La posizione del cammello è un’asana impegnativa e che richiede una buona flessibilità. Scopriamo come farla correttamente e quali sono i suoi benefici.
Lo yoga è una pratica che richiede accoglienza e dolcezza verso se stessi e il proprio corpo: è un equilibrio tra forza dell’azione e radicamento interiore.
Un insegnamento che non deve essere dimenticato, principalmente durante asana difficili come Ustrasana, conosciuta anche come la posizione yoga del Cammello.
Si tratta di un esercizio che apre il centro del petto, che richiede notevole flessibilità della schiena e grande apertura del torace con estensione all’indietro.
Un approccio graduale e la pratica di varianti possono renderla adatta a chiunque, anche ai principianti.
Prima di esaminare la postura Ustrasana nel dettaglio, è interessante conoscere alcuni aspetti simbolici ad essa associati. Secondo un mito, un Maestro, un Rishi, si spostava montando sulla gobba del suo cammello, da cui il nome della posizione.
I benefici di Ustrasana
Ustrasana offre numerosi benefici, tonificando e conferendo flessibilità e forza ai nervi sacrali nonché a tutti i muscoli spinali.
È particolarmente efficace nel trattare la rigidità della schiena. Inoltre, favorisce l’elasticità e la forza del diaframma e dei polmoni, migliorando così il funzionamento del sistema respiratorio.
Dal punto di vista energetico, Ustrasana stimola principalmente Anahata, il Chakra del Cuore, e Vishuddha. È un asana molto energizzante che rafforza l’autostima, riduce l’ansia e migliora l’umore. Inoltre, presenta notevoli vantaggi per il sistema nervoso e il sistema cardiocircolatorio.
Come eseguire la posizione del cammello
Si consiglia di praticare Ustrasana con un adeguato riscaldamento e un approccio graduale, accompagnato da una profonda consapevolezza del corpo e del respiro. Questa posizione permette al cuore di aprirsi completamente al mondo, accogliendo la sua nudità ed emotività.
Per eseguire la Postura del Cammello Yoga, partendo da Virasana, ci si solleva lentamente sulle ginocchia, raggiungendo il tallone destro con la mano destra e il tallone sinistro con la mano sinistra.
Mantenendo le cosce allineate alle ginocchia, si inarca la schiena e si spingono i fianchi in avanti. La testa si inclina all’indietro mentre l’intera colonna vertebrale si incurva verso l’alto, portando il torace il più in alto possibile.
Le spalle si abbassano e le mani si ancorano alle caviglie per sostenere il peso del busto e l’inarco della schiena. È importante distribuire uniformemente il peso del corpo su tutta la base di appoggio.
Varianti
Tra le varianti, la prima è adatta ai principianti o a coloro che hanno disturbi alla schiena e preferiscono mantenere la zona lombare meno arcuata: si tratta di appoggiare solo le punte dei piedi sul tappetino anziché far toccare tutto il collo del piede a terra.
La seconda variante è ottima in fase preliminare, può essere utilizzata da coloro che non hanno ancora una sufficiente flessibilità della colonna e forza nei muscoli addominali.
Si posiziona in ginocchio sul tappetino, si inarca la schiena e, anziché appoggiare le mani sulle caviglie, si mettono tra la zona lombare e i glutei, con i pollici rivolti verso l’interno, sul sacro.
La terza variante prevede l’uso di brick o mattoncini per posizionare le mani più in alto e caricare quindi meno sulla colonna vertebrale. Durante la gravidanza, è possibile facilitare l’asana appoggiando i gomiti su una sedia e, arcuando la schiena, spingere in avanti il bacino.