Se ti immergi in apnea puoi potenziare la respirazione grazie alle tecniche di pranayama
Da Mayol a Pellizzari, tutti i grandi apneisti hanno utilizzato lo yoga in apnea
L’obiettivo principe dello yoga è quello di aiutarci a ristabilire una connessione profonda e una capacità di ascolto al nostro interno, tale da restituirci una chiarezza e una visione aperta e diretta rispetto a quella che è la nostra vita. Oggi faremo un approfondimento sullo yoga e l’apnea, per capire quale sia il collegamento tra queste due discipline.
Yoga e attività sportive: i vantaggi
Vivere il presente e affrontare la quotidianità con una maggiore presenza ed attenzione concentrativa ci accompagna ad affrontare tutte le attività, non ultime quelle sportive, con una predisposizione fisica, emotiva e mentale sicuramente vincente. Il recupero di una respirazione più efficiente, ristabilita grazie alle tecniche di pranayama, unitamente all’esercizio con gli asana, consente al nostro apparato muscolo scheletrico, al sistema circolatorio e, per la migliore ossigenazione distribuita, a tutto il nostro organismo di funzionare al meglio delle sue possibilità.
Inoltre, il ritrovato contatto con le percezioni e le sensazioni corporee ci predispone ad un maggiore ascolto anche riguardo i nostri limiti e le nostre difficoltà, invitandoci al rispetto e alla calma e mettendoci così al riparo da sforzi inutili e da possibili infortuni.
La cosa straordinaria di questa disciplina è che se ci concediamo di perseverare nella sua pratica con costanza e regolarità essa ci apre la strada, poco alla volta, alla comprensione non solo di chi siamo ma anche di come funzioniamo internamente. Lo yoga ci rimanda infatti alla necessità di sviluppare una capacità di visione che ha più a che fare con uno sguardo interno piuttosto che quello filtrato attraverso i nostri occhi fisici: normalmente la scarsa attitudine di esplorare il nostro interno e di soffermare l’attenzione per lo più sul solo aspetto esteriore, non ci consente di incontrare l’esperienza piena di una struttura ben più profonda, che sostiene, stabilizza ma che anche condiziona e rappresenta il riflesso della forma che vediamo.
Discipline sportive e Yoga: una connessione sempre più forte
Nonostante la notorietà che lo yoga sta assumendo negli ultimi anni, non sono ancora molte le persone oggi in grado di riconoscere la capacità di questa disciplina nello sviluppare e potenziare la forza, la resistenza muscolare anche respiratoria e quindi l’efficienza del sistema cardiovascolare.
Attualmente sono invece sempre più numerose le discipline sportive che si avvalgono della pratica dello yoga ed è ormai noto quanto gli atleti olimpionici riescano ad ottimizzare le loro prestazioni, con l’aiuto della pratica degli asana, della concentrazione e in particolare con il potenziamento della loro capacità respiratoria grazie alle tecniche di pranayama.
Un esempio? Tite Togni, atleta ed insegnante di yoga certificata . L’atleta yogini, forte della sua specializzazione in “yoga for runners” ha partecipato alla gara forse più famosa del mondo la “Ultra Rail del Monte Bianco” classificandosi terza fra le atlete italiane e addirittura 52.ma su 400 atlete. “ E’ merito dello yoga– sottolinea la Togni – così in alto ti porta più la testa che la gamba” .A sottolineare quanto una mente calma e concentrata e una respirazione adeguata siano in grado di accompagnare il corpo al raggiungimento di obiettivi inizialmente insperati.
Yoga e apnea subacquea
In questo contesto vogliamo, però, rivolgere la nostra attenzione ad un’attività in particolare quella dell’apnea subacquea. Attualmente, un numero sempre crescente di persone desiderose di esplorare le profondità del fondo sommerso ha portato alla realizzazione di numerosi siti e centri di freediving sparsi in Italia e in tutto il mondo dove poter organizzare meeting e vacanze all’insegna delle immersioni nelle varie profondità, in modo professionale ed assistito.
Nel parlare di questa disciplina sportiva non possiamo non parlare di grandi apneisti quali Jacques Mayol e Umberto Pellizzari. In particolare, vorrei focalizzare la vostra attenzione su colui che è stato ed è ancora considerato fra i più grandi apneisti di tutti i tempi: Jacques Mayol, detentore per ben dieci volte del record mondiale di apnea a partire dagli anni 80.
L’eccezionalità dei record raggiunti farebbero pensare a Mayol come ad uomo con delle capacità fisiche di gran lunga superiori alla media, In realtà viene descritto come un uomo normalissimo, con una capacità toracica media e con delle prestanze solo apparentemente inferiori a quelle di Mayorca suo grande rivale di apnea.
Un uomo normale che ha dimostrato a tutti scendendo nelle profondità, oltre ogni paura, di essere in grado di fare cose incredibili come convogliare e dirigere le energie nell’organismo, rallentare o accelerare certi processi vitali come il battito cardiaco e la respirazione sfruttando la disciplina dello yoga in apnea.
Il successo di Mayol, insegnante di apnea di profondità e insegnante di yoga, dopo i ripetuti viaggi in Oriente, nasce da una profonda e sperimentata intuizione che è diventata poi la base sulla quale verranno fissati i nuovi pilastri della preparazione subacquea.
Grazie a lui il mondo delle immersioni in apnea cambia completamente. La genialità di Mayol consiste nell’aver introdotto nella preparazione alla subacquea il binomio yoga apnea, dando prova di come ottimizzare le prestazioni in apnea grazie alle tecniche di pranayama garantisca dei margini importanti sia in termini di maggiore sicurezza che di prestazioni migliori. Prima di lui, infatti, la preparazione per l’apnea di profondità si orientava essenzialmente su tecniche a lungo andare pericolose come l’iperventilazione. Attualmente lo yoga e le tecniche di pranayama sono ormai parte essenziale delle preparazione per tutti coloro che praticano apnea a diversi livelli.
Lo yoga e gli elementi acqua e aria
Il suo contributo più importante riguarda la conoscenza del comportamento umano sott’acqua: Mayol sostiene che l’uomo al pari dei mammiferi marini possiede in natura una migliore capacità respiratoria, che se adeguatamente potenziata, prevalentemente, con le tecniche respiratorie di pranayama può consentirgli di arrivare a trattenere il respiro e quindi uno stato di apnea fino a venti minuti.
Del resto yoga ed elemento acqua hanno in comune una affinità elettiva: la fluidità. E dal momento che il nostro corpo è composto per più del 70% di acqua, possiamo anche immaginare quanto il recupero di una respirazione profonda e ben indirizzata ci dia la possibilità di usufruire al meglio di questo scambio osmotico di fluidi, che va dall’interno verso l’esterno e viceversa, regalandoci il senso pieno dell’unità e della continuità.
Per Mayol immergersi in apnea equivale ad un’azione integrante, dove l’ambiente, in questo caso l’acqua, deve poter rappresentare un luogo ospitante e rassicurante. È come il liquido amniotico in cui restiamo fino al momento della nascita e per questo in grado di ricollegarci in modo profondo al senso della vita.
Mayol fornisce anche delle indicazioni sulle tecniche respiratorie da adottare al fine dI rendere ottimale a coloro che praticano l’immersione questo rapporto tra yoga e apnea da lui sperimentato e applicato in prima persona.
Yoga e apnea: la respirazione diaframmatica
Il punto focale è l’esperienza della respirazione diaframmatica in apnea, conoscere a pieno lo sviluppo muscolare dell’azione respiratoria, imparare a esercitarla e a controllarla, comprendere lo scambio dei volumi pressori all’interno del corpo è fondamentale per mantenere l’apnea in tranquillità. A titolo di esempio, una tecnica adeguata allo scopo può essere quella della respirazione frazionata – Viloma pranayama- una tecnica in grado di rafforzare la capacità polmonare esercitandola gradualmente alle ritenzioni del respiro. Lo scopo è quello di porre le condizioni per gestire al meglio le immersione in profondità attraverso un assetto costante e garantito da un equilibrio non solo fisico ma anche mentale ed emozionale.
Umberto Pellizzeri, altro campione italiano di apnea, partendo dal percorso di yoga apnea tracciato dal suo predecessore, propone nella sua Apnea Academy una sorta di cross training tra yoga e apnea, aria e acqua, che include nelle tecniche di preparazione per gli aspiranti sub, oltre alla pratica del pranayama anche quella di asana specifici volti al potenziamento aerobico del respiro e al rallentamento dei battiti cardiaci come ad esempio le posizioni capovolte.
Viene, inoltre più recentemente documentato, come la pratica costante della meditazione sia un ulteriore punto di forza importantissimo poiché permette agli atleti non solo di gestire l’emotività e di mantenere un necessario stato di calma per tutto il tempo dell’immersione, ma anche di facilitare un più veloce recupero in caso di infortunio.
Grazie al conforto dello yoga, l’apnea è diventata l’occasione per praticare la subacquea in grande sicurezza, un’occasione per divertirsi e sperimentare un senso profondo di fluidità, di libertà e di unità in simbiosi con l’elemento circostante: una forma di meditazione praticamente perfetta.