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Yoga per anziani: è utile?

Yoga per anziani: è utile?

Molto spesso la fase dell’invecchiamento può essere contornata da piccoli problemi di salute, quali ad esempio l’infiammazione delle articolazioni e il mal di schiena. Si tratta in alcuni casi di piccoli acciacchi, ma in altri di veri e propri impedimenti che peggiorano la qualità di vita delle proprie giornate. Lo yoga per anziani, in queste circostanze, può essere la giusta disciplina in grado di far ritrovare alle persone un certo riequilibrio fisico ma anche energetico e mentale.

Quando l’individuo si trova ad oltrepassare la cosiddetta soglia dell’età dell’argento, cambiano e vengono meno le prospettive dell’età più giovanile, le occupazioni di sempre e la gestione delle proprie giornate necessariamente vedono cambiare il loro ritmo per evitare una eccessiva stanchezza. Subentra la sensazione di una maggiore fragilità che deve essere comunque sempre compensata dalla maggiore saggezza e consapevolezza, doni di una vita lungamente vissuta.

Può anche accadere, però, che una persona anziana sia o si senta particolarmente sola o addirittura invisibile rispetto ad una società che celebra l’avvenenza e la giovinezza. 

Sappiamo, inoltre, fin troppo bene quanto la depressione dell’umore e il pericolo di una depressione di tipo senile possa caratterizzare il vissuto nelle persone di questa fascia di età.

Un corso di Yoga destinato a queste persone non può non tenere conto di tutti questi aspetti che sappiamo interagire fra di loro, condizionando la qualità di vita.

La stagione della senilità è una stagione importante nella vita di una persona e non bisognerebbe dimenticare la sua ricchezza per le generazioni a venire. Le foglie di un albero, al termine del loro ciclo vitale di seccano, si staccano, cadono non per andare perse ma per diventare humus: il miglior nutrimento per ciò che di nuovo nascerà.

Da qui, ho ritenuto importante operare nei miei corsi di yoga per anziani, una scelta a partire dal nome: non più yoga per anziani ma Yoga Gentile.

Una scelta che non sottolinei a priori il messaggio di una separazione o un’esclusione netta, bensì l’indicazione di una diversa modalità di approccio cui possono far riferimento anche altre persone più giovani ma con mobilità fisiche ridotte. E perché la “gentilezza” alla fine, deve essere sempre e comunque il motore dell’azione fisica e verbale per chi esegue il movimento ma anche per chi lo insegna.

 

Cos’è lo yoga per anziani?

Quando si parla di yoga ci si riferisce a quell’attività spirituale che affonda le sue radici millenarie nella filosofia orientale e che oggi è spesso considerata anche come una forma di ginnastica, proprio perché è composta da un mix di movimenti corporali che si associano a determinati esercizi di respirazione.

Oltre che a ridurre lo stress e a tonificare il corpo, lo yoga è perfetto per far lavorare in modo corretto i muscoli e le articolazioni ed è inoltre ideale per sciogliere le tensioni e rinforzare la  muscolatura. È proprio per tale ragione che lo yoga “dolce” per anziani viene considerato altamente benefico sotto il punto di vista psicofisico, dato che può migliorare vari aspetti dell’esistenza delle persone di età anche assai avanzata.

I corsi di yoga per anziani  devono poter stimolare la curiosità, il buonumore, alimentare lo scambio e la ricchezza della relazione con gli altri dove poter condividere anche gli eventuali acciacchi come i piccoli progressi. Stimolare in loro un certo grado di vitalità avrà una ricaduta anche sul piano fisico e sul tono dell’umore.

Lo yoga per anziani o yoga gentile permette a chi lo pratica di ritrovare la connessione col proprio corpo e anche con la propria anima. I lenti movimenti praticati qualche ora a settimana contribuiscono a mantenere “vivi” e attivi diversi componenti fisici ed a recuperare il contatto e la gestione del respiro, stimolando anche la memoria e la concentrazione, qualità spesso deficitarie in questo periodo della vita.

 

Come combattere i dolori cronici con lo yoga dolce per anziani

 Artrite, artrosi e osteoporosi sono malattie molto comuni che insorgono con l’avanzare appunto dell’età e la maggior parte delle volte mettono a dura prova la capacità di movimento delle persone che ne sono soggette, fino a limitare molte delle azioni quotidiane che fanno parte della routine giornaliera.

Recentissimi studi hanno dimostrato che lo yoga per anziani è un validissimo aiuto per contrastare i dolori cronici, continui e ricorrenti, che si possono manifestare in qualsiasi parte del corpo. Anche la stessa curvatura della colonna vertebrale può trovare giovamento quando un individuo pratica con costanza lo yoga, in modo appunto gentile ed adeguato, anche oltre i settant’anni.

Inoltre, lavorare sull’allineamento della colonna vertebrale  può favorire una migliore circolazione che nell’anziano rappresenta un altro punto debole. Il miglioramento dell’azione respiratoria come dell’ossigenazione del sangue, della circolazione venosa, linfatica e soprattutto cerebrale  rappresentano i migliori strumenti per poter rallentare l’invecchiamento del Sistema Nervoso Centrale – SNC –  e provare così a contrastare  l’insorgenza di malattie senili importanti come il tanto temuto Alzheimer ma anche di  tutti quei sintomi conseguenti a un declino cognitivo più o meno precoce.

Patologie tra l’altro fortemente invalidanti per la persona in primis ma anche con una ricaduta pesante anche a livello sociale e sanitario.

Ecco che in questo contesto la disciplina dello yoga può esplicare tutta la sua efficacia a livello preventivo come anche tutta la sua valenza e connotazione di tipo sociale e umanitario.

 

Lo yoga dolce contro la sedentarietà e l’esclusione sociale

È assolutamente sbagliato pensare che una persona anziana che presenti qualche problema fisico non debba praticare alcuna forma di ginnastica : l’inattività è assolutamente deleteria rispetto a quanto appena descritto. Mantenere il proprio corpo in movimento è invece di vitale importanza per chi ad una certa età riscontri difficoltà di movimento e deambulazione. I muscoli di un anziano, indeboliti naturalmente dal passare degli anni, hanno bisogno di essere esercitati attraverso movimenti sapientemente ritagliati su di loro– seppur leggeri e non bruschi – e in questo lo yoga per anziani o yoga gentile può risultare miracoloso.

Attraverso questa storica pratica il corpo si stanca, ma soltanto in modo intelligente grazie alla totale assenza di sforzo nei movimenti : alla fine della seduta la muscolatura sollecitata ne risulterà più tonica ma al tempo stesso più rilassata. Nello stesso tempo una mente più calma, grazie a semplici esercizi respiratori e alla pratica di brevi momenti di meditazione favorirà una maggiore concentrazione consentendo di gestire anche un’eventuale insonnia o comunque un sonno disturbato, ed è noto che chi dorme bene ha anche più energia durante il resto della giornata.

Inoltre, gli anziani che praticano yoga non soltanto riescono ad evitare la sedentarietà che può provocare anche problemi cardiovascolari, ma si ritrovano a essere partecipi in una squadra che li rende parte di un gruppo sociale. Non sentirsi da soli contribuisce ritrovare il senso della propria vita e integrarsi con gli altri, all’interno di un contesto del quale sono i protagonisti delle proprie azioni. Lo yoga per anziani è dunque importante anche per allontanare possibili depressioni e cali di autostima.

UNO SPAZIO ALL’INSEGNA DEL BUONUMORE

Un altro ingrediente importante da mescolare alle pratiche per gli anziani è l’elemento del gioco o comunque del divertimento: rendere le pratiche leggere e divertenti è stata visto  sviluppare una partecipazione interattiva di tipo affettivo, che consentirà di allenare la memoria in modo piacevole e istintivo  ed anche di promuovere il desiderio e l’interesse di proseguire nelle pratiche.  Anche i più recenti studi inerenti la neuro plasticità cerebrale e l’epigenetica hanno visto come l’ottimismo sia in grado di attivare l’azione selettiva dei sistemi neurochimici e  di strutture cerebrali.

Infine

Se è vero che, purtroppo, la demenza è riconosciuta oggi come la malattia neurodegenerativa più diffusa al mondo è anche vero che l’esercizio fisico viene considerato come un trattamento adiuvante per diverse malattie mentali.

L’efficacia dell’esercizio fisico sarà ancora maggiore se centrata su movimenti in grado di riallineare la mente con il corpo, sviluppare l’attenzione e la concentrazione utilizzando l’elemento del respiro: un’attività da sempre proposta dallo yoga.

Dagli “otto passi” di Patanjali fino a T. Krishnamacharya e Pattabhi Jois. Parte quarta. Ashtanga yoga

Dagli “otto passi” di Patanjali fino a T. Krishnamacharya e Pattabhi Jois. Parte quarta. ASHTANGA YOGA

Ashtanga yoga noi oggi lo conosciamo come una tecnica dinamica basata sulla coordinazione di respiro e movimenti che fluiscono naturalmente nello stile dell’Ashtanga Vinyasa Yoga – ma in realtà, è una pratica che si svolge lungo e attraverso l’ottuplice sentiero dello yoga così come ci viene mirabilmente consegnato da Patanjali nei suoi Yoga Sutra e il cui obbiettivo è quello di perseguire il fine ultimo dello yoga: l’espansione della coscienza.

Questo è un aspetto molto importante da sottolineare poiché essendo Ashtanga una tecnica che pone l’accento su una certa forza e padronanza del corpo fisico, il rischio è quello di venire allineata ad una semplice tecnica ginnica, depauperandola così di tutto il suo significato.

Approfondiamo in questo articolo l’argomento cercando di capire di cosa si tratta, quali sono i suoi vantaggi e come si pratica.

 

Ashtanga yoga: origini e filosofia

Lo Yoga Sutra di Patanjali, questo testo, che è costituito da ben 196 aforismi, offre le basi per raggiungere un’autentica conoscenza e padronanza dell’esperienza di sé.

Il termine sutra come sappiamo, deriva dal sanscrito e significa filo.  E come tutta l’opera di  Yoga Sutra si svolge come una sequenza di fili collegati l’uno all’altro, così questi otto livelli si susseguono e si sostengono l’uno con l’altro.   

Patanjali, da alcuni definito come l ”Omero” dello yoga ci suggerisce la pratica e al tempo stesso ne fornisce il significato e la motivazione.  Patanjali, in tutta la sua opera, non ci parla nello specifico di quali o quante asana praticare ma ci parla piuttosto del metodo e della disciplina da adottare;

Ci insegna che lo yoga nasce come una via di auto percezione e di auto realizzazione e questo credo sia il primo messaggio da trasmettere anche ai nostri allievi sia che vogliano dedicarsi alla pratica di Hatha o di Ashtanga Yoga, in modo che arrivino ad una comprensione chiara di cosa stanno cercando sopra il loro tappetino.

Lo yoga è una scienza pratica ed esperienziale e, come testimoniano i testi antichi, la comprensione che arriva attraverso l’esperienza è sempre la comprensione più autorevole.

Nello svolgimento della  pratica di Ashtanga  incontriamo subito e in modo diretto concetti quali ad esempio abhyasa, vairagya, tapas : termini che negli Yoga Sutra di Patanjali sono indicati come ingredienti necessari per potersi aprire alla conoscenza di sé e al senso dell’infinito.

Del resto, sappiamo che occorre impegno costante, una certa dose di autodisciplina, passione e concentrazione focalizzata ma anche non violenza ed umiltà se vogliamo veramente dare un senso profondo e trasformativo a ciò che facciamo, nello yoga come nella vita. In questo senso l’Ashtanga è uno stile molto rigoroso e impegnativo da un punto di vista fisico. Nella sua tradizione si incarna in una disciplina rigorosa  e in una passione costante comunque intessute da necessarie norme pratiche e morali da adottare.

Poiché l’ego  si nutre dello sforzo fisico e cognitivo e di un atteggiamento competitivo verso se’ stessi, la pratica ci può fornire i presupposti per cambiare lo sguardo su noi stessi e sul mondo.  Con l’Ashtanga Yoga grazie ad una pratica intensa e rigorosa ma svolta in assenza di sforzo e alla recitazione dei mantra all’inizio e alla fine della seduta impariamo a padroneggiare e a purificare corpo e mente dalle tossine sostituendo la fluidità allo sforzo.

Patanjali ci invita, infatti, ad utilizzare il corpo non come fine ma come strumento di purificazione, a diventare piano piano una sequenza dopo l’altro più permeabili al respiro, a non identificarsi con i processi mentali per poterci aprire all’incontro con la totalità dell’essere.

Ashtanga yoga veicolata e strutturata dai grandi insegnanti T. Krishnamacharya, considerato il padre dello yoga moderno –  prima di lui la disciplina veniva tramandata esclusivamente da maestro ad allievo –   e Sri K. Pattabhi Jois, suo discepolo ed ideatore dello stile Vinyasa , affonda come abbiamo visto le sue radici nella Tradizione, in quanto discende in modo diretto dalla più ortodossa e tradizionale pratica di Hatha yoga.

La tecnica nota anche come “meditazione in movimento” per il suo costante collegamento fra respiro e movimento, si compone di sequenze fisiche e spirituali connesse tra loro. Si esegue  iniziando con una serie di saluti al sole, seguita da asana in piedi e da tecniche di postura:

Yoga Chikitsa utile per disintossicare e allineare il corpo.

Nadi Sodhana per purificare il sistema nervoso.

Stira Bhagah Sampta di cui ne esistono 4 varianti per un totale di 6 sequenze predefinite che hanno lo scopo di integrare forza e grazia.

 

I benefici dell’Ashtanga Yoga

L’Ashtanga yoga è un flusso di posizioni collegate tra loro da movimenti consapevoli, resi possibili dalla coordinazione con il respiro rumoroso e sottile di Ujjay Pranayama, una tecnica respiratoria utile per mantenere la profondità del respiro, l’attenzione e la calma mentale per tutto il tempo della seduta. Anche l’attenzione focalizzata su un punto attraverso Dristi, lo sguardo, induce ad una maggiore presenza e ad un’azione più concentrata, infine la tenuta dei bandha – chiusure- permette di canalizzare al meglio l’energia nel corpo permettendo anche il rilascio delle tensioni inutili.

Naturalmente, la costanza nella pratica è come sempre fondamentale ed aiuterà a trasferire i benefici acquisiti anche nel quotidiano sia da un punto di vista muscolo scheletrico che da un punto di vista psicofisico e attitudinale.

Il corpo e il respiro così coordinati fra di loro durante tutta la seduta diventeranno il seme per l’’esperienza di un nuovo stato d’essere che il praticante cercherà di mantenere anche oltre.

L’Ashtanga yoga e il suo stile Vinyasa  è  particolarmente indicato per persone in buono stato di salute e ben allenate, non è assolutamente indicato agli anziani o a chi soffre di problemi articolari rilevanti. Lo scopo principale della pratica è mantenere la concentrazione sulla propria interiorità. Calma e rilassatezza devono essere alla base dei cicli dinamici.

L’Ashtanga Yoga richiede concentrazione e grande impegno fisico. La schiena e tutta la colonna sono sottoposti ad un lavoro intenso, aumentando la scioltezza dei tendini e dei muscoli. Gli organi interni vengono massaggiati e traggono grande beneficio dalla tecnica che influisce anche sul controllo del sistema nervoso, sul sistema circolatorio e sulla regolazione delle funzioni delle ghiandole endocrine.

“Yoga significa unione: unione di mente e corpo, unione di sé con il divino, unione con gli altri e così via. È una disciplina che parte dal corpo e si estende alla filosofia e alla meditazione; lavora sul concreto per sondare se e cosa ci sia oltre.”  Sri K. Patthabi jois.

 

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Un percorso sonoro curativo grazie alle vibrazioni dello yoga del suono

Un percorso sonoro curativo grazie alle vibrazioni dello yoga del suono

La musica che si sintonizza con il tuo corpo.

Lo yoga del suono, o Naad, utilizza le vibrazioni della voce, i Mantra e la musica per migliorare l’equilibrio psicofisico. Dalle antiche origini sacre ed esoteriche, a questa pratica viene conferito il potere di guarire, o meglio portare in equilibrio corpo e spirito. Scopriamo qualcosa di più su questa particolare disciplina.

Yoga del suono o Naad: di cosa si tratta?

Partiamo dal significato del termine:  Naad significa corrente sonora e Naad yoga è l’arte che consente il risuonare, il riverberare di questa corrente. Appare subito come qualcosa di diverso dalla semplice emissione di un suono e di diverso anche dalla nostra voce cosiddetta ordinaria.

Uno degli strumenti principali e più importanti del Naad yoga è sicuramente la nostra voce: non a caso quando recitiamo o cantiamo un mantra ci viene detto di dimenticarci delle parole e di lasciarlo risuonare all’interno.

La recitazione del mantra restituisce allo yoga la sua natura iniziatica, in quanto non si impara da soli ma tradizionalmente si riceve dal proprio Guru. In alcune tradizioni, in particolare quella tantrica, il mantra assume un’importanza ancora maggiore in quanto rappresentazione fonetica delle divinità.

Con Patanjali la recitazione del mantra lo incontriamo come un importante strumento per purificare la mente e quindi per predisporla allo stato di riassorbimento più elevato, quello del Samadhi.  In particolare, alcuni commentatori degli Yoga Sutra ritengono che l’OM – A-U-M, considerata quale origine di tutti i suoni, sia da considerarsi una sillaba sacra in quanto, priva di significato e aspettative, può rivelarsi un mezzo elettivo per aprirci al contatto e all’abbandono con la divinità che risiede in noi.

TUTTO È VIBRAZIONE

“L’universo  esiste solo di onde di movimento. Non esiste nient’altro che la vibrazione” Walter Russell.

 La fisica e la ricerca neuro scientifica stanno andando sempre più in questa direzione. In natura tutto ciò che è in movimento emette vibrazione, dalla materia più densa ai fenomeni più sottili. I nostri pensieri emettono delle frequenze in grado di condizionare più o meno favorevolmente la nostra esistenza, le nostre stesse emozioni sono vibrazioni ad alta risonanza.

La nostra voce, come del resto il nostro respiro, sono così profondamente collegati fra di loro da apparire entrambi influenzati grandemente dal nostro vissuto emozionale. Possiamo dire, a ragione che, nello stesso modo in cui le emozioni producono un’infinità di ritmi respiratori così esistono vibrazioni diverse a seconda dell’emozione che stiamo sperimentando:  la voce secca e ruvida di uno stato di rabbia, la voce tremante della paura, la voce fievole della tristezza, la voce morbida ed accogliente di uno stato di gioia.

E questa è una realtà che, grazie ad una sensibilità educata, possiamo facilmente cogliere in noi stessi e negli altri: e imparare a cogliere si sa è il primo passo verso la trasformazione.

Poiché il potere del suono è direttamente in simbiosi con le nostre energie vitali che, a sua volta sono in simbiosi con la nostra capacità respiratoria, possiamo ritenere, grazie al principio di reciprocità e della parte con il tutto, che l’entrare in risonanza con il suono possa aiutare a riportare armonia ed equilibrio fra tutti i piani del nostro essere.

Gli strumenti che il Naad yoga ci mette a disposizione ci possono aiutare in questo processo di trasformazione e di riequilibro.

Pensate solo alla recitazione anche silenziosa del mantra SO HAM:  mentre lo recitiamo poniamo il mondo ordinario fra parentesi, lasciando fuori tutto ciò che arriva come fuorviante dai nostri sensi esterni.  Qui, nel gesto vigile del  Pratyahara, la risonanza della nostra voce perde la sua ordinarietà per divenire libera di trascendere la densità fisica della materia, vibrando e nutrendo ogni nostra cellula. E in questa esperienza, che va dall’esterno all’interno, dal denso al più sottile, dal conosciuto all’invisibile, dal limitato all’onnipresente noi ci riconosciamo, troviamo la nostra verità e ci saniamo.

Lo yoga del suono, o Naad, ha origini molto antiche. È un’arte che si ritrova in molte tradizioni.  La musica, da sempre e fin dallo stato fetale, guida l’uomo verso la consapevolezza di sé e lo aiuta ad affrontare le difficoltà della vita. L’attenzione all’ascolto evoca diverse sensazioni, provocando in ciascuno di noi un mutamento energetico e sostenendo il nostro umore.

Perché praticare lo yoga del suono?

Lo yoga del suono utilizza pertanto le vibrazioni della voce, i Mantra e la musica per raggiungere l’elevazione spirituale e l’integrazione della personalità. Gli effetti del suono sul corpo quindi consentono di ripristinare degli equilibri alterati nel tempo.

Proviamo ad approfondire

Come sempre lo yoga, a prescindere dagli strumenti che ci mette a disposizione, non vuole aggiungere niente, nessuna sostanza a ciò che sono le potenzialità che sono naturalmente a nostra disposizione e che hanno solo necessità di essere riconosciute ed utilizzate. Per questo motivo anche lo yoga del suono riconosce la priorità all’importanza della voce. Priorità sulla quale desidero anch’io soffermarmi di più in questo contesto particolare.

È stato evidenziato, come la recitazione dei mantra e in particolare del mantra OM abbia una azione purificatrice sulla mente. Questo mantra, se recitato con metodo, è stato visto esercitare il controllo su “Manas”, considerata nella tradizione la creatrice delle nostre sofferenze.

In letteratura medico-scientifica è riscontrato come la risonanza prodotta dalla recitazione dei mantra abbia la capacità di armonizzare i due emisferi cerebrali destro e sinistro permettendo un migliore equilibrio psicofisico (art. da  la stampa.it 28.05.2012).

Fin da bambini ci hanno insegnato, ad esercitare il nostro cervello, a sollecitarlo per migliorare le nostre prestazioni intellettive e come strumento per una conoscenza sempre più elevata, ma nessuno ci ha mai insegnato a come rilassarlo e all’importanza di doverlo  fare.

Infatti, mentre un elevata attività cerebrale porta ad un eccessiva attivazione verso l’esterno, attraverso i sensi esterocettivi che andrà a sollecitare in particolare alcune aree del cervello,al contrario, la sua riduzione potrà favorire, un’attività mentale più pacata ma al contempo più selettiva e profonda, migliorando di riflesso le abilità cognitive.

La vita frenetica cui oggi veniamo sottoposti, la tendenza a voler essere sempre “al top”, veloci, efficienti, intelligenti  ed adeguati alle circostanze, allontana  dall’ascolto dei bisogni del corpo fino a sviluppare una sordità propriocettiva. Il rischio più grande è la perdita della capacità di fermarsi e di rilassarsi, con conseguenti effetti dannosi per la salute.

Per vivere in salute abbiamo necessità di tendere ad una condizione di stabilità e di equilibrio e quindi di un bilanciamento costante fra gli opposti,

Conosciamo fin troppo bene, quanto la dualità, ovvero il pensarci costantemente separati dagli altri e da tutto ciò che ci circonda, sia l’impedimento maggiore al poter vivere una vita piena soddisfacente e gioiosa.

Questo senso di separazione inizia sovente da noi stess,i dalla nostra “Egoità” e dall’adottare a verità assoluta la realtà per come ci appare tradotta dai nostri impulsi e dai nostri desideri.

Ecco che il Naad yoga sia che abbia come strumento la nostra voce, il suono del gong o delle campane tibetane ci aiuta, attraverso le vibrazioni sonore a resettare la nostra mente per  toccare sensibilmente l’unità che siamo,  prendendo così atto con esperienza diretta della separazione solo concettuale, fra l’uomo fisico e spirituale, e poi lasciare che la  propria vibrazione individuale si vada ad integrare nel grande concerto cosmico di tutto l’universo.

Durante una pratica di yoga l’emissione del suono abbinata agli asana contribuisce a liberare il nostro corpo da tutte quelle tensioni e contrazioni anche mentali che accumulate  creano chiusure e tensioni muscolari, nonché a sbloccare delle resistenze emotive. Le vibrazioni prodotte sono in grado di quietare la mente e di ritrovare un patrimonio sensoriale capace di attivare il potere di autoguarigione. Nella Via dello Yoga si afferma che il suono è uno strumento utile per ricondurci al cuore, alla luce e unito alla mente interiore può trascendere dall’ordinario raggiungendo la piena coscienza.

Il suono ha inoltre la capacità di controllare e rafforzare la fase dell’espirazione, indispensabile per ristabilire un ritmo corretto del respiro, vitalizzante e armonico, necessario per predisporre il corpo a un atteggiamento di fiducia e di abbandono. Il suono è in grado di generare vibrazioni già insite in ciascuno di noi ma che sono state mascherate e alterate dalla quotidianità e come abbiamo già visto dal modo di interagire con le nostre emozioni.

Percepire i suoni del corpo

I Mantra, pronunciati correttamente e con i dovuti tempi, affinano il senso dell’udito, migliorandone la percezione e la capacità di cogliere il mondo micro sonoro dell’attività del nostro corpo, captando i movimenti di cellule e tessuti. Il suono riesce quindi ad attivare un processo di rigenerazione e auto-purificazione, raggiungendo al tempo stesso uno stato di rilassamento psicofisico e di pace interiore.

Infatti, non solo la recitazione del Mantra ma anche il suo ascolto, come anche quello di un gong, viene considerato come uno strumento in grado di modificare il pensiero:

Un elemento importantissimo, frutto delle più attuali ricerche in campo neuro scientifico, è quello che ruota intorno alla neuro plasticità della struttura cerebrale. Una grande risorsa che vede Il cervello non come una materia inerme dentro la scatola cranica, bensì come un organo dinamico in grado modificarsi e di respirare e sul quale è possibile intervenire con metodiche appropriate a modificare l’attività elettrica delle neuronali e nervose:

Nell’esperienza, il suono un pò alla volta si sostituisce alla presenza rumorosa dei pensieri, l’attività mentale si rilassa, il cervello acquista spazio nella scatola cranica creando, a livello neurale, nuove  e più ampie connessioni e nuove sinapsi, allargando la visione del nostro sguardo sul mondo e nutrendo la nostra creatività.

 Lo stato di grande rilassamento raggiunto indurrà più facilmente a scivolare naturalmente e nello stato meditativo e a mantenerlo.

Suono e corpo: una combinazione perfetta

Per comprendere l’efficacia del suono sul nostro corpo basta eseguire dei semplici movimenti di flessione in avanti del capo fino a portare il mento alla gola e ritorno. L’esercizio è utile per distendere i muscoli cervicali e scaricare le tensioni. Ogni azione va accompagnata dalla pronuncia prolungata di una vocale, fino a sentirne la vibrazione all’interno e in particolare lungo la zona contratta. Poi, dobbiamo tornare lentamente alla posizione di partenza ricordando di inspirare.

Per migliorare l’elasticità del collo potrebbero essere utili anche degli esercizi di rotazione laterale adottando la stessa tecnica. Naturalmente durante la pratica è di fondamentale importanza controllare il respiro. Grazie alla capacità del nostro corpo di recepire ed amplificare il suono come una cassa di risonanza, Lo yoga Naad agisce su più piani del corpo contribuendo a migliorare la funzionalità degli organi interni, di quelli riproduttori e dei muscoli interessati.

Anche gli uomini possono fare yoga. Sfatiamo il mito che sia adatto solo alle donne

Anche gli uomini possono fare yoga. Sfatiamo il mito che sia adatto solo alle donne

Spesso si sente dire, senza alcun fondamento, che yoga e uomo non stiano bene insieme. Si dovrebbe dar loro qualche valido motivo per convincerli a iniziare? Questo è proprio ciò che proveremo a fare, cominciando col ricordare che lo yoga è una disciplina praticata da notissimi personaggi di sesso maschile (fra i tanti, anche Richard Gere, Mick Jagger e Sting), che si dicono entusiasti dei benefici che lo yoga apporta al loro fisico e al loro equilibrio spirituale e mentale.

A parte queste considerazioni di incoraggiamento ma, in gran parte legate, come già sottolineato nei precedenti articoli, ad una ricerca di marketing costruita intorno al cosiddetto  “fenomeno yoga”, la cosa paradossale e che forse molti ancora non conoscono è che questa antichissima disciplina era nata per e ad uso esclusivo del “sesso forte”: la pratica degli asana nell’Hatha Yoga aveva più un aspetto marziale e di forza  e serviva a  forgiare il corpo e ad aggiogare e potenziare la mente predisponendola al raggiungimento dell’obbiettivo previsto.

 

Le ragioni nella trasformazione e nella diversità culturale

Nel tempo, dietro l’influenza dei maestri più contemporanei e nel succedersi delle diverse culture e correnti di pensiero,  ma anche e soprattutto per il passaggio e l’inevitabile processo di adattamento dall’Oriente al nostro Occidente, la pratica e il modo di interpretarla ha subito non poche trasformazioni: la connotazione fisica, sempre importante viene integrata, da altri aspetti che rendono lo yoga una via di integrazione non più rivolta alla sola fisicità ma anche alla sfera mentale ed energetica e ad aspetti più sottili quali la spiritualità. Questo processo di trasformazione insieme alla maggiore valenza introspettiva acquisita ha sicuramente contribuito a spostare il polo di interesse per lo yoga verso il mondo femminile.

Infatti, la maggior parte degli uomini, per lo più per condizionamenti di tipo culturale, incontrano ancora una grande difficoltà a riconoscere e a prendere contatto, con la loro parte femminile.

Ampliando lo sguardo, ritengo che uno dei punti di forza dello yoga sia proprio la sua valenza sociale in grado di portare avanti, partendo dal singolo individuo, un processo culturale e etico veramente trasformativo, mirato a sviluppare la versione migliore della persona e della società a prescindere dal sesso, dal colore o da qualsiasi altra connotazione di genere.

In questo senso un ritrovato binomio yoga e uomo potrebbe rappresentare una grande risorsa di trasformazione anche nella relazione di coppia in virtù del riconoscimento dell’interdipendenza dei ruoli e di un ritrovato rispetto reciproco.

 

Lo yoga e l’uomo, in bilico tra mito e verità

La colpa non è solo della mentalità degli uomini: per anni, a causa di una precisa e mirata strategia di marketing, yoga e uomo non sono stati associati, visto che questa disciplina viene collegata piuttosto al benessere fisico e alla bellezza femminile. E forse proprio per questo, il suo gradimento e la sua diffusione si sono concentrati sull’altra metà del cielo, rimanendo ai margini dell’universo maschile.

A tal proposito desidero ricordare quanto sottolineato, anche un po’ ironicamente, dal prof. Federico Squarcini, studioso e docente del Master in Yoga Studies presso l’Università Cà Foscari di Venezia: Squarcini ritiene che il collegamento dello yoga al femminile sia da interpretare più come una strategia vincente per il business piuttosto che per lo yoga in se; strategia sancita a partire dall’immagine di una super modella apparsa nel 2001 sul Time e il cui “messaggio “tra le righe” è quello che lo yoga serva essenzialmente ad acquisire un corpo snello, flessibile e sinuoso”.

In effetti, penso sia difficile incontrare sulla copertina di un giornale di yoga l’immagine rappresentativa di un uomo ben fasciato in una tutina aderente e colorata.

Probabilmente, oltre al fatto che gli uomini farebbero bene ad avvicinarsi alla pratica dello yoga, anche lo yoga può fare qualche passo per andare incontro alle loro inclinazioni. In questo  modo, dopo essersi avvicinati alla parte più “fisica” della disciplina, riusciranno con più probabilità ad apprezzare anche quella meditativa.

Oggi, ad esempio, sono abbastanza diffusi (perché particolarmente richiesti), i corsi dedicati agli sportivi, strutturati in modo da assecondare proprio questa esigenza di bilanciamento.

Fare sport, infatti, impegna molto i muscoli e li sollecita a movimenti intensi: lo yoga può compensare lo sforzo compiuto, ma può anche preparare efficacemente ad affrontarlo, se praticato prima della performance sportiva.

 

Un passo in avanti e uno di lato

Esistono diversi compromessi validissimi in sessioni di yoga, che uniscono le posizioni classiche ad energizzanti esercizi di carattere più “strong” ma, che per essere yogicamente efficaci devono necessariamente essere intessuti di un giusto atteggiamento meditativo e di concentrazione costante sul respiro. Contribuendo a migliorare lo stato fisico e mentale nella sua globalità, lo yoga risana e incrementa le potenzialità umane e la consapevolezza. E questo vale per gli uomini, come per le donne.

Non c’è bisogno di ricordare quanto lo yoga oltre a migliorare l’elasticità e il giusto tono muscolare, abbia come finalità quella di educare la mente a concentrarsi e a dimorare nel “qui e ora”; abituando gradualmente a gestire lo stress e i pensieri ricorrenti, e invertendo la tendenza al cercare soluzioni immediate ai problemi quotidiani con un atteggiamento diverso e più consapevole e non più contraddistinto dall’impazienza e dallo sforzo tipico del maschile.

Lo yoga al maschile: benefici, conquiste e sfide

Forse può essere utile agli uomini (come alle donne) sapere che lo yoga, proprio perché aumenta la consapevolezza del corpo e delle capacità mentali, è in grado di migliorare la loro vita sessuale, la loro produttività sul posto di lavoro e la loro attitudine al problem solving, e che, da un punto di vista squisitamente fisico, aiuta a prevenire le lesioni, aumentando la flessibilità delle articolazioni e rafforzando il tessuto connettivo e muscolare.

Inoltre, è utile sapere che lo yoga è in grado di stimolare e soddisfare il naturale spirito agonistico, perché anche la necessità di padroneggiare una nuova asana impone una sfida da affrontare, coinvolgendo necessariamente corpo e mente come un’unità.

Infine, la mia esperienza da insegnante  di yoga che negli ultimi anni ha assistito, ad un incremento delle presenze maschili, induce a sperare in un’inversione di tendenza.

Qualunque sia la spinta di avvicinamento iniziale, magari dettata dal cercare sollievo al mal di schiena o dall’esigenza di controbilanciare lo stress di un’attività fisica o lavorativa pressante, l’aspettativa migliore è che la profondità della pratica  agendo sul progressivo abbandono di  ritrosie e preconcetti possa accompagnare l’universo maschile nel riconoscimento che qualità come la gentilezza e la dolcezza non sono segni di debolezza bensì punti di forza, che la spiritualità non è qualcosa di misterioso ma un invito ad essere più veri ed autentici, che l’amore non è solo passione fisica ma un sentimento che permea noi e tutto l’universo rendendoci più accoglienti nella  relazione con se stessi, col il mondo e per divenire quindi un punto di partenza per l’evoluzione di una società più civile e pacifica.

Pratiche Outdoor

“E con un agile salto improvviso il poeta filosofo si sollevò sulla pesantezza del mondo, dimostrando quanto la sua gravità contenesse già tutto il segreto della leggerezza. Una leggerezza pensata”. Da “Le lezioni americane” di I. Calvino – “La leggerezza”

FOCUS: LA LEGGEREZZA UNA STRATEGIA VITALE E NECESSARIA

Yoga è un percorso di esperienza, un’esperienza che va oltre ogni concettualizzazione.Gli strumenti principali di questa esperienza sono il corpo e la nostra mente. NULL’ALTRO.

DA LUNEDÌ 21 MARZO  VI INVITIAMO A PORTARE LA VOSTRA ESPERIENZA ALL’ESTERNO.

POTENZIAMO  I BENEFICI DELLA PRATICA GRAZIE AL CONTATTO GIOIOSO CON GLI ELEMENTI GIÀ DISPONIBILI IN NATURA. E  RIPORTIAMO  L’ATTENZIONE A CIO’ CHE ABBIAMO RISPETTO A CIO’ CHE MANCA.

ORARI

LUNEDÌ e GIOVEDÌ 9,30 – 10,30  e  17,30 – 18,30  PARCHINO DI BANDITELLA

MARTEDÌ 9,30 – 10,30 VILLA FABBRICOTTI 

Insegnante: Elisabetta Fedeli 

INFO E PRENOTAZIONI : info@yogatime.it – 347 5767573 (Elisabetta)