Dopo diversi anni trascorsi sulla strada dello yoga, mi soffermo sovente ad interrogarmi su cosa significhi yoga per me.
Nella mia esperienza l’insegnamento e la pratica personale non sono mai stati separati: confluiscono insieme verso quella che forse è la comprensione più vera e trasformativa della conoscenza umana : la non separazione.
Praticare yoga ci pone, prima o poi, al cospetto di un tema tanto importante quanto a volte poco indagato, talvolta male interpretato e attualmente sempre più difficile da avvicinare: la spiritualità
Non si può evitare di parlare di spiritualità.
Non si può evitare di parlare di una condizione naturalmente connaturata al nostro essere e dalla quale forse ci siamo solo allontanati e dimenticati.
Non sarebbe forse bellissimo, per il singolo individuo e poi per tutta la specie, e ancora per tutte le forme di vita esistenti e infine per il pianeta se la spiritualità potesse, oggi, indossare il ruolo di una riscoperta sentita e motivata ?
Yoga e meraviglia
Praticare yoga è l’occasione per ridestare in noi la meraviglia.
La meraviglia ha molto a che vedere con la nostra capacità di restare aperti : aperti quando nella pratica ci muoviamo da una posizione all’altra, aperti quando ci relazioniamo con la nostra vita anche rispetto alle cose che non ci piacciono.
Ed è proprio li che può avvenire il cambiamento, mentre lo sguardo torna ad aprirsi verso quel mare di infinite possibilità che la vita ci offre.
Trovo la meraviglia molto vicina alla spiritualità. È il motore che ci spinge verso una conoscenza sempre più libera dagli schemi, più intima e profonda e che tende all’infinito.
La meraviglia alimenta meraviglia così come meditare alimenta il desiderio di meditare.
Mi viene da pensare a quel senso di stupore inaspettato che può sorprenderci quando ritroviamo un tesoro ormai sepolto da tanto tempo, un ritrovamento che ci coglie di sorpresa e che ci sospinge con entusiasmo nella nostra ricerca : vogliamo conoscere, scoprire, saperne sempre di più .
Non è forse proprio la forza di quella meraviglia che tocchiamo ogni volta nella pratica come nella vita a riaccendere una sete di riscoperta sempre più’ bella e profonda di noi stessi?
Spiritualità: un’esperienza intima ed avvolgente
Ho sempre pensato che lo yoga abbia in sé tutte le potenzialità possibili e i mezzi disponibili per accompagnarci ad operare una svolta in questo senso.
Si dice che lo yoga operi un cambiamento in coloro che lo praticano.
In realtà non si diventa altro, ma semplicemente ritroviamo noi stessi.
Magari ci avviciniamo alla pratica per un mal di schiena o per superare i postumi di uno stress post traumatico.
Dopo un po’ di tempo trascorso sul tappetino può accadere di ritornare alla “meraviglia” del proprio sentire, del ricongiungersi a se stessi.
Le percezioni somato- sensoriali ci trasportano in una dimensione trascendente quella che prima era la sola gestualità;
Riscopriamo il fluire rilassato del nostro respiro;
Incontriamo il silenzio.
Ora, il corpo può divenire, poco a poco, il luogo di riposo della nostra mente, la coltre si solleva, riscopriamo non altro, ma qualcosa che era già li, c’è sempre stato.
Restiamo ancora aperti e incontriamo la sacralità di chi ci consente la l’esperienza della nostra vita – la coscienza si espande e anche tutto ciò che prima era contratto si espande.
Seduti nella quiete, da quella meraviglia che accompagna ogni nostra espansione, possiamo cogliere il senso dell’infinito dentro e fuori di noi, ci tiene insieme e tiene insieme tutte le cose.
Ritroviamo casa.
HAM SA