Occorre ri–orientarsi verso la tradizione. Parte seconda. HATHA YOGA | Yoga Time Livorno

Occorre ri–orientarsi verso la tradizione. Parte seconda. HATHA YOGA

Occorre ri-orientarsi verso la tradizione. Parte seconda. HATHA YOGA

Prima di parlare dell’Hatha Yoga, protagonista di questo articolo, diciamo che l’universo dello Yoga è molto ampio ed è costituito da varie forme, ognuna delle quali ha radici antichissime e profonde. Attualmente, in Occidente esiste la cattiva abitudine di adattare lo Yoga  alla richiesta di un pubblico sempre più esigente. Sono nate così delle “tipologie di Yoga” che non hanno niente a che vedere con questa antichissima e nobile disciplina.

Parlo di ginnastiche che non si basano su nessuna delle dottrine e delle peculiarità che sono state accuratamente tramandate nei secoli. Vengono semplicemente utilizzate le posizioni proposte, spogliandole di ogni loro ricchezza simbolica ed energetica, ignorando le caratteristiche fondamentali dello Yoga. Questa a mio avviso è una mancanza di rispetto imperdonabile. È come un sopruso nei riguardi di una dottrina che si vede privata di tutte le sue potenzialità.

Analizzando le varie forme di Yoga che sono arrivate a noi grazie a testi antichi, che hanno codificato le loro caratteristiche, possiamo subito accorgerci come esse sono strettamente in relazione tra di loro. Ognuna ha bisogno dell’altra per completarsi e determinare un percorso stabile e progressivo che ci porta al fine ultimo.

Hatha Yoga

Hatha Yoga letteralmente significa  “Yoga dello sforzo” e quindi implica un elemento di forza ed energia. Tale sforzo, può essere identificato come l’intenzione di eseguire e mantenere le varie posizioni che lo rappresentano, ma anche come la forte determinazione a eseguire la pratica con costanza per raggiungere uno stato di meditazione profonda.

Certamente la componente fisica è fondamentale in questa forma di Yoga. Tuttavia, non dobbiamo fare l’errore di identificarla con una semplice ginnastica. Sono molteplici gli elementi che compongono questa disciplina e ognuno rappresenta una parte integrante che non deve essere trascurata.

In Occidente è stato erroneamente identificato con una “super ginnastica” che ha il fine di ottenere un’ottima forma fisica. Non è mia intenzione smentire questa credenza. In, effetti le posizioni e le pratiche che la compongono aiutano a conseguire uno stato di salute fisico. Ma non è questo il suo fine. In realtà, il corpo è uno dei tanti strumenti utilizzati da questa disciplina per raggiungere l’unione tra il microcosmo individuale e il macrocosmo universale. Quindi forse “Unione” è la parola che più la identifica, infatti il termine yoga letteralmente significa “soggiogare”, “unire” appunto.

Unione tra il corpo e la mente, unione con l’universo, unione dell’inspiro e dell’espiro, per raggiungere uno stato di non dualità e di perfetto raccoglimento (Samadhi).

Gli elementi fondamentali

Shatkarma, i sei atti di purificazione, utilizzati per eliminare le impurità dall’organismo. Ad esempio “Nati” è la pulizia del naso e “Kapalabati” la respirazione addominale rapida;

  1. Asana, sono le posizioni, spesso accompagnate da contrazioni  (Bhanda)
  2. Pratyahara, che consiste nel ritiro dei sensi dagli oggetti esterni verso l’interno.
  3. Mudra, che sono dei gesti eseguiti con le mani o con il corpo.
  4. Pranayama, cioè il controllo del respiro.
  5. Dharana, che rappresenta lo stato di concentrazione ininterrotta su un punto.
  6. Dhyana: La meditazione.
  7. Samadhi, che è uno stato di profonda concentrazione, in cui l’oggetto pensato e colui che pensa svaniscono.

Hatha Yoga: punti di incontro con le altre forme di Yoga

L’Hatha Yoga pur avendo una sua morfologia definita, presenta dei punti di incontro con altre forme. Alcune contrazioni, come quella anale e quella addominale, hanno la capacità di risvegliare l’energia vitale, creando un collegamento con Kundalini Yoga.

Per quanto riguarda il Raja Yoga, esso ha una stretta connessione con lo Hatha Yoga. Si può senza dubbio affermare che non è possibile comprenderne uno senza la comprensione dell’altro. Lo Yoga regale può essere definito come il coronamento spirituale al quale si arriva con la pratica dello Yoga. Questa forma è stata tramandata, come le altre, verbalmente, ma è stata poi codificata da Patanjali che l’ha sintetizzata in 94 aforismi detti sutra.

Essa si basa sul concetto che l’universo è costituito da due entità fondamentali, Purusa e Prakrti. Questi coesistono uno accanto all’altro, senza mai miscelarsi. Il termine Purusa ha il significato di uomo in tutte le sue accezioni, il  principio vitale, l’anima, colui che è testimone di ogni cosa. La Prakrti, invece rappresenta la natura, costituisce tutto ciò che ci circonda, dalla materia che forma le stelle e i pianeti, a quella che forma il corpo di ogni creatura, fino alla sottilissima essenza che costituisce la psiche. Tutto è Prakrti, anche ciò che è stato creato prima.

Patanjali riassume e organizza questa forma di Yoga ed espone tecniche di meditazione già utilizzate volte a sopprimere l’attività mentale. Come viene spiegato nel secondo sutra : YOGA CITTA VRTTI NIRODHA” cioè “ lo Yoga è la soppressione delle modificazioni (interferenze) della mente. Questo silenzio della mente, e la mancanza di ogni distrazione permettono il sorgere della coscienza di sé. Ogni forma di yoga ha questo fine supremo.

Approfondiamo il significato dello Hatha Yoga

Ritornando all’etimologia della parola Hatha, abbiamo detto che contiene il significato di sforzo, e infatti questa dottrina è imbevuta del concetto di forza. Basta pensare alla tensione dinamica presente, sia nelle asana, che nelle contrazioni esercitate in determinati punti del corpo, il suo fine non è semplicemente fisico. Essa mira all’ottenimento di un equilibrio interno e all’ eliminazione delle distrazioni che vengono dal mondo esterno (Samsara).

Lo Hatha Yoga si basa sul concetto che oltre ad un corpo concreto, fisico, tangibile che nasce, cresce, invecchia e muore esiste anche un corpo “sottile” invisibile, intangibile nel quale circola l’energia vitale.

Prana e Apana

Ogni essere vive grazie al prana, soffio vitale che viene inspirato dalle narici e si propaga nel corpo raggiungendo anche quello sottile. Tale soffio non ha una forma unica. Infatti, esiste il prana in senso stretto, che è l’energia ascendente e corrisponde all’inspiro e alla deglutizione, esso risiede nel cuore. L’Apana,  invece rappresenta l’energia discendente, si manifesta nell’espiro e nelle funzioni escretive, esso risiede nell’ano.

Udana, Samana e Vyana

L’Udana è  l’energia che fluisce nel corpo, dirigendosi verso l’alto e raggiungendo la testa. È collocato nella gola. Il Samana è, invece il soffio medio, centrale che governa la temperatura del corpo e regola le funzioni digestive e assimilative. Si può dire che il suo fine sia quello di distribuire il nutrimento in tutto il corpo. Infine, il Vyana viene chiamato soffio “PERVADENTE” e ha la funzione di consentire la diffusione dell’aria in tutto l’organismo. Esso gestisce la circolazione sanguigna e l’attività di alcuni organi interni.

L’atto respiratorio nell’Hatha Yoga

L’atto respiratorio acquisisce una valenza più ampia ed è determinante in questa dottrina, il soffio vitale accade in ogni istante, qualsiasi sia la posizione del nostro corpo, inspiro ed espiro si susseguono in modo istintivo, naturale e vengono utilizzati per eseguire le chiusure o contrazioni ( Bandha), per conseguire la concentrazione, per purificare e nutrire il nostro corpo, per liberarlo dal samsara ( realtà mondana, mondo materiale).

Il sistema attraverso il quale il prana circola nel corpo è rappresentato da un insieme di canali detti “Nadi” , si tratta di organi tubolari; nel nostro corpo ne esistono molti, circa  72.000, ma noi ci soffermiamo sulle tre più importanti  :

  • “Susumna” è il canale principale che nasce nel primo chakra muladhara il quale si trova nella zona sacro coccigea e perineale, da li si innalza fino alla sommità della testa ed è situata approssimativamente lungo la spina dorsale. Questa nadi rappresenta l’asse che unisce la terra al cielo.
  • Ida e Pingala sono le altre due nadi che nascono tra Il Perineo e l’ano si intrecciano intorno a sushumna per 5 volte, all’altezza dei 5 chakra e terminano nelle narici. Pingala inizia alla destra di Susumna e sbocca nella narice destra. Rappresenta il principio maschile e surya il sole, del quale ha la brillantezza, l’energia, il calore. Ida parte alla sinistra di Susumna e sbocca nella narice sinistra, rappresenta il principio femminile e chandra, la luna.

Sole e luna, maschile e femminile, rappresentano le fondamenta di questo tipo di yoga. Ha è uno dei nomi di surya, il sole e Tha Indica chandra, la luna, quindi Hatha è  l’unificazione tra luna e sole,il flusso di Ida e quello di pingala.

Il prana nel suo percorso attraversa i 7 chakra

La parola chakra significa ruota, cerchio si tratta di centri di energia, i primi sei sono collocati lungo la colonna vertebrale, il settimo si trova sulla sommità della testa.

Abbiamo già parlato di muladhara, primo chakra nel quale nasce Susumna. In questa zona risiede l’energia kundalini, sotto forma di un serpente avvolto in tre spire e mezza. La sua testa occlude l’apertura inferiore di sushumna: essa rappresenta l’energia creatrice, impegnata nell’attività della creazione, una energia che però è latente, profonda, incontrollata.

Riuscire a governarla e farla innalzare lungo sushumna conferisce beatitudine. Il suo risveglio mette a disposizione del praticante quella forza e quell’energia presenti in ogni essere vivente e fonte di ogni potenzialità. Si può ottenere il risveglio di kundalini con numerose tecniche presenti nella pratica dello yoga, ad esempio con l’arresto del respiro a polmoni vuoti o pieni ( kumbhaka).

Il secondo chakra si chiama svadistana ed è situato alla base degli organi genitali. Subito  dopo troviamo manipura chakra collocato sul plesso solare, all’altezza della colonna lombare. Anahatha è il quarto chakra che si estende nella zona toracica all’altezza del cuore. Continuiamo il nostro percorso di scoperta, raggiungendo il visuddha chakra che è collocato nella zona della gola, per poi arrivare a ayna, chakra del potere illimitato situato in mezzo alle sopracciglia. Infine, arriviamo a sahasrara che come una corona cinge la sommità della testa.

Cosa sono i chakra?

Si può dire che i chakra rappresentano le tappe dell energia kundalini. Il praticante, attraverso varie tecniche, gran parte delle quali sono contenute nella pratica dello hatha yoga, riesce a risvegliare l’energia kundalini facendola risalire lungo la nadi sushumna. Essa attraversa i 7 chakra fino a raggiungere sahasrara che rappresenta l’assoluto, in esso kundalini si identifica con l’energia cosmica. Nel loto dai mille petali (sahasrara chakra), risiede amrita il nettare che conferisce salute e vitalità, esso però viene consumato dal fuoco che risiede nel terzo chakra, manipura, per questo hanno molta importanza le posizioni invertite, che impediscono la caduta del nettare. L’ amrita si riferisce ad un liquore sacro prodotto dalla spremitura e filtrazione di erbe le cui proprietà sono eccezionali e che veniva utilizzato nei riti vedici.

Le posizioni dell’Hatha Yoga

Analizziamo alcune posizioni, tenendo conto che ognuna deve rispettare il corpo di colui che la esegue. Quindi non devono esserci tensioni o forzature. La forza e l’intento che dobbiamo mettere nelle posizioni mirano ad una esecuzione che rispetti il nostro corpo e che ci permetta di mantenere l’attenzione sul respiro e sull’istante presente.

Kurmasana

Posizione della tartaruga. Seduti con le gambe distese in avanti e ben divaricate, inspirando si flettono e si sollevano le ginocchia. Espirando si piega il busto in avanti, si infilano sotto le ginocchia le braccia spingendo fino all’altezza delle spalle e si tendono in fuori lateralmente. Si inspira di nuovo ed espirando si distendono lentamente le gambe. Questa posizione rende forte ed elastico tutto il corpo, allunga i muscoli e tendini delle gambe, distende la colonna vertebrale, stimola l’intestino, migliora la digestione. Sviluppa la capacità di ritrarre i sensi dall’ambiente esterno, calma e riposa la mente al pari di un lungo sonno ristoratore.

 

Pascimottanasana

Posizione dello stiramento posteriore. È una delle posizioni più classiche raccomandata da tutte le scuole. Nell’esecuzione completa le gambe sono tese, dobbiamo allungarci in avanti fino ad afferrare i piedi e appoggiare la fronte sulle ginocchia. Tutto questo va fatto con molta cautela e senza forzature. Per evitare tensioni nella regione lombare è necessario iniziare l’allungamento dalla parte inferiore del tronco, cioè avvicinando alle gambe il bacino, invece di curvare il dorso e le spalle. Dobbiamo perfezionare la posizione pazientemente nel corso del tempo, senza piegarci in avanti con sforzo o tirare con le mani afferrando le caviglie o i piedi. Per i principianti è possibile appoggiare le mani sulle ginocchia e rilassare tutta la parte posteriore del corpo lasciando che la forza di gravità perfezioni l’allungamento. Questa posizione esercita un vero e proprio massaggio sui nervi spinali, vengono tonificati tutti i visceri dell’addome portando benefici alla digestione e alle funzioni intestinali.

 

Padmasana

Posizione del loto. Seduti, gambe unite e distese, si piega la gamba destra tenendo abbassato il ginocchio, che deve essere a contatto con il pavimento.  Si afferra quindi il piede destro e lo si porta sulla coscia sinistra. Si piega anche la gamba sinistra si afferra il piede e si porta sulla coscia destra. Entrambi hanno le piante rivolte in alto. Le mani sono raccolte in grembo oppure posate sulle ginocchia. Si può anche eseguire la posizione con le gambe invertite. Il loto è  un simbolo di purezza e di elevazione spirituale poiché cresce incontaminato al di sopra delle acque fangose.

Padmasana agisce soprattutto sulle articolazioni dell’anca, del ginocchio, della caviglia e della spina dorsale. Questa asana e un’ottima prevenzione delle deviazioni della colonna vertebrale dovute a un errata postura, inoltre si crea una tonificazione addominale.

 

Viparita Karani

Il termine significa atto del capovolgersi. Si tratta di una mudra in cui viene rallentata la caduta dell’amrta e quindi viene preservato il potenziale vitale. Sdraiati a terra, con le braccia lungo i fianchi, si sollevano le gambe. Poi facendo leva con le braccia contro il pavimento si solleva il bacino, si appoggia le mani sul bacino sostenendo il corpo con le braccia. Il busto non è verticale rispetto al pavimento ma è inclinato di circa 40°. La posizione è benefica anche a livello fisico, infatti migliora la circolazione nel bacino e negli atti inferiori. Cura le vene varicose, emorroidi, disfunzioni renali e il diabete.

 

Ustrasana

Posizione del cammello. In ginocchio, gambe e piedi poco distanti, il dorso del piede a contatto con il pavimento, si abbassa il bacino in modo da mettersi a sedere sui talloni. Poi, si afferrano con le mani i talloni stessi, tenendo i pollici all’esterno. In inspirazione si distendono le braccia e si solleva il bacino. Quindi, si inarca decisamente la schiena, l’addome viene spinto in avanti e verso l’alto. Si contrae i glutei e si inarca il collo rovesciando la testa all’indietro. Questa posizione agisce soprattutto sulla zona lombare e corregge le deviazioni della colonna vertebrale dovute a difetti posturali. A causa del forte stiramento addominale si crea una azione su tutti i visceri dell’apparato digerente che vengono stimolati e tonificati. Inoltre favorisce l’equilibrio mentale, sviluppa la sicurezza e aumenta la resistenza allo stress.

Articolo scritto da Valentina Pallini, insegnante di Hatha Yoga, yoga prenatale, yoga per bambini presso il Centro Yoga Time – Spazio per la cura del sé di Livorno.