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Posizione yoga del corvo: cos’è, come eseguirla e i benefici

La posizione del corvo è un asana di livello avanzato che richiede forza, equilibrio e concentrazione. Scopri i suoi benefici per la salute e il benessere.

 

Kakasana, la posizione del corvo, è un interessante asana di equilibrio che rientra nella categoria degli “arm balance” nello yoga. “Kaka”, infatti, in sanscrito significa corvo in.

 

Spesso viene chiamata erroneamente Bakasana, ovvero posizione della gru. Effettivamente riuscire a distinguerle se non si è praticato yoga non è semplice.

 

Kakasana prevede che le braccia siano piegate e sostengano le braccia, scaricando parte del peso. Bakasana, al contrario, porta a rimanere più lontani dal suolo e tende a proiettare il corpo verso l’alto: richiede uno sforzo più intenso nella zona addominale e un maggiore equilibrio.

 

La posizione yoga del corvo è considerata un livello intermedio, contribuendo a migliorare la coordinazione e la consapevolezza del corpo. Esistono anche delle varianti come la posizione del corvo laterale.

 

È importante praticare Kakasana con attenzione, ascoltandosi e progredendo gradualmente. Come  per tutti li asana , la regolarità e la pazienza sono la chiave per sviluppare la forza e la flessibilità necessarie per fare un’esecuzione precisa e armonica.

A cosa serve la posizione del corvo

La pratica regolare e costante di questo asana concederà una serie di benefici sia fisici che mentali. Tra i vantaggi che possono essere ottenuti segnaliamo i seguenti:

 

  • incrementa la percezione del proprio corpo, consentendo un maggiore collegamento tra mente e fisicità;
  • rinforza specificamente spalle, scapole, polsi e addome, aiutando a potenziare la parte superiore del corpo;
  • favorisce lo sviluppo del senso di equilibrio e bilanciamento, migliorando la stabilità durante la pratica;
  • stimola l’allungamento della colonna vertebrale, favorendo la flessibilità della schiena;
  • contribuisce al potenziamento dell’autostima, fornendo una sfida personale che, una volta superata, può aumentare la fiducia in sé stessi;
  • migliora la concentrazione, richiedendo un focus mentale durante l’esecuzione dell’asana;
  • calma la mente e riduce lo stress, offrendo un momento di tranquillità e concentrazione che può contrastare gli effetti negativi dello stress quotidiano;
  • distende i muscoli della schiena, delle spalle e delle braccia, promuovendo il rilassamento muscolare;
  • tonifica i muscoli addominali, consentendo di sviluppare forza nella zona centrale del corpo;
  • massaggia gli organi addominali e stimola il loro corretto funzionamento, favorendo la salute interna;
  • rende la spina dorsale e il bacino più flessibili, migliorando la mobilità e la postura;
  • attiva il terzo Chakra e il sesto Chakra, i quali sono centri energetici nel corpo secondo la tradizione dello yoga, contribuendo al benessere complessivo della persona.

 

Come si può vedere, l’esecuzione di Kakasana permette di migliorare la condizione sia del corpo che della mente, complice un potenziamento fisico e una maggiore condizione di rilassatezza e persino di calma.

Kakasana: come eseguire la posizione

Iniziando dalla posizione di Malasana, ci si accovaccia sul tappetino con le ginocchia separate fino a quando sono allineate con le spalle, posizionando i tricipiti al lato interno delle ginocchia e mantenendo costantemente questo contatto.

 

Il secondo passaggio è quello di afferrare le caviglie con le mani, garantendo che la colonna vertebrale sia ben distesa, permettendo di rilasciare tensioni lungo l’intera colonna vertebrale.

 

Le mani vanno poggiate in avanti, con le dita allargate. Il peso viene naturale trasferirlo sulle punte delle dita dei piedi, sollevando il bacino verso l’alto. A questo punto il busto si inclina in avanti, i talloni si sollevano, mantenendo le dita dei piedi a terra e il contatto tra ginocchia e tricipiti.

 

Il peso è bilanciato centralmente, con movimenti delicati dal centro alle estremità. I muscoli addominali sono attivati per garantire stabilità.

 

Passiamo ai gomiti vengono: devono essere leggermente flessi, iniziando a sperimentare l’equilibrio sollevando prima un piede e poi l’altro, prima di tentare la postura finale. Gli addominali rimangono attivi e lo sguardo è diretto in avanti o tra le mani, evitando di guardare i piedi.

 

Dovrete cercare di sollevare entrambi i piedi, mantenendo la posizione e respirando regolarmente; quindi, si ritorna gradualmente alla posizione iniziale. La chiave non è nella forza delle braccia, ma in un controllo generale del corpo, nell’ottica di un allineamento preciso, dando particolare attenzione al respiro e ricercando in ogni gesto l’equilibrio.

Conclusioni

Kakasana è una posizione che apporta energia, stabilità e concentrazione: essendo piuttosto intensa, si consiglia di prestare sempre attenzione al proprio corpo e rispettare i suoi limiti.

 

Evitare forzature e procedere con gradualità è fondamentale, senza cercare di raggiungere immediatamente la posizione finale.

 

Lo yoga non dovrebbe essere concepito come una competizione, al contrario, rappresenta un percorso interiore, un viaggio verso la consapevolezza e l’equilibrio personale.

 

Data la sua complessità, appare imprescindibile il confronto con un insegnante qualificato, in grado di fornire correzioni e guidare nella progressione in modo sicuro. Qualcosa che vale in particolar modo per un esercizio quale Kakasana, capace di regalare più di una soddisfazione a chi lo esegue.

Posizione yoga del gatto: come eseguirla, benefici e accortezze

La posizione del gatto nello yoga è una postura semplice ed efficace che può migliorare la flessibilità, la respirazione e la postura.

 

La posizione del gatto è una delle asana più conosciute sia per chi pratica yoga da tempo ma anche per coloro che si approcciano per la prima volta.

 

Il nome in sanscrito è Marjariasana, una parola composta dove Marjaria significa appunto gatto e asana posizione. Il nome non è scelto casualmente: l’esercizio ricorda proprio un felino che si stiracchia.

 

È importante chiarire però che si tratta di una postura statica in cui la schiena si inarca verso l’alto e il mento si rivolge verso il petto. La posizione dinamica corrispettiva è, infatti, Bitilasana o posizione della mucca.

A cosa serve la posizione del gatto nello yoga

Pur essendo di per sé piuttosto semplice nell’esecuzione, Marjariasana offre numerosi benefici, contribuendo a rilassare e riscaldare la colonna vertebrale, migliorare la flessibilità e preparare il corpo per sfide più avanzate, come ad esempio l’equilibrio sulle mani.

 

Entrando più nel dettaglio, contribuisce al massaggio e al tonificamento della parte bassa dell’addome, apportando un particolare giovamento all’apparato digerente, all’intestino e consentendo un’inspirazione più profonda.

 

Si tratta di un’asana consigliata per affrontare il mal di schiena e il mal di testa, grazie al suo effetto altamente rilassante. Questo può essere particolarmente utile quando il mal di testa è causato da tensioni muscolari o emotive che interessano spalle, collo o la zona dorsale.

 

La posizione è altresì efficace nel migliorare la postura, riducendo progressivamente i dolori alla schiena causati da una postura scorretta.

 

Si consiglia di praticare Marjariasana soprattutto al mattino, per stimolare la corretta mobilità della colonna vertebrale dopo il riposo notturno. È infatti considerata una delle posizioni ideali per iniziare la giornata con energia.

Come fare la posizione del gatto in modo corretto

Si parte a quattro zampe: le mani devono essere posizionate sotto le spalle e alla medesima larghezza, mentre le ginocchia devono trovarsi sotto il bacino e alla stessa larghezza dei fianchi. La testa deve rimanere in posizione neutra.

 

Il peso del corpo va distribuito uniformemente tra le gambe e le braccia. È possibile che inizialmente risulti complesso: tale consapevolezza corporea si svilupperà con il tempo, diventando un aspetto naturale della pratica. Una delle tante cose da ricordare, infatti, è che lo yoga è pazienza!

 

Dopo aver assunto la corretta posizione, inspirando profondamente, iniziare ad inarcare la schiena verso il basso, sollevando contemporaneamente il busto e alzando il mento, dirigendo lo sguardo verso l’alto.

 

Nel momento dell’espirazione, raddrizzare la schiena e sollevare la parte centrale della spina dorsale, immaginando di formare una sorta di “gobba”. Contemporaneamente, inclinare la testa verso il basso, portando il mento verso il collo e cercando di focalizzare lo sguardo sull’ombelico.

 

La posizione si conclude in questo modo, e si può procedere a ripetere il movimento.

Conclusioni

In questo articolo ci siamo soffermati sulla posizione del gatto nello yoga rappresenta una delle asana fondamentali, indicata per aumentare la flessibilità della schiena (e non solo, come abbiamo avuto modo di vedere).

 

Come in tutti gli esercizi, è essenziale prestare attenzione ai possibili rischi, specialmente nel caso di gravidanza o in presenza di lesioni alla colonna. Per praticare yoga è necessario essere seguiti da insegnanti qualificati ed esperti, così da trarre i maggiori benefici possibili.

 

Filosofia yoga: cosa significa e come metterla in pratica

La filosofia dello yoga, dalle sue origini ai suoi principi, fino ai benefici che può apportare alla tua vita e come metterla in pratica.

Ha senso parlare di filosofia dello yoga? La risposta non può che essere affermativa dal momento che in ogni gesto che si compie durante la pratica c’è dietro una storia millenaria.

Teoria e pratica vanno insieme nello yoga. In questo articolo analizziamo perché, proponendo una panoramica dei principi che ne stanno alla base e soffermandoci sulle sue origini. Ricordiamo che questi brevi articoli hanno un intento semplicemente divulgativo, rispetto ad un argomento che, nella fattispecie, meriterebbe un ben più ampio e dettagliato approfondimento.  

Quali sono i principi base dello yoga

La filosofia yoga è molto più del semplice stare sul tappetino ed eseguire posizioni più o meno complesse. Lo dimostra il pensiero dello Yoga Sutra di Patanjali, che racchiude quelli che potremmo considerare come i principi dello yoga. Il celebre Maestro individua un percorso che si basa su otto stadi o rami, ovvero:

 

  1. Principi morali ed etici aventi valenza universale: Yama.
  2. Principi guida a livello personale: Niyama.
  3. Posizioni: Asana.
  4. Gestione del respiro: Pranayama.
  5. Gestione dei sensi: Pratyahara.
  6. Concentrazione: Dharana.
  7. Meditazione: Dhyana.
  8. Grazia, contemplazione: Samadhi.

 

La filosofia dello yoga è da intendere come una sorta di bussola che aiuta a trovare la direzione più giusta per la persona in armonia con ciò che la circonda e nel rispetto di sé stesso e dell’altro. Qualcosa che entra in campo nelle situazioni più semplici, ma anche in quelle più delicate e complesse, e che riguarda l’individuo molto da vicino.

La filosofia dello yoga è sostanzialmente un vademecum da perseguire qualora si voglia vivere una vita piena, rilassata e gioiosa.

Considerando che la nostra vita non sempre scorre senza problemi ed afflizioni,

negli Yoga Sutra di Patanjali, il testo appunto più rappresentativa della filosofia yogica, possiamo trovare delle autentiche perle di saggezza che, se vogliamo, ci consentono di gestire al meglio anche i momenti più difficili.   Per questo la filosofia dello yoga è da considerarsi ancora oggi di una modernità assoluta.

Che cosa insegna lo yoga

Per capire che cos’è lo yoga è importante conoscere “come si scrive yoga”, o meglio, cosa significa. Il termine deriva dal sanscrito “Yug” e può essere tradotto in italiano con l’espressione “unione in perfetto equilibrio”.

Indica, quindi, la perfetta comunione e persecuzione del benessere di tutto ciò che riguarda il corpo, la mente e lo spirito, a fronte di una ricerca che vede questi aspetti andare di pari passo.

Ciò avviene attraverso la consapevolezza di sé e un controllo completo dei fattori sensoriali nonché di quelli mentali, nell’ottica di far diventare l’intelletto saggio: è così che è appare possibile raggiungere lo stadio più elevato.

Le origini dello yoga, dove nasce

Abbiamo fino a questo momento analizzato in cosa consiste la disciplina, ma quali sono le origini dello yoga, esattamente? Si perdono, in realtà, lontano nel tempo, durante gli albori della civiltà.

Le testimonianze rinvenute portano una datazione a circa 12.000 anni fa, questo per quanto riguarda i ritrovamenti fossili.

Le prime citazioni scritte, invece, sono riconducibili ai Veda e risalgono a un periodo compreso tra il 1500 e il 500 a.C. Sono quindi anch’esse antichissime. Il territorio di riferimento è quello dell’India Settentrionale.

Il sapere che sta alla base della filosofia dello yoga è stato strutturato e organizzato dal Maestro Patanjali con lo Yoga Sutra.

Conclusioni

Oggi vi abbiamo proposto una panoramica sulla filosofia yoga. In quanto tale, è da considerarsi come una fotografia delle informazioni principali utile a conoscere che il risultato di quanto si fa sul tappetino parte da lontano e ha uno scopo ben preciso. Esso sfocia in un percorso personale e al contempo condiviso.

Una storia millenaria, in costante evoluzione, incentrata su un sapere che poggia su principi saldi e codificati da ormai moltissimo tempo, capace di non perdere di attualità né di valore, risultando di immediata comprensione a tutti gli angoli del pianeta.

Yoga per bambini: come iniziare e quali posizioni provare

Le posizioni yoga più adatte ai bambini di tutte le età, per aiutarli a sviluppare la flessibilità, l’equilibrio e la concentrazione.

Lo yoga, con allungamenti e torsioni in sequenza, promuove un senso di benessere diffuso, dal corpo alla mente. Negli ultimi anni, però, si è diffuso anche lo yoga per bambini e bambine, un’esperienza divertente ma anche un modo per aiutare i più piccoli a sviluppare maggiormente la percezione del movimento.

La pratica può essere svolta comodamente a casa, seguendo video guidati insieme alla mamma e al papà, ed è stata integrata, talvolta, come attività a scuola, oltre ad essere sempre più offerta nei centri specializzati.

In questo articolo scoprirete a cosa serve lo yoga per bambini e che posizioni o movimenti sono più adeguati, ma intanto perché far inserire lo yoga fin dalla più tenera età?

Non solo migliora la postura e previene problemi derivanti da fattori come lo zaino (e il suo peso considerevole) ma contribuisce al rilascio delle tensioni, gestendo lo stress e riducendo l’ansia.

Inoltre, migliora il tono muscolare, l’equilibrio e l’elasticità, contribuendo all’adozione di una postura corretta durante le diverse fasi della crescita. Ma entriamo più nel dettaglio.

A cosa serve lo yoga per i bambini

Lo yoga offre una gamma diversificata di benefici che vanno ben oltre l’esercizio fisico.

Contribuisce al miglioramento della salute cardiovascolare, dell’elasticità e dell’equilibrio, mentre simultaneamente favorisce la concentrazione, l’espressione libera, la consapevolezza corporea e respiratoria, nonché la gestione della calma.

Come per gli adulti, questa pratica si dimostra particolarmente efficace nel ridurre lo stress, l’ansia e comportamenti aggressivi, integrandosi anche positivamente con una eventuale terapia cognitivo-comportamentale.

Molti infatti sono i bambini anche al di sotto dei sette anni di età soffrono di ADHD (sindrome da deficit di attenzione) : la disciplina dello yoga con le sue tecniche può adiuvare efficacemente nel ristabilire un ordine nello sviluppo neuropsichico di questi bambini e adolescenti.

Lo yoga sviluppa la flessibilità, la forza, l’equilibrio e promuove una corretta dinamica respiratoria. Solitamente praticato in piccoli gruppi guidati da un insegnante, può altresì essere svolto a casa, così da implementare con la costanza i benefici ottenuti in presenza.

Che posizioni fare nello yoga per bambini?

Durante una sessione, si inizia con una fase di rilassamento e respirazione controllata per abbassare le tensioni. Successivamente, vengono eseguite una serie di “Asana”, o posizioni da mantenere, spesso con nomi ispirati agli animali per catturare l’attenzione dei bambini.

Il cane

Ginocchia a terra, mani davanti. Sollevare il fondoschiena verso l’alto e muoverlo, come fa un cane con la coda quando è felice. È consentito anche abbaiare!

Questo asana rafforza la muscolatura della schiena e allunga quella del retro delle gambe. Questo esercizio fa bene ai più piccoli che trascorrono molto tempo seduti a scuola.

L’albero

Questo esercizio stimola l’equilibrio.

Mettere in appoggio il piede sinistro, sollevare il destro fino alla coscia della gamba sinistra e appoggiare il tallone. Se così è troppo difficile, anche contro il polpaccio va bene. Ora la sfida è l’equilibrio. Fissare con lo sguardo un punto davanti nello spazio aiuta a trovare la concentrazione.

Congiungere i palmi, con le punte delle dita direzionate in alto. Distendere le braccia fin sopra la testa. Eseguire la stessa sequenza con l’altra gamba.

Il gatto

Ginocchia a terra, si posizionano le mani davanti a sé. Si può quindi inarcare la schiena imitando il movimento di un gattino, cercando di sollevarla verso l’alto con la punta del naso rivolta alle ginocchia. Questo esercizio contribuisce all’estensione dei muscoli della schiena e della nuca.

Il cobra

Ci si mette in posizione completamente prona e distesa sul ventre, con solo le punte delle dita dei piedi a toccare terra. Si possono appoggiare i palmi al suolo all’altezza delle spalle. A questo punto, si solleva il capo e il petto guardando l’alto, imitando il movimento di un cobra che stende il collo. È possibile sibilare leggermente, simile al suono di un serpente.

Yoga per la schiena: diventare flessibili e ridurre il mal di schiena

Esercizi yoga da praticare per aiutarti a migliorare la flessibilità della schiena, rafforzare i muscoli e ridurre il dolore.

 

Il mal di schiena affligge molte persone: stiramenti eccessivi dei muscoli, sollevamento errato di oggetti, postura scorretta prolungata sono solo alcune delle cause.

 

Lo Yoga può essere un’ottima soluzione: non solo si tratta di una disciplina che ha numerosi benefici, ma grazie a precisi asana permette di fortificare la schiena, rendendola flessibile e soprattutto alleviando i fastidi.

Quali sono gli esercizi che fanno bene alla schiena

Lo Yoga rappresenta uno strumento potentissimo per il benessere e per allentare le tensioni. Ma quali sono gli esercizi consigliati per la schiena? Tra i tanti ecco i 5 più conosciuti e praticati.

Balasana

Chiamata anche la posizione del bambino, offre benefici significativi per il dolore alla schiena, contribuisce ad allungare la colonna vertebrale, a favorire la circolazione sanguigna ed a eliminare lo stress.

Marjariasana e Bitilasana

Si tratta delle posizioni del gatto e della mucca. Utili per allungare la parte inferiore della schiena, possono essere eseguite in modalità dinamica, come nel Vinyasa.

 

Alternare le due posture è ideale per riscaldare le articolazioni della colonna e ridurre le tensioni lungo tutta la schiena, dal coccige alla zona dorsale, fino alla cervicale. Si ripete la sequenza al ritmo del respiro, avendo cura di far partire sempre il movimento dal bacino, come se fosse un’onda che si propaga fino alla cima della testa.

Adho Mukha Svanasana

Nota come la posizione del cane a faccia in giù, rappresenta uno degli asana più diffusi in tutti gli stili di Yoga, soprattutto nel contesto dinamico come transizione nel Saluto al Sole.

 

Tra i benefici: la distensione della colonna vertebrale e il sollievo dai dolori alla schiena, il rafforzamento di braccia e spalle, l’apporto di energia all’intero corpo, sollievo dallo stress e dalla stanchezza.

 

Uttanasana

Conosciuto come il piegamento in avanti in piedi (forward fold), rappresenta una delle posizioni fondamentali nello Yoga, mirata allo sviluppo della flessibilità e al rilassamento dei muscoli delle gambe e della schiena, apportando benefici significativi alla colonna vertebrale.

 

La pratica regolare e costante di Uttanasana offre numerosi benefici psicofisici: la riduzione dello stress, la distensione e il rinforzo dei muscoli di gambe, schiena, collo e ginocchia. Influenza positivamente l’apparato digerente stimolando lo stomaco e migliorando la digestione.

Ardha Matsyendrasana

Nota come posizione della torsione seduta o posizione Yoga del Saggio Matsyendra, è un asana dell’Hatha Yoga che implica una torsione della schiena, lavorando su tutte le vertebre della spina dorsale. Quest’asana si rivela benefica nell’ alleviare i dolori da sciatica, distendere e rendere più flessibile la colonna vertebrale, migliorare la postura e attenuare il mal di schiena.

 

Posizioni Yoga da evitare quando hai dolore alla schiena

Le posizioni yoga da evitare quando si avverte dolore alla schiena tendono a variare in base al momento che attraversa di volta in volta la persona. La loro conoscenza è essenziale per garantire un approccio sicuro e adatto alle condizioni individuali. In presenza di dolore acuto, è consigliabile attendere che l’area interessata si sfiammi prima di eseguire qualsiasi asana.

 

È opportuno evitare posizioni yoga che implicano un intenso inarcamento della schiena, come Ustrasana (la Posizione Yoga del Cammello), Dhanurasana (la Posizione Yoga dell’Arco), e Urdhva Dhanurasana (la Posizione Yoga dell’Arco verso l’alto).

 

In ogni caso, è fondamentale ascoltare attentamente il proprio corpo e rispondere in modo appropriato a ogni segnale che esso trasmette.

 

 

Le migliori posizioni yoga per aumentare la flessibilità

L’adozione di una pratica yoga mirata può notevolmente contribuire all’aumento della flessibilità, fornendo benefici sia fisici che mentali.

 

Quando accompagnate da tecniche di respirazione lenta e costante, asana non solo liberano la tensione fisica ma apportano anche benefici a livello mentale, riducendo lo stress complessivo.

 

Tra le posizioni yoga che favoriscono l’aumento della flessibilità e contribuiscono a rafforzare muscoli e articolazioni troviamo:

 

  • Supta Padangusthasana
  • Dhanurasana
  • Garudasana

 

Conclusioni

In questo articolo dedicato allo yoga per la schiena abbiamo passato in rassegna alcuni asana più indicati per alleviare il dolore, quelli che sarebbe meglio evitare e quelli che aumentano la flessibilità.

 

Si consiglia di partecipare alle sessioni con insegnanti qualificati ed esperti, preferibilmente in presenza almeno una o due volte alla settimana.