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Posizioni yoga di coppia: benefici e come praticarle insieme

Lo yoga di coppia rafforza il legame con il partner. Scopri i benefici delle asana e come praticarle facilmente per migliorare la sintonia.

 

Si tende a pensare allo yoga come a una disciplina da praticare in solitudine, in silenzio, mettendosi alla prova sul tappetino e focalizzandosi sul respiro, sulle posizioni.

Ciò è certamente vero ma allo stesso tempo questa pratica antichissima presenta una forte dimensione sociale, legata all’interazione con l’insegnante e a quella con le altre persone che decidono di avvalersene, all’interno della singola classe e non solo.

Il termine yoga, infatti, ha un significato complesso da definire ma una cosa è certa: denota al suo interno una matrice, anche semantica, di unione e condivisione.

Pertanto, sono diverse le posizioni yoga di coppia, ovvero da fare in due. Si tratta di asana che presentano benefici importanti, incentivando una relazione più proficua a livello energetico, mentale, fisico ed emotivo.

 

Come si chiama lo yoga di coppia

Le posizioni yoga di coppia sono altresì conosciute con una denominazione ben precisa, ovvero “partner yoga”, dove per partner si intende qualsiasi persona con cui viene svolta la pratica, a prescindere dall’età e dal tipo di legame che sussiste di prassi.

Parliamo, infatti, di asana adatte anche a bambini e anziani, che si trovano così a ottenere una mobilità fisica ottimale, avendo modo di sviluppare relazioni sociali autentiche.

Il partner yoga non va confuso con lo yoga acrobatico, altrimenti noto come acroyoga, con cui ha in comune il fatto di effettuare posizioni yoga in coppie. Questo stile trae ispirazione dal mondo circense e si distingue per movimenti con un alto tasso acrobatico.

 

3 Posizioni yoga di coppia

Ogni posizione yoga di coppia si distingue per specifici benefici. Pertanto, sono davvero tante le asana che è possibile eseguire in due. Ne abbiamo selezionate tre, scopriamole insieme.

Matsyasana o posizione del Pesce

Un asana che richiede una certa elasticità e mobilità a livello soprattutto di torace, anche e addome. Si può praticare in coppia in vari modi, tutti con un minimo comune denominatore: a fare la differenza è una sorta di gioco di sguardi che si viene a creare. È quindi importante che alla base sussista una relazione basata sulla complicità.

Vrksasana o posizione dell’Albero

Una delle posizioni yoga di coppia più semplici, almeno all’apparenza.

L’asana riprende quello classico a forma di albero. Quando si è in due è necessario fare in modo che aderiscano i fianchi esterni, unendo i palmi delle mani opposte e poggiando le gambe esterne a quelle che acquisiscono, invece, dei punti di contatto. Un esercizio particolarmente piacevole e che può essere eseguito da tutti, ma richiede un alto livello di concentrazione.

Ardha Chandrasana o posizione della Mezza Luna

Una posizione, come la precedente, di equilibrio, in grado di rafforzare soprattutto la parte bassa del corpo e di offrire diversi vantaggi a livello posturale, energetico e mentale. Il contatto è maggiore rispetto alle altre asana, così come la sincronia, dal momento che si appoggia una gamba e un braccio a terra, mentre si allunga l’arto opposto. Il tutto schiena contro schiena.

 

Conclusioni: i benefici del partner yoga

I benefici delle pose di yoga di coppia sono davvero tanti. Si tratta infatti di asana che è molto utile integrare insieme a quelli eseguiti individualmente.

Ogni posizione yoga di coppia porta ad aprirsi, a mettersi in gioco, a divertirsi, a prendere meno sul serio il lavoro – comunque profondo – che viene fatto sul tappetino. Ad avere meno vergogna, ad accettare con più leggerezza se stessi e gli altri, mostrandosi per quello che (davvero) si è.

YOGA E MEDITAZIONE

“La meditazione possiede il potere di raffinare il nostro sguardo sulle cose, fino a quando sono le cose stesse a mostrare la loro pura essenza e a insegnarci la vita.

Molto spesso tra le pieghe di un caos assordante, discende su di noi il silenzio delle parole e, miracolosamente, qualcosa si illumina e diviene chiaro.” Andrea Boni.

YOGA E MEDITAZIONE

VIA GRANDE 189:  martedì e venerdì 7.30 – 8.45 a.m.

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Con ELISABETTA FEDELI – Insegnante di yoga e meditazione

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Meditazione e respirazione: come funzionano e come sono connesse

Meditazione e respirazione influenzano positivamente la vita quotidiana, approfondiamo le tecniche più efficaci di respirazione.

 

Meditazione e respirazione sono due aspetti intrinsecamente legati nello yoga e consentono di ottimizzare i benefici fisici, mentali e spirituali della singola sessione.

Il respiro è infatti uno degli strumenti più potenti di questa disciplina antichissima e imparare a concentrarsi su di esso può rivelarsi a volte tutt’altro che semplice: comporta infatti una ricerca interiore che accompagna la persona tutta la vita.

Uno dei Maestri di yoga attualmente più affermati è solito insegnare che “esistono tante respirazioni quanti sono i nostri stati emozionali” : questa è sicuramente la difficoltà più importante nel meditare.

La meditazione è un percorso graduale verso l’ auto-riconoscimento  della nostra natura essenziale e il respiro interfacciandosi direttamente come l’espressione più immediata della nostra vita è il supporto più naturalmente coinvolto nella gestione della nostra mente.

In questo articolo analizziamo il rapporto di scambio che lega respirazione e meditazione, connesse tra loro in maniera intima, profonda e imprescindibile.

 

Come si respira quando si medita

Esistono diverse tecniche di meditazione per un respiro consapevole. Esse hanno in comune un movimento che interessa in primo luogo il diaframma: il muscolo che più di ogni altro si occupa di regolare la respirazione, consentendo l’attivazione esatta del torace e dell’addome sia durante la fase di inspiro che in quella di espiro.

Il diaframma influisce perciò in maniera profonda sulle contrazioni che interessano le altre parti del corpo coinvolte durante la respirazione nella meditazione. Il flusso che porta da una fase all’altra dovrà essere fluido, lineare e naturale, privo di forzature. Questi gli step base che interessano il respiro nella meditazione:

  1. la persona si siede in una posizione comoda. La più comune è quella a gambe incrociate con, se necessario, un cuscino a sostegno per mantenere la schiena in posizione corretta ed eventualmente un telo sotto le ginocchia, sempre per una maggiore comodità. Nulla vieta di adagiarsi su una sedia oppure di adottare altre posizioni: l’importante è riuscire a portare l’attenzione sul respiro;
  2. inspirazione: si introduce aria dal naso, con la bocca chiusa, pensando di indirizzarla verso l’addome;
  3. quando si arriva quasi all’apnea si fa una leggera pausa, non troppo lunga in modo da non fermare il flusso del respiro. La sensazione che deriva da questo piccolo gesto è generalmente di una maggiore serenità;
  4. espirazione: si butta fuori l’aria con un tempo simile a quello dell’inspirazione;
  5. consigliamo di contare i tempi in cui si inspira e quelli in cui si espira (che dovrebbero essere uguali o molto simili come accennato poc’anzi) per poi dilatarli con dolcezza, allungandoli;
  6. è possibile fare una seconda pausa oppure ricominciare con un nuovo respiro.

 

Meditazione e respirazione: una pratica antichissima

Meditazione e respiro sono due aspetti basilari di qualsiasi stile dello yoga. Su entrambi si sono soffermati diversi maestri nel corso dei secoli, a cominciare da Patanjali nello Yoga Sutra, il quale ha analizzato in particolare la fase del pranayama: essenziale per gestire il respiro nella meditazione.

Ricordiamo che la meditazione è un momento della pratica che dovrebbe esserci sempre alla fine di qualsiasi sessione. Presenta diversi benefici, portando la persona a connettersi profondamente con se stessa. Qualcosa che è possibile grazie al connubio costante tra meditazione e respirazione.

 

Conclusioni su meditazione e respirazione

Oggi abbiamo visto come impostare respiro nella meditazione, almeno a livello base. Si tratta, pertanto, di un vero e proprio mondo da esplorare, cosa che si riesce a fare in maniera più approfondita durante le lezioni, imparando ulteriori tecniche da sviluppare in relazione ai chakra e al proprio percorso individuale.

In tal senso, il confronto con insegnanti esperti e preparati si rivela un vero e proprio valore aggiunto, confermando l’importanza della dimensione relazionale nello yoga.

Capire quali chakra sono bloccati e sbloccarli con la meditazione

Questo articolo riveste solo carattere divulgativo, senza avere pretesa alcuna di approfondire un tema così importante come il sistema dei chakra, Un sistema che affonda le sue radici nell’India antica delle Upanishad e le cui origini risultano per molti ancora molto complesse e perfino oscure e proprio per questo, possono dare origine a diverse teorie e interpretazioni di gusto, a volte, prettamente new age.

 

Quando si è stanchi, sia fisicamente che mentalmente, è necessario cercare delle soluzioni che ci permettano di ritrovare il benessere psicofisico per non lasciarsi sopraffare dallo stress che ci trasmette tutto ciò che ci circonda e che non va.

Non è così facile da intuire, ma spesso quando ci sentiamo senza energie si è soliti leggere che probabilmente i nostri chakra, cioè i centri energetici responsabili del nostro benessere a 360 gradi, sono chiusi.

Cosa significa? Semplice, ogni chakra diffonde il prana alle regioni vitali assicurando una buona salute. MA è anche necessario sfatare un luogo comune: i chakra non si aprono e non si chiudono come se fossero dei rubinetti e soprattutto non c’è nessuno che possa cambiare uno “status quo” al posto nostro se non la nostra la nostra capacità di indirizzare la nostra energia e la nostra coscienza.

Ogni chakra è anche circondato da un determinato elemento, se questo si blocca limita anche il movimento del chakra che così si rallenta, non permettendo la diffusione del prana nella regione locale, causando i problemi che si percepiscono sia nella mente che nel corpo.

Capire come sbloccare i chakra è molto importante per ritrovare la giusta energia psicofisica e un grande aiuto arriva dalla meditazione.

 

Come si fa a sbloccare i chakra

Se abbiamo capito che un chakra è bloccato è necessario trovare rimedi efficaci per ritrovare il nostro benessere. E il rimedio sicuramente efficace a nostra disposizione è la Meditazione.

Come accade per lo yoga non è insolito trovare termini quali Meditazione e chakra rappresentati come un binomio ideale per risolvere il problema e poter godere così di un perfetto funzionamento di mente, corpo e spirito. Questo binomio, in realtà, si rifà ad un testo del più recente X secolo – Gorakshashatakam – che voleva appunto dare istruzioni su come meditare sui chakra. Questo è solo uno dei testi che ha permesso al nostro Occidente la presa di coscienza dell’esistenza meno materiale di un corpo energetico, più sottile e delle modalità per poter interagire con le correnti praniche che lo attraversano.

In realtà la Meditazione non necessita di “etichette” è una pratica di ascolto e di riconoscimento della nostra natura essenziale. Attraverso la ritrazione dei sensi più grossolani e il riassorbimento della mente “ordinaria” permettiamo al nostro prana di veicolare nuovamente senza blocchi sbloccando conseguentemente i nostri chakra.

Il punto fondamentale è di concentrare tutta l’attenzione su quello che è il chakra bloccato, spingendo l’energia in quell’area specifica utilizzando elementi importanti come mantra, mudra e le tecniche di respirazione, sempre preziose.

Altri strumenti da impiegare per raggiungere l’obiettivo sono le affermazioni, cioè frasi positive che possono riuscire a rimuovere i blocchi mentali, canalizzando l’energia positiva e sbloccare i chakra.

 

I 7 chakra principali

Le pratiche per favorire il benessere psicofisico si basano sui 7 chakra principali che formano un canale energetico e va dal coccige al capo seguendo la colonna vertebrale.

Vediamo quali sono.

Muladhara

Muladhara è il chakra della radice e si trova alla base della spina dorsale. Rappresenta la stabilità psichica e quando è bloccato causa carenza di energie, mancanza di fiducia e scoraggiamento, diffidenza e altri disturbi legati al tratto intestinali come, ad esempio, dissenteria e stitichezza.

Svadhistana

Svadhistana è il chakra sacrale. Si trova sotto l’ombelico ed è collegato alle gonadi. Rappresenta la voglia di vivere e il centro del piacere.

Se è bloccato si manifestano sensazioni come rammarico, senso di colpa e repressione sessuale.

Manipura

Manipura è il chakra del plesso solare e si trova nell’area della metà superiore del ventre. Collegato al pancreas, rappresenta la capacità di agire con energia, autostima e autonomia. Quando è bloccato ha questi sintomi: freddezza, indifferenza, insicurezza, resistenza ai cambiamenti, eccessiva competitività e non solo.

Anahata

Si tratta del chakra del cuore e si trova al centro della gabbia toracica. Rappresenta la capacità di amare emotivamente e quando è bloccato possiamo sentire sensazione come: difficoltà nei rapporti umani e rifiuto della responsabilità, oltre che dolori alla colonna vertebrale e alle spalle.

Vishuddha

Chakra della gola, Vishuddha è collegato alla tiroide. In questa sede scorrono la capacità di comunicare e la creatività. Quando è bloccato si manifestano inibizioni, timidezza, difficoltà ad esprimere pensieri e sentimenti, mal di gola, mal di denti.

Adjnia

Si tratta del chakra della fronte e si trova in mezzo alle sopracciglia. Collegato all’epifisi è sede dello spirito e dell’intelletto. Se è bloccato possiamo provare difficoltà di concentrazione e apprendimento, mancanza di fantasia, pensieri negativi, mal di testa, debolezza visiva.
Sahasrara

Sahasrara

Chakra della corona, si trova alla sommità del capo. Legato all’ipofisi, è il centro della spiritualità. Quando è bloccato si possono manifestare attaccamento alle cose materiali, apatia e vuoto.

Appunti di pratica personale

La meditazione non è circoscritta alla sola capacità di mettersi seduti e cercare il silenzio della nostra mente. Spesse volte questo non funziona perché dopo un po’ prevale un senso di inquietudine che ci impedisce di restare sul nostro cuscino.

 

Nella mia esperienza personale avvalersi del supporto di piccole cose o di semplici gesti quotidiani può aiutare moltissimo nel prendere gradualmente familiarità con l’atteggiamento meditativo, prima ancora di sedersi.

Meditare è indossare un’attitudine di piena presenza attraverso la quale guardare quotidianamente alla nostra vita.

Ricordo ancora la saggezza della nonna:” prima di parlare conta fino a dieci, dopo di che valuterai ancora se sia il caso di parlare oppure no”: solo più tardi ho compreso il senso di quelle parole, quello che era un invito a prendere la distanza necessaria a guardare in modo più rilassato alla relazione che prima di tutto abbiamo con noi stessi e con la nostra vita. Un invito a prenderci il tempo occorrente a notare lo schema che sta alla base dei nostri pensieri ed abbandonarlo.

Possiamo imparare a meditare iniziando a soffermarci sulle piccole cose, ad esempio:

Provate a cogliere, prima ancora di berlo, l’aroma che emana il vostro caffè nel momento stesso in cui incontra la base del vostro naso; a seguire, permettevi di soffermarvi sulle diverse sensazioni che il caffè sprigiona quando impatta con le papille gustative nell’istante in cui incontra la punta della vostra lingua;

Poi lasciate il tempo al caffè di avvolgere le pareti interne della vostra bocca per poi scivolare caldo lungo la gola e infine giù fino alla bocca del vostro stomaco.

Momenti diversi che ad ogni passaggio vi restituiscono percezioni diverse: provate semplicemente a restare presenti accoglienti durante tutto questo percorso senza anticipare, senza possedere o privilegiare niente. Permettete alla vostra mente di riposare, di riassorbirsi in sé stessa e di ritrovare il suo stato originario.

Provate a familiarizzare con lo stato di una mente meditativa e scoprirete il segreto della gioia.

Imparare l’arte della meditazione richiede impegno, costanza, tenacia.

Meditare è un processo di conoscenza e di evoluzione personale continua che si interfaccia con la nostra vita e come tale occorre comprendere che non tutti i giorni sono uguali, ci saranno forse giorni no, ma sarà proprio in quei giorni che dovremmo non mollare la presa per poter riconoscere attraverso le differenze che emergono la chiave che ci consente di cambiare il nostro stato mentale e tornare a vedere la realtà per quello che è.

La meditazione alimenta il desiderio della meditazione

Importante iniziare dandosi dei piccoli obbiettivi con l’intento di ampliarli gradualmente: iniziare con pochi minuti per poi spostare l’asticella del traguardo sempre un po’ più in là potrà nutrire e consolidare l’interesse verso noi stessi e il nostro benessere grazie ad una pratica di graduale riconoscimento del nostro potere interiore, sempre presente e sempre disponibile.

Meditare ci insegna che esiste un’intelligenza di innata di saggezza che non appartiene al comune pensare e che ci fa comprendere qual è il ruolo nella nostra vita, valorizzandola.