilizzeremo lo strumento del respiro, fondamentale per il nostro percorso.  I bambini sanno già respirare in modo naturale, ma alcuni già da piccoli iniziano a bloccare il loro respiro, respirando solo con il torace ( come gran parte degli adulti fanno), quindi sarà  necessario aiutarli a portare consapevolezza nel respiro, verificando che sia ampio e coinvolga anche l’addome, il loro diaframma deve muoversi in modo libero. Per raggiungere questo fine sarà utile fare un semplice esercizio: facciamo appoggiare le loro mani sulla pancia e chiediamo loro di ascoltare il respiro sentendo l’addome espandersi quando l’aria entra e svuotarsi, quando esce, sentiranno la loro pancia come un palloncino che si gonfia e si sgonfia, faremo lo stesso con il torace per sentire il respiro anche in questo spazio. Così i bambini giocando, esplorando il loro corpo e la loro essenza, doneranno il nutrimento alla loro sensibilità innata e istintiva.

Infine, nello Yoga per bambini arriva il momento del rilassamento, li facciamo sdraiare supini oppure in un’altra posizione che sia comoda e li aiutiamo a rilassarsi: portiamo la loro attenzione nei vari punti del corpo per lasciarli abbandonare e utilizziamo delle visualizzazioni per mantenere la loro attenzione nell’istante presente, per loro sarà facile volare sulle ali della fantasia e accompagnati dal respiro fluttuare in  questo abbandono consapevole. Il modo migliore per insegnare Yoga ai bambini è provare a diventare un po’ bambini anche noi e ritrovare quella spontaneità che ci avvicina a loro, li mette a loro agio e crea uno scambio reciproco di sensazioni.

Per quanto riguarda lo Yoga per bambini più grandi (che frequentano la scuola elementare) utilizzeremo delle sequenze più complesse e strutturate, per impegnarli maggiormente con il corpo, scaricando le tensioni nel movimento e portandoli lentamente verso il rilassamento. Con loro possiamo introdurre delle semplici tecniche di pranayama (dinamica del respiro), e i mudra. Nella fascia di età dai 6 anni in su, sarebbe utile introdurre lo Yoga per bambini anche nello sport, per aiutarli a distendere la muscolatura e a eliminare le ansie relative alle prestazioni, durante le gare e le competizioni. In questo senso saranno utilizzate tecniche specifiche, che li rendono consapevoli di queste ansie per riuscire a scioglierle.

Lo Yoga per bambini e una bellissima occasione per scoprire il mondo dei più piccoli e accorgerci che rispecchia la nostra essenza più nascosta.

Articolo di Valentina Pallini – Insegnante di Hatha Yoga, Yoga Prenatale e Yoga per bambini presso il Centro Yoga Time – Spazio per la cura del sé (Livorno)