Categorized as: Yoga

Meditare con la Hatha Raja Yoga

 

Il Raja Yoga è incentrato sulla meditazione, la contemplazione e la concentrazione, lo Hatha Yoga, è incentrato sul controllo del respiro e della postura.

Quando si parla di Raja Yoga si fa riferimento alla forma originale della disciplina: è infatti quello che si trova descritto all’interno di un testo miliare quale lo Yoga Sutra del grande Maestro Patanjali.

La disciplina ha visto un revival importante nell’Ottocento grazie all’impegno che vi ha dedicato Swami Vivekananda, che lo ha reso una forma con caratteristiche a sé, attraverso un’innovativa corrente di pensiero.

Oggi vi portiamo alla scoperta del Raja Yoga, partendo dalle origini per arrivare fino ai giorni nostri.

Differenza tra Hatha Yoga e Raja Yoga

Il termine Raja Yoga può essere tradotto come “Yoga Regale”. Parliamo della tipologia più eccelsa, quella più alta e allo stesso tempo basilare.

Si differenzia di per sé dall’Hatha Yoga per via del fatto che quest’ultimo ha la peculiarità di focalizzarsi sul corpo fisico, a differenza proprio del Raja Yoga che invece si concentra sullo sviluppo mentale e spirituale della persona.

Come si può vedere un aspetto non esclude l’altro ed entrambi gli approcci possono essere integrati: ha quindi senso parlare di Hatha Raja Yoga. In questo modo si ha l’opportunità di conseguire un percorso completo e totale.

Possiamo dire, in sintesi, che l’Hatha Yoga è più dinamico e tonificante, con le sequenze di asana a preparare il corpo per vivere una vita felice e sana. Il Raja Yoga ha una maggiore profondità e dinamicità.

Sono due diverse facce della stessa medaglia e acquisiscono senso l’una attraverso l’altra. Da qui l’importanza di una pratica di Hatha Raja Yoga, che presenta tutti gli aspetti dell’uomo in maniera unilaterale e univoca.

Raja Yoga: l’attualizzazione di Swami Vivekananda

L’obiettivo, nel Raja Yoga, è quello di raggiungere uno stato di samadhi, ovvero di appagamento inteso come calma, leggerezza di spirito e pensiero, beatitudine.

Come abbiamo accennato all’inizio, colui che ha riportato a un vero e proprio revival della disciplina è un Maestro che è stato innovativo e molto importante: Swami Vivekananda.

Correva l’anno 1896 quando ha pubblicato un libro tanto piccolo quanto esaustivo, con delle riflessioni sullo yoga in termini generali.

Al suo interno un punto di vista che va alle origini, allo Yoga Sutra di Patanjali, su come raggiungere stati di benessere soprannaturali: il samadhi, appunto, in maniera da controllare la mente e da gestirla al meglio.

L’intento è di rimuovere quello che in Occidente potremmo chiamare il velo di Maja, in maniera tale da raggiungere una condizione di trascendenza totale.

Qualcosa di molto complesso per chi è nato in luoghi diversi dall’Oriente, complice la vita frenetica e la condizione non sempre facile in termini di contesto naturale che ci si trova a vivere.

Eppure, controllare, o meglio, gestire la mente è ancor più importante. Da qui l’attualità degli insegnamenti di Swami Vivekananda. Per liberarsi e scoprire la vera coscienza di sé e del mondo, con uno sguardo che parte introspettivo e spazia all’esterno.

Conclusioni: una pratica consapevole di Hatha Raja Yoga

L’Hatha Raja Yoga può essere praticata secondo molteplici livelli e gradi, adattandosi alla persona e al momento che si trova a vivere.

Al suo interno vi sono diversi stadi, per la precisione otto, e nulla vieta di tornare indietro per poi andare avanti in un percorso tanto intenso quanto proficuo. Fondamentale la condivisione della propria esperienza, con l’insegnante ed altri allievi.

Questo perché se da un lato vi è la riscoperta del silenzio e dell’attenuazione dell’ego, c’è anche un momento intenso di condivisione.

Yoga Dinamico: quando il movimento incontra la respirazione

Yoga dinamico: come praticarlo e quali sono i benefici. Un esempio di sequenza che vede movimenti e respirazione andare insieme, con armonia.

Lo Yoga Dinamico è l’ideale per chi è alla ricerca di una disciplina che porti uno spiccato benessere psicofisico ma che sia, come suggerisce la parola, dinamica, ovvero movimento puro.

Nella vita di tutti i giorni siamo soggetti a molteplici forme di stress. Un’attività che presenta un carattere più energico si rivela per molte persone indispensabile, dal momento che permette di dare voce all’accumulo di tensioni e proiettarle in maniera sana all’esterno.

Le lezioni di Yoga Dinamico consentono tutto questo, a fronte di tutti i benefici che caratterizzano la filosofia yogi fin dalla notte dei tempi, dove corpo, mente e spirito vanno di pari passo.

In questo articolo vi portiamo alla scoperta delle sequenze di yoga dinamico, la cui caratteristica principale vede asana piuttosto intensi correlati alla respirazione, in maniera divertente e persino creativa.

Yoga dinamico: cos’è e quali sono le sequenze

Lo Yoga Dinamico ha alla base la mescolanza tra due rami dello yoga: Vinyasa e Ashtanga. Le combinazioni motorie risultano fluide e hanno come guida il respiro, con il perfetto seguire di stati di inspiro ed espiro.

Il passaggio da un asana all’altro avviene con una sorta di leggerezza vigorosa, un atteggiamento che è tanto mentale quanto fisico.

Quante sequenze di Yoga Dinamico esistono? Si potrebbe dire infinite, dal momento che ogni insegnante può crearne di molteplici in maniera ogni volta originale, a seconda della classe che si trova a gestire e delle singole persone che ne fanno parte.

Come tutte le forme di yoga, infatti, anche quello dinamico presenta diversi livelli di difficoltà, da valutare a seconda dell’esperienza dei praticanti e della loro condizione in quel momento, così da ottimizzarne i benefici.

Pertanto, nulla vieta anche per quanti sono più esperti di alternare lezioni “soft” ad altre più complesse e intense. Questo perché lo yoga di per sé non è mai statico, ma è puro divenire, fluire e soprattutto ascolto.

I benefici delle lezioni di Yoga Dinamico

I vantaggi per chi decide di seguire questa particolare disciplina sono diversi e riguardano in primo luogo la postura, tenuta in asse in un modo piuttosto vigoroso e vivace ma altrettanto efficace rispetto a quanto accade negli stili più classici come l’Hatha Yoga.

Questo avviene sempre grazie al fatto ogni singolo passaggio viene guidato dalla respirazione. Inoltre, lo Yoga Dinamico consente di acquisire maggiore concentrazione, forza e resistenza, ma anche capacità mentali quali elasticità, versatilità, flessibilità.

È un eccellente brucia calorie ed è perfetto per quelle persone che desiderano sentire il proprio corpo pronto ad affrontare mille avventure, in quanto permette, attraverso un aumento della sudorazione, di eliminare una notevole quantità di tossine.

Anche il cuore si trova ad avere un’azione più forte, dal momento che il livello dei battiti risulta simile a quello di una lezione di aerobica.

Conclusioni sullo Yoga Dinamico

Lo Yoga Dinamico è una pratica che richiede una certa preparazione fisica e che necessita, non diversamente dalle altre forme della disciplina, di una certa costanza. È la forma più vicina a un’attività di fitness, rispetto alla quale consente di implementare i benefici per lo spirito e la mente.

 

Pilates e yoga: quali sono le similitudini e i benefici

Pilates e yoga: un confronto tra due discipline capaci di offrire molteplici benefici per la salute. Quali sono le similitudini e quali invece le differenze.

Chi si approccia per la prima volta al mondo del fitness cerca sempre di informarsi su tutte le possibili discipline a disposizione, così da scegliere quella che può fare maggiormente al caso proprio.

In questo contesto, è facile trovarsi di fronte al pilates e allo yoga, chiedendosi anche quali possono essere in realtà le differenze tra le due attività. Per chi non è molto esperto, infatti, il rischio è quello di confonderle e pensare che siano la stessa cosa.

Non è così, come si potrà intuire, ed è importante quindi conoscere quali sono le differenze e le similitudini di queste due pratiche, per poter valutare i benefici e scegliere ciò che può fare maggiormente al caso nostro.

Differenze tra yoga e pilates: discipline simili ma non troppo

Ciò che può facilmente portare a una confusione è il fatto che yoga e pilates vengono svolti entrambi a piedi nudi su un tappetino, con esercizi apparentemente simili.

Il loro obiettivo è inoltre quello di rafforzare il corpo e condurre verso un benessere generale, ma con modi estremamente diversi e un obiettivo altrettanto differente.

In particolare, lo yoga trova la sua nascita 5000 anni fa e ha come base l’elevazione spirituale, il benessere psicologico, usando il corpo come catalizzatore. L’obiettivo primario è il raggiungimento dell’equilibrio e dell’armonia, concentrando l’attenzione sul respiro e la consapevolezza di sé.

Dal punto di vista fisico, lo yoga si concentra sull’allungamento muscolare e sul migliorare la forza e l’equilibrio, coadiuvando il tutto a una profonda meditazione utile a ritrovare il contatto con il proprio corpo e la mente.

Il pilates, invece, è una disciplina più recente, sviluppata nel XX secolo. Si focalizza principalmente sul rafforzamento del core e la stabilizzazione della colonna vertebrale, con un approccio più dinamico, non integrando la parte meditativa e spirituale di cui è tipico lo yoga.

Quindi, benché possano sembrare simili nell’esecuzione e negli strumenti utilizzati, lo yoga è una pratica olistica che integra l’approccio fisico a quello spirituale e psicologico, mentre il pilates ha la sua attenzione concentrata sulla resistenza fisica e la salute della colonna vertebrale.

Yoga e pilates insieme: quali sono i benefici

Pilates e yoga sono quindi due attività diverse, ma che se unite ed eseguite in sinergia possono trovare moltissimi vantaggi significativi, soprattutto in caso di riabilitazione o qualora ci fosse bisogno di rafforzare il corpo.

Entrambe infatti enfatizzando la mobilità, il rafforzamento del core, la coordinazione e la postura, dimostrano efficacia nella percezione corporea e nella regolazione dell’attivazione muscolare.

Inoltre, tramite lo stretching vi è anche possibilità di lavorare sulla mobilità e la flessibilità, integrando perciò lo yoga e il pilates nella routine di allenamento per il miglioramento delle prestazioni sportive.

In conclusione

Sebbene yoga e pilates condividano esecuzione e tappetino, hanno in realtà alcune differenze nei fini: il primo, infatti, mira all’equilibrio e alla spiritualità attraverso il corpo, mentre il pilates si concentra su forza e stabilità spinali.

Tuttavia, combinare entrambe le pratiche offre notevoli benefici, potenziando il core, la mobilità e la postura, risultando preziose per riabilitazione e potenziamento corporeo.

Integrarle nella routine di allenamento può essere quindi di notevole aiuto per migliorare la percezione corporea e l’efficacia sportiva, oltre che ritrovare un totale benessere psicofisico.

Mudra di Vishnu: significato, riferimenti e miti

Il Vishnu Mudra è un gesto sacro o sigillo, svolge un ruolo vitale nella canalizzazione della forza vitale o del prana, che guida ogni essere vivente.

Per chi ha familiarità con la meditazione avrà sicuramente notato che durante la pratica si tende a far assumere alle mani una certa posizione. Il nome di questi gesti è mudra e hanno un’origine molto antica, con un valore che va ben oltre il semplice movimento.

Il termine “mudra” infatti significa letteralmente sigillo e rappresenta una pratica millenaria in grado di canalizzare l’equilibrio tra mente e corpo, attraverso l’energia che scorre nei nadi, ovvero i canali energetici.

In questo articolo parleremo nello specifico di quello derivante da Lord Vishnu, mudra della conoscenza, una delle divinità più importanti nella religione induista.

Cos’è il Vishnu mudra

Il Vishnu Mudra è un movimento sacro delle mani che rappresenta un atto di onore e connessione con l’energia universale, un simbolo che svolge un ruolo essenziale nel canale del prana, la forza vitale che permea ogni essere vivente.

È anche conosciuto come il “Gesto di equilibrio universale”, poiché contribuisce a stabilizzare mente, corpo e anima. Vi è una pratica associata che viene chiamata “Anulom Vilom Pranayama”, ovvero la “respirazione a narici alternate” ed è proprio questa a utilizzare le mani per guidare il flusso del prana.

Nella religione induista il dio Vishnu è venerato come il conservatore e l’equilibratore dell’universo, riflettendo la sua funzione a bilanciare tutte le dualità. In modo simile, il suo mudra aiuta quindi a riequilibrare i pensieri e le emozioni.

Eseguito con la mano destra, che si ritiene essere un ricevitore, effettuarlo in modo regolare durante la respirazione e la meditazione aiuta a incanalare l’energia verso un equilibrio e una stabilità sia mentale che spirituale.

Ciò contribuisce a eliminare lo stress, a prendere decisioni e promuove una chiarezza degli obiettivi di vita. È perciò consigliato farlo nelle prime ore del mattino, quando la mente è più attiva e focalizzata, per una durata che va dai 30 ai 40 minuti.

In questo modo si avrà una piena ricarica e riequilibrio delle emozioni e dei pensieri, perfetta per affrontare il resto della giornata con energia e decisione.

Chakra ed energia vitale: qual è il collegamento

Per comprendere appieno il valore benefico del Vishnu mudra, è essenziale esplorare il concetto di nadi nella filosofia yogica. Queste rappresentano i canali energetici in cui scorre il prana, l’energia vitale, e sono paragonabili ai meridiani della medicina tradizionale cinese.

Tra le migliaia di nadi presenti nel corpo umano, tre sono fondamentali: Sushumna, Ida, e Pingala.

Il Sushumna, il canale più significativo, attraversa tutti e sette i Chakra, veicolando l’energia kundalini verso l’alto. Gli altri due canali principali, Ida e Pingala, rappresentano invece rispettivamente l’energia lunare (femminile e introversa) e solare (maschile ed estroversa).

Durante la pratica, questo equilibrio di energie vitali è fondamentale: il contatto delle dita crea una connessione che, come il canale Sushumna, favorisce l’armonizzazione del flusso di prana.

In sintesi

Il Vishnu Mudra è un gesto sacro che simboleggia l’armonia e l’energia universale e che spesso viene utilizzato durante la meditazione. Derivato da Lord Vishnu, rappresenta un atto di onore e connessione con la forza vitale.

Contribuisce al bilanciamento mentale, fisico e spirituale, allineando le energie vitali attraverso i nadi. Chiamato anche “Gesto di equilibrio universale”, si integra nella pratica di respirazione Anulom Vilom Pranayama, promuovendo chiarezza mentale e stabilità emotiva.

In definitiva perciò incanalare l’energia tramite gesti sacri durante la meditazione è un grande beneficio, in grado di favorire una giornata energica e centrata.

Yoga prenatale: gli esercizi che fanno bene durante la gravidanza

Yoga prenatale: quali sono gli esercizi che fanno bene durante la gravidanza, i benefici e i requisiti imprescindibili per gli insegnanti.

Quando una donna scopre di essere in dolce attesa si trova a vivere molteplici sensazioni e sentimenti. Fondamentale prendersi cura di sé, così da prepararsi ai diversi cambiamenti che interessano sia il corpo che la mente.

Seguire un corso di yoga prenatale permette di vivere questo momento così speciale godendone pienamente e allo stesso tempo mettendosi nelle condizioni ottimali per affrontare non solo il parto ma anche ciò che segue dopo.

Lo yoga è una disciplina di origine antichissima e può essere praticato per l’intero arco della vita. Una compagna preziosa per le varie fasi che possono capitare, gravidanza inclusa.

Merito di una ricerca costante e dell’impegno dei tanti maestri che ne hanno forgiato le fondamenta. Un approccio destinato ad ulteriori evoluzioni e a uno sviluppo costante.

In questo approfondimento scopriamo qualcosa di più sullo yoga prenatale, andando ad analizzare cos’è, quali sono gli asana che più fanno bene durante la gravidanza e i benefici.

A cosa serve lo yoga prenatale e quali sono i benefici

Cos’è lo yoga prenatale? Si tratta di una pratica che interessa mente e corpo. I movimenti vengono costantemente abbinati alla respirazione: un aspetto su cui lavorare torna estremamente utile e che, una volta assimilato, permette di avere risorse importanti su cui fare leva durante il parto.

Presenta una combinazione di asana, pranayama e meditazione, utili a favorire il rilassamento, la gestione delle emozioni, a non portare il corpo in una situazione di irrigidimento.

I benefici sono a più livelli, sia per la madre che per il bambino. Una corretta respirazione, infatti, favorisce una migliore ossigenazione del sangue, che può così trasmettere una quantità maggiore di ossigeno al feto, favorendone lo sviluppo.

La sensazione è quella di un’ulteriore pace e serenità, di una migliore forma fisica e mentale, di maggiore lucidità: qualcosa che deriva dalla consapevolezza e conoscenza del proprio corpo e del sé.

Non solo. Un corso di yoga prenatale consente di adottare una postura più corretta durante la vita di tutti i giorni, migliora l’agilità e i movimenti.

Inoltre, aiuta ad alleviare alcuni disturbi che possono rendere più difficile una gravidanza, ovvero stanchezza, gonfiore alle articolazioni, nausea. I muscoli pelvici e quelli della schiena vengono rafforzati, risultando più pronti ad affrontare lo sforzo del parto.

Yoga prenatale: quali asana sono più efficaci?

La formazione degli insegnanti di yoga prenatale è altamente specializzata e vede al centro una conoscenza approfondita della condizione della donna. Il punto di partenza è una pratica personale approfondita della disciplina, che può interessare uno o più stili.

Ogni insegnante ha una sua storia, l’importante è che sia in possesso di certificati che ne attestino la preparazione adeguata per tenere un corso di yoga prenatale, per il quale occorre una percorso dedicato.

Quali sono gli asana su cui ci si concentra nei corsi di yoga prenatale? Ci soffermiamo su tre posizioni alla portata di tutte le mamme:

  • Baddha Konasana, la posizione della farfalla. È molto rilassante e semplice da assumere. La persona si trova a terra con le ginocchia piegate e i piedi che si uniscono. Le mani vanno ad afferrare le caviglie. La concentrazione è al top, così come l’attenzione sulla respirazione.
  • Marjara Kriya, la posizione del gatto. Un asana che permette di ottenere maggiore elasticità e mobilità, soprattutto per la schiena. I movimenti sono semplici ma molto efficaci. Inoltre, se il bimbo nel terzo trimestre fosse in posizione podalica, viene predisposto a fare una sorta di capriola che lo riporta con la testa verso il basso.
  • Vira Vatayanasana, la posizione del cavaliere. Più impegnativa delle precedenti, permette di muovere le gambe ma anche le braccia, favorendo al contempo l’elasticità dell’area del perineo e rinforzando più muscoli in pochi gesti.

Conclusioni sullo yoga prenatale

Lo yoga prenatale è una pratica intensa che presenta molteplici benefici per la donna come per il bambino.

Va praticato con insegnanti qualificati ed esperti, preferibilmente in presenza almeno per una due-volte la settimana, così da avere maggiore sicurezza e trovare gli esercizi più adatti per la singola mamma.