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Esistono veramente le cosiddette tipologie di yoga? Occorre ri-orientarsi verso la tradizione. Parte prima. RAJA YOGA.

Esistono veramente le cosiddette tipologie di yoga? Occorre ri-orientarsi verso la tradizione.

Parte prima. RAJA YOGA.

 

Attualmente il panorama delle tipologie di  yoga che viene messo a disposizione è talmente vasto che per un neofita può diventare davvero difficile riuscire ad orientarsi. Questo è dovuto anche al fatto che lo yoga nel suo prestare il fianco alla ginnastica e al mondo del fitness ha generato notevole confusione e contraddizioni; assistiamo così ad un proliferare delle  cosiddette “tipologie di yoga” di ogni genere e gusto che non fanno altro che aprire la strada ad un percorso spesso opposto a quello della consapevolezza.

Per tornare ad orientarsi nel modo giusto, è necessario fare un passo indietro: abbandonare fiocchi e merletti  e tornare a restituire allo yoga ciò che di diritto appartiene allo yoga soltanto, lasciando andare tutto il resto.

L’intento del nostro Centro, come quello di molti altri, è quello di cercare di mantenere gli insegnamenti proposti ancorati il più possibile ad uno yoga della Tradizione, cercando di promuovere una pratica dove il lavoro sul corpo rappresenti il punto di partenza e di confronto per la realizzazione di uno stato di pienezza, di benessere e di gioia.

Non si può trovare uno stato di gioia interiore solo sviluppando una parte della nostra struttura o dedicandoci solo ad un ambito della nostra vita, occorre ben altro, e anche la pratica di asana e pranayama, alla fine, non sono lo scopo finale nello yoga ma ne costituiscono il fertilizzante idoneo e necessario a creare un terreno favorevole al contatto con una dimensione profonda dell’essere.

Alcuni autori tendono a separare la pratica dell’hatha yoga da quella del Raja in realtà l’obbiettivo cui si rivolgono è comune: l’espansione della coscienza.

Questo tipo di yoga definito come Raja lo troviamo indicato già da Svatarama nella Hatha Yoga Papridika come l’applicazione degli Yoga Sutra di Patanjali : unopera di una modernità assoluta in quanto costruita attorno ad una capacità di visione che appartiene essenzialmente alla vita: una visione in grado di ritornare chiara e diretta  solo nel momento in cui liberandoci  dal laccio pesante delle nostre abitudini e delle nostre identificazioni ci permettiamo di tornare a riconoscere le cose e noi stessi per quello che realmente sono.

Tuttavia la pratica formale proposta con asana, pranayama e mudra è necessaria e imprescindibile perché ci offre la possibilità di indagare il rapporto che abbiamo con la nostra fisicità, con il respiro e con le dinamiche mentali prima di rivolgerci agli aspetti più sottili della pratica e della nostra esistenza.

Il percorso dello yoga è un processo di trasformazione e chi ne intraprende il percorso diventa, che lo voglia o meno, automaticamente protagonista e responsabile in primis verso se stesso e poi verso gli altri.

Siamo tutti anelli di un’unica grande catena: essere responsabili di noi stessi, delle nostre parole, delle nostre azioni significa assumersi eticamente e fattivamente, la responsabilità anche per l’altro e per il tessuto sociale di cui facciamo parte. In questo la sapienza yoga ci indica la strada e ci fornisce anche gli strumenti: noi sappiamo bene quanto quei precetti ed astinenze conosciuti come Yama e Nyama,   indicateci da Patanjali nella sua opera, rappresentino quel faro di conoscenza utile a rischiarare la strada della nostra esistenza.

Il Raja Yoga o yoga regale, così come lo troviamo descritto negli yoga sutra di Patanjali, ci insegna come la pratica sia il luogo dove poterci conoscere e trasformare nell’esperienza di quell’essere autentico non-duale che originariamente siamo. Grazie a questo tipo di yoga diventiamo testimoni diretti di quanto il corpo non sia più da una parte e la mente dall’altra, così come lo yoga non è una cosa e la vita un’altra cosa.

Raja yoga ci permette di disciplinare e riportare equilibrio fra tutti i diversi piani dell’essere rendendoci in grado di intraprendere la strada verso l’obbiettivo ultimo, il Samadhi. Crescendo nella pratica del Raja yoga impariamo a comprendere la maggiore importanza dell’attitudine interiore rispetto a quella che solitamente diamo alla forma fisica e, cosa ancora più importante, ci consentiamo di uscire dalla confusione generata dalla nostra  mente riguardo a chi riteniamo di essere o all’idea che ci siamo fatti su di noi  rispetto a chi realmente siamo.

“L’acquietamento della mente può avvenire quando si stabilisce una relazione diretta fra l’attività mentale e la percezione della realtà così com’è “ Y.S. I,34.

Così la pratica inizia a renderci liberi: possiamo imparare ad abitare ogni asana, scavalcando l’aspettativa della fisicità e della perfezione estetica e ritrovare così la nostra Autenticità e completezza.

 “Il controllo dell’asana avviene quando ogni sforzo cessa e la mente viene assorbita dall’infinito” Y.S.2,47

Gli asana non hanno infatti niente a che vedere con ciò che il corpo è o non è in grado di fare, piuttosto hanno a che fare con la capacità di sviluppare consapevolezza e sensibilità. Nel praticare l’asana con un atteggiamento non violento ma di agio, di osservazione ed ascolto qualunque sia la realtà che incontriamo, senza preoccuparci di come appare e senza giudizio, il corpo diventerà allora la nostra possibilità più grande per evolvere, con semplicità, al di là della stessa corporeità, oltrepassando le parole e le concettualizzazioni.

Praticare Raja yoga significa restituire tempo alla nostra pratica ma anche alla nostra vita. La mente è sempre molto più veloce del corpo ed ha necessità di essere rieducata con toni calmi e scanditi da un ritmo diverso da quello a cui siamo di soliti abituati, ha necessità di essere educata a “stare”. Allora quando la mente resta e anche il corpo sta in ciò che può mantenere ecco che l’onda respiratoria compare e si allarga lasciando emergere, un po’ alla volta, tutta la nostra interiorità. Sarà solo questa rivoluzione del piano mentale a consentire l’accesso verso un più ambito percorso spirituale.

Parlando di Raja Yoga non si può non rendere omaggio a Gèrard Blitz :

“Raja Yoga è lo Yoga di ogni istante. Lo yoga della relazione con gli altri, con sé stessi  e con tutti gli avvenimenti della vita. L’Hatha Yoga prepara il Raja Yoga. Quando la nostra mente è centrata – dunque il contrario di dispersa – lo stato di yoga diviene percepibile. Non è questo un percorso che ci porta a sentirci superiori agli altri. Conduce piuttosto ad una rinuncia. La rinuncia porta all’aprirsi del nostro cuore, donando la capacità di vivere.”

COSA SONO VERAMENTE LE TECNICHE DI RESPIRAZIONE PRANAYAMA

COSA SONO VERAMENTE LE TECNICHE DI RESPIRAZIONE PRANAYAMA

ESEMPI DI ESERCIZI RESPIRATORI PROPEDEUTICI LA MEDITAZIONE

Scienza e yoga sono ormai concordi nel ritenere che per vivere con pienezza e in salute la nostra vita sia necessario tendere, prima di tutto, ad uno stato di equilibrio interno e interiore. Per lo yoga, in particolare, l’auspicato stato  di quiete e di pace può essere indotto attraverso la padronanza del respiro.

Di questa evidenza erano già ben consapevoli tradizioni millenarie, basta pensare agli Yogasutra di Patanjali (II, 49).  Lì l’obiettivo del Pranayama è, in primo luogo, l’eliminazione delle impurità dalla mente a

l fine di renderla più lucida e concentrata. Oppure pensiamo ai versi di Swatmarana Yoginidra (XIX sec.) con i quali  nella sua opera Hathayogapradipika troviamo illustrate diverse tecniche di Pranayama.

Tutti i principali testi classici dello yoga trattano di questo tema fondamentale e dimostrano come attraverso l’azione respiratoria sia possibile regolare molte funzioni vitali e, al contempo, accedere ad esperienze così sottili e profonde tali da aiutarci a scivolare naturalmente nella meditazione.

RESPIRAZIONE PRANAYAMA PER CONTROLLARE IL RESPIRO

Del resto se allo yoga togliamo il respiro, e l’azione energetica del respiro, cosa resta? Quel che resta della nostra pratica altro non è che un gesto ripetitivo e meccanico, un’azione che attiva i nostri processi mentali e dove finiamo per perdere “il senso” di ciò che stiamo facendo. In questo modo la ricerca che dovrebbe sostenere un buon praticante di yoga viene meno e con essa si spegne l’interesse e l’entusiasmo.

Al pranayama viene dato, comunemente  il significato di controllo del respiro, ma nella sua accezione più ampia va considerato come “soffio vitale”. Non ci soffermiamo mai abbastanza a considerare l’importanza dell’azione energetica del respiro.  Infatti parlare di respiro è lo stesso che parlare di energia, ovvero di quel flusso ritmico e continuo che ha come porta di ingresso le narici per poi circolare al interno distribuendo nutrimento a tutte le parti e i sistemi del corpo.

Una buona respirazione è quindi responsabile della corretta distribuzione del prana  ed è anche responsabile della qualità e dell’efficienza delle funzioni vitali dell’organismo: il disarmonico flusso del prana genera squilibrio, malessere anche mentale e, a lungo andare,  può dar luogo a  patologie metaboliche importanti.

 

 

ENERGIA VITALE E RESPIRAZIONE

L’energia vitale assunta attraverso la respirazione è la forma di nutrimento, esistente in natura, più preziosa : possiamo restare un certo numero di giorni senza mangiare, un po meno senza bere, ma senza respirare – manomayakosha– il nostro corpo fatto di materia cessa ogni sua funzione vitale all’incirca dopo solo 7 minuti.

Acquisire una respirazione ampia e nello stesso tempo sottile e silenziosa grazie alle tecniche di respirazione pranayama equivale a nutrire e corroborare il nostro sistema psicofisico in modo da renderci lucidi, attivi e vitali e perché no, anche più felici.

Gli insegnanti di yoga devono poter educare gli allievi a comprendere l’importanza di allenare il respiro, per orientare, modellare l’energia e con essa la coscienza. Il Pranayama, infatti per gli antichi yogi, viene associato da sempre alla ricerca spirituale, ma sappiamo anche che non può esserci spiritualità senza equilibrio. Un equilibrio che può essere raggiunto e mantenuto proprio grazie alla respirazione yoga.

Il lavoro con il respiro è un lavoro complesso e graduale, deve essere affrontato sempre in assenza di sforzo, rispondere ai principi di sthira sukha e guidato da un insegnante esperto.

TECNICHE DI PRANAYAMA: CONOSCERE L’AZIONE DELLA RESPIRAZIONE È FONDAMENTALE

Solo dopo aver compreso, grazie agli esercizi di respirazione yoga, l’azione meccanica e muscolare del movimento respiratorio nelle tre fasi – addominale- toracica-clavicolare, e dopo aver esperito la potenza dell’azione diaframmatica che fa da protagonista in tutto il processo della respirazione completa, possiamo rivolgere la nostra attenzione alle tecniche più sofisticate di pranayama per farci toccare dall’esperienza più sottile e più vitale del prana.

È facile chiedersi come mai, spesso, non viene data al respiro tutta l’attenzione che merita.

Comprendere  quanto l’ossigeno introdotto con ogni inalazione, sebbene assunto in modo diverso da altri nutrienti,  rappresenti  il carburante più importante e di pronto utilizzo per tutto  l’organismo, può fare la sua differenza:  il massaggio esoterico prodotto dal nostro respiro all’interno del corpo può allargare e trasformare la nostra coscienza rendendoci in grado di modificare anche le nostre abitudini.

Questa è un esperienza che possiamo fare grazie alle tecniche proposte dalla respirazione yoga  e del pranayama.

PERCHÉ È NECESSARIO TRASFORMARE IL NOSTRO RESPIRO IN UN ATTO CONSAPEVOLE?

Molte persone non si accorgono di respirare in modo insufficiente e superficiale e si precludono la possibilità di trarre tutto il vantaggio possibile dalla corrispondente azione energetica respiratoria.

La respirazione è l’unica funzione vegetativa autonoma che può essere modificata grazie alla nostra volontà e quindi gestita attraverso le tecniche specifiche di respirazione yoga.  Migliorare la qualità  dell’azione respiratoria, da un punto di vista fisiologico, significa migliorare l’affluenza dell’ossigeno verso i polmoni migliorando così l’elasticità degli alveoli polmonari, stabilizzare la pressione arteriosa, equilibrare il sistema nervoso ed endocrino, oltre che a purificare il corpo dalle tossine di scarto e rafforzare così la risposta immunitaria restituendo all’organismo la propria capacità di auto guarigione.

Non dobbiamo dimenticare l’influenza del respiro sullo stato mentale e sul corpo emozionale. Il respiro parla di noi, della nostra storia, dei nostri stati d’animo, traduce e, a volte,  tradisce le nostre emozioni,  e visto lo stretto legame fra respiro e emozioni, si può legittimamente affermare che, consapevoli o no, le nostre emozioni possono creare un’infinità di ritmi respiratori che a loro volta andranno ad esprimersi somaticamente attraverso il corpo.

TECNICHE DI PRANAYAMA PER LA MENTE

L’uso consapevole del respiro attraverso le tecniche di pranayama purifica profondamente la nostra mente e cambia il nostro modo di essere: liberandoci dalla reattività e dallo stress, può sostenerci nel trasformare stati emotivi disturbanti o condizioni fisiche spiacevoli,  per  ancorarci  ad uno stato di maggior serenità,  di equilibrio e di forza  nei confronti delle difficoltà della vita.

Per attraversare tutti gli impulsi e le sollecitazioni in cui  quotidianamente siamo immersi abbiamo necessità di coltivare una mente calma, stabile, concentrata e in grado di discernimento, in una parola una mente meditativa.

Conosciamo fin troppo bene quanto lo yoga attribuisca principalmente all’esercizio delle  pratiche respiratorie e del pranayama il fine di intervenire sullo stato mentale per predisporla alla meditazione.

SCIENZA E YOGA

Vediamo oggi come la scienza  stia sostenendo quello che già  secoli fa veniva divulgato da antiche discipline yogiche:  è sufficiente digitare le  parole di respiration – brain – meditation su  Pub Med – uno dei motori di ricerca scientifica più accreditati al mondo-  per comprendere quanto il mondo delle neuroscienze abbia ampiamente dimostrato il collegamento tra respiro e attività cerebrale corticale e quindi riconosciuto la necessità di perseverare in esercizi  respiratori propedeutici alla meditazione atti a mantenere un equilibrio psicofisiologico ottimale.

Inoltre, l’interesse  che la scienza ma anche la medicina più integrata sta rivolgendo al respiro  ha portato alla creazione di strumenti diagnostici basati sull’attività respiratoria, in grado di poter valutare lo stato di salute della persona.  In qualità di insegnante di yoga ma anche di biologa nutrizionista  il ricorso ad uno strumento prezioso come la pletismografia unitamente al bioimpedenziometro mi consente di effettuare  un check up molto più approfondito che tiene conto della funzionalità del sistema nervoso autonomo, come delle eventuali patologie a carattere infiammatorio cronico legate anche allo stress e di ritagliare così un piano di riequilibrio nutrizionale ed energetico ad hoc su ogni singola persona.

ESEMPI DI CICLI RESPIRATORI PROPEDEUTICI LA MEDITAZIONE

Prima di affrontare le tecniche di pranayama vere e proprie è necessario acquisire bene la respirazione completa o respirazione yogica.

Tutti gli esercizi di respirazione yoga  devono essere praticati in posizione seduta agevole e con la colonna vertebrale eretta in modo da consentire lo sviluppo armonico e senza interruzioni del respiro. Per fare esperienza della respirazione yoga completa, inizialmente, è utile invitare la persona ad appoggiare le mani alternativamente sull’addome, poi sulla parte toracica ed infine sulla zona clavicolare  in modo che possa  riconoscere l’azione respiratoria sulle diverse pareti del corpo, per poi imparare a gestire il movimento in un unico processo armonico.

La scienza del respiro che definiamo come pranayama, al di là dei suoi aspetti fisiologici, rappresenta uno strumento che ci permette l’abbandono delle tensioni e di espandere la consapevolezza, ma è anche una porta aperta all’immobilità e alla calma mentale.

NADI SHODHANA

Nadi shodhana – respirazione a narici alternate – nella sua versione più semplice, ovvero senza ritenzione di respiro rappresenta uno fra i numerosi  esempi di cicli respiratori propedeutici la meditazione più efficaci.

Nadi shodhana pranayama rappresenta infatti una sorta di purificazione psichica importante e quindi una tecnica da tenere sempre presente per allontanare lo stress, ridurre gli stati ansiogeni e contrastare i disturbi del sonno, tutti sintomi sempre più ricorrenti nella società odierna.

 

Articolo di Cinzia Buti Castellini – Biologa, erborista, nutrizionista, insegnante di yoga presso il Centro Yoga Time –  Spazio per la cura del sé di Livorno.

YOGA E SCIENZA: punti d’incontro

In questo momento epocale stiamo vivendo “l’attimo” un attimo che sembra eterno ma sempre un attimo o meglio un susseguirsi di attimi che danno luogo e scandiscono il nostro incedere in questa vita. La consapevolezza che ogni attimo della nostra vita non è mai fisso ma può modificarsi e trasformarsi rappresenta la nostra più grande possibilità.

Il nostro cervello è stato da sempre oggetto di studio da parte di scienziati, fisici e molti altri e lo è tutt’ ora. Attualmente, grazie agli studi e alle scoperte in campo neuroscientifico sappiamo che il cervello è una struttura molto complessa ma anche molto dinamica e quindi in continuo cambiamento. Il cervello respira e la plasticità neuronale che ne deriva permette ai nostri neuroni di dialogare e comunicare fra di loro nel modo più ampio possibile. La plasticità neuronale va ad influenzare la chimica cerebrale che va a sua volta a rinforzare o ad attenuare la massa dei pensieri. Ne deriva la necessità di correggere i pensieri, le emozioni negative per non rischiare che vadano a trasmettersi a tutte le cellule neuronali, pena la mancanza di tranquillità’.
Se pensiamo ad un neurone come ad un’entità piena di coscienza questa sarebbe in grado di contattare e influenzare tutti gli altri neuroni .

Ricordando che i Kosha rappresentano la teoria su cui si applica lo “Yogaterapia”. La comprensione ormai assodata di quanto ogni corpo (kosha) influenzi l’altro e di come si influenzino reciprocamente ci rimanda a considerare la persona nella sua necessaria totalità: come in uno strumento affinché esca un bel suono armonico è necessario che tutte le corde siano ben armonizzate fra di loro così i diversi piani del nostro essere devono essere altrettanto ben equilibrati.

Anche la psiconeuroimmunobiologia, oggi, si occupa proprio di questo, armonizzare le diverse parti affinché l’individuo trovi l’equilibrio e la salute.
Così non esiste nello yoga uno stile, bensì una modalità ABYASA: l’unica che ci consenta di rendere veramente efficace e trasformativa la nostra pratica attraverso un impegno costante e appassionato.

Da momenti di una tesi di Elisabetta Fedeli

FIBROMIALGIA-YOGA: UN PERCORSO DI CURA

FIBROMIALGIA-YOGA: LIBERARE LA COLONNA VERTEBRALE, RESTITUIRE SPAZIO ALLA MENTE PER RECUPERARE LO STATO DI CALMA, RITROVARE LA FIDUCIA, IL SORRISO E L’EFFICIENZA DEL SISTEMA IMMUNOLOGICO.

Quando si parla di fibromialgia o di sindrome fibromialgica si parla genericamente di una malattia cronica complessa le cui cause non sono ancora del tutto note .

È da tener presente che in letteratura non vi è, allo stato attuale, alcun esame specifico di laboratorio o radiologico che possa diagnosticare la fibromialgia , che si basa fondamentalmente sullo screening dei markers di flogosi.

È parere di molti Autori, vista la stretta e dimostrata correlazione tra dolore, stato infiammatorio e stato depressivo, ritenere  che detta sindrome trovi la sua origine non tanto nell’insorgenza di una malattia vera e propria bensì, in una condizione psicosomatica dove l’interazione non più armonica fra psiche e soma può dar luogo alla complessità specifica dei sintomi.

Fibromalgia: incontro tra sofferenza fisica ed emotiva

Lo sguardo che oggi viene rivolto a questa condizione così invalidante e, purtroppo in continua espansione soprattutto fra le donne, è quello di un approccio psicosomatico integrato che tenga conto non solo del dolore in quanto tale ma anche della compresenza di altri sintomi come l’affaticamento, le difficoltà mnemoniche , i disturbi del sonno e dell’umore, la sensibilità al rumore e alla luce, tutti sintomi peraltro, che traggono la loro origine in un sistema nervoso sicuramente alterato. Inoltre, proprio questa parte della ricerca che ha il pregio di aver rivolto attenzione alle possibili cause, concause ed interazioni inerenti lo scatenarsi della fibromialgia , e quindi alla persona nella sua interezza, ha permesso di rilevare l’importante correlazione fra sofferenza fisica e situazioni emotivamente stressanti non elaborate.

La scienza dello Yoga ci insegna a guardare al corpo non solo come ad un insieme di muscoli , tendini, tessuti molli e materia organica ma come ad un laboratorio di esperienza continua relativamente a tutti gli stimoli esogeni ed endogeni (interni ed esterni ) e a tutto ciò che a livello psico emozionale si trova inevitabilmente ad elaborare nel corso della vita. Qualora un trauma, e l’emozione da questo derivante , non viene riconosciuta e resa cosciente in modo da poter essere elaborata e integrata, questa assumerà la forma di un codice che inevitabilmente parlerà attraverso il corpo.

Credo che questa sia una comprensione necessaria e un punto di partenza importante per tutti e anche per le persone affette da detta sindrome .

Parlare di Yoga significa parlare anche di “senso di responsabilità”: significa rimettere al centro la persona sofferente per aiutarla a tornare protagonista attiva del proprio stato di salute;  significa accompagnare  la persona grazie ad un percorso graduale e mirato all’ascolto a cambiare sguardo nei confronti del proprio stato di salute attivante un processo di fiducia nelle proprie potenzialità di autocura. Conosciamo, ormai fin troppo bene,  quanto il sentimento di fiducia possa avere una ricaduta importantissima sia livello di autostima, sia a livello di potenziamento della risposta immunologica .

Fibromialgia-Yoga: qual è il collegamento?

Il collegamento fibromialgia-yoga è presto spiegato. Sappiamo tutti che all’interno della colonna vertebrale passano tutti i centri nervosi e che se la colonna è rigida, questo determinerà necessariamente dei blocchi a livello respiratorio e quindi a livello energetico ed emozionale e, non ultimo,  costituirà la base di un sistema immunitario poco efficiente, sistema che invece necessita di tutta la sua funzionalità per contrastare efficacemente lo stato di flogosi.

Inoltre , un aspetto verso il quale la medicina tradizionale tende a non porre l’accento è la stretta correlazione tra stato infiammatorio e uno stato di agitazione interno, determinato per lo più da una mente spesso agitata e convulsa, incapace di rilassarsi.

E proprio di questo, vogliamo occuparci. Vogliamo liberare questi “codici”, renderli nuovamente fruibili alla comprensione attraverso quel percorso di consapevolezza che la disciplina dello Yoga, nella sua eccellenza, è in grado di svolgere andando a ripristinare dolcemente un approccio di sensibilità diversa con il corpo, in grado di restituire quel senso di appartenenza e di intimità volto al ripristino di un migliore stato di salute.

FIBROMIALGIA-YOGA: COME NASCE L’IDEA ? Semplicemente da una esperienza di fatto

Noi del Centro Yoga Time di Livorno abbiamo avuto modo di incontrare e di interagire con persone affette da detta sindrome. Da qui, la felice scoperta di constatare come queste persone, incoraggiate e incentivate nella pratica dello yoga più adatta alle loro esigenze, abbiano avuto modo di migliorare la loro condizione infiammatoria e  la personale reattività al dolore. Elementi positivi riscontrati, nella pratica, sono stati il sostegno e l’energia del gruppo, il miglioramento del tono dell’umore, la ritrovata voglia di rimettersi in gioco con un conseguente e importante rafforzamento del senso di autostima.

Le persone affette di fibromialgia, sono spesso persone che normalmente hanno perso la capacità di sentire il proprio corpo che non sia quello tradotto attraverso il dolore. La pratica dello yoga offre loro la possibilità di fare esperienza diretta delle tensioni che inconsapevolmente si annidano dietro i punti dolorosi, riconoscerne le emozioni e le resistenze sottostanti e spesso cristallizzate nei nodi articolari, per imparare a scioglierle un po’ alla volta grazie all’abbandono e alla fiducia nel proprio respiro.

L’idea è quella di proporre una pratica che in modo gentile e progressivo tenga conto della sensibilità di ogni singola persona e dello status di cronicità della sindrome, sviluppando un lavoro volto al recupero progressivo dell’allungamento e della flessibilità della colonna vertebrale, alla consapevolezza del proprio ritmo respiratorio e soprattutto che metta l’accento volto al recupero di uno stato di maggiore calma e serenità mentale.

Il percorso proposto consiste nell’ integrare, qualora lo si desideri, le sedute di yoga con delle sedute individuali o di gruppo di massaggio Shiatsu e/o di trattamenti di riflessologia plantare: un percorso sicuramente utile e sinergico volto ad attivare le potenzialità interne di autoguarigione comunque presenti in ciascuno di noi.

Esercizi di yoga semplici e divertenti per bambini da fare insieme ai genitori

Esercizi di yoga semplici e divertenti per bambini da fare insieme ai genitori. Per il sano sviluppo dei più piccoli

Oggi parliamo di posizioni yoga per bambini e del perché questa disciplina possa essere perfetta per loro. Lo Yoga è  una pratica esperienziale, aperta, che non conosce limiti, può essere applicata in ogni circostanza e  può essere svolta ad ogni età. Ci aiuta ad affrontare le diverse  esperienze della vita, le emozioni, le sensazioni e a riscoprire le nostre attitudini più vere. È necessario e auspicabile però, portare la pratica nel quotidiano, per sperimentare attimo dopo attimo l’applicazione e l’efficacia di tutti i suoi straordinari insegnamenti.

Con i bambini questo accade in modo del tutto naturale grazie al privilegio che hanno nel loro rapportarsi allo yoga. Cioè, in modo libero ed ancora totalmente incondizionato.

Le posizioni yoga per bambini proposte, infatti, stimolano la loro  fantasia e li aiutano ad affinare la loro innata sensibilità.  L’intento  dell’insegnante sarà quello di contribuire al sano sviluppo dei più piccoli,   aiutandoli a mantenere la loro naturale attitudine all’ascolto, al gioco e nello stesso tempo ad alimentare la loro istintuale curiosità e a mantenere il senso di  scoperta nei confronti della vita.

In realtà i bambini hanno già a disposizione tutte le risorse necessarie per portare avanti un processo di apprendimento che li potrà rendere adulti autonomi e  in grado di interagire  con le loro emozioni in modo equilibrato.

Le posizioni yoga per bambini, per stimolare l’intelligenza creativa

Non solo. In un’epoca dove l’interesse e l’utilizzo di strumenti e giochi informatici e tecnologici sta purtroppo prendendo sempre più piede  anche nella prima infanzia, la proposta di inserire esercizi di yoga per bambini nel loro percorso di crescita, contribuirà ad un sano sviluppo dei più piccoli  alimentando non solo la loro intelligenza cognitiva ma la ben più importante intelligenza creativa.

Il processo di crescita del bambino necessita di un grande rispetto e di tempi adeguati. In un’epoca come la nostra in cui tutto appare spesso come forzatamente accelerato, calarsi nel mondo libero e un po’ senza tempo dei più piccoli non è così scontato. Così può capitare che l’adulto o il genitore stesso, nel tentativo di proporre il suo punto di vista o la propria modalità di apprendimento, finisca, inconsapevolmente, per sottrarli al loro spazio più autentico ricco di fantasia e di gioiosità.

Per questi motivi trovo sempre interessante, proporre  questo tipo di esperienza insieme ai genitori. Si tratta di una  proposta che  può  così risultare molto educativa per entrambi. Il bambino può imparare a condividere lo spazio e il gioco con il genitore, a mostrargli le sue capacità, venirne gratificato e alimentare  così il suo senso di autostima.  Il genitore, dalla sua parte,  ha la possibilità di esplorare l’universo del bambino e grazie alla spontaneità del gioco condiviso, risvegliare quella sensibilità che, sebbene assopita , è sempre presente in un angolo della sua essenza.

Genitori e figli insieme grazie allo yoga

Lavorare con lo yoga, genitori e figli insieme, contribuirà a creare una diversa opportunità di scambio, di dialogo e di vicinanza affettiva, formulata su una più intensa e arricchente sensibilità e leggerezza. Essere un insegnante di yoga per bambini è un’esperienza fantastica e molto nutriente: noi adulti possiamo imparare davvero molto dai bambini e trarre vantaggio dal loro rapportarsi alla vita con una maggiore semplicità.

Ormai sono diversi anni che propongo classi di yoga per bambini, ma ogni volta, pur mantenendo il mio  ruolo e la mia vigilanza di insegnante, mi ritrovo calata nel loro mondo, rido,  gioco e quasi  divento  una di loro. Alla fine tutto diventa più rosa e più leggero.

Ogni anno nel periodo estivo organizzo dei campi estivi per bambini, in delle belle zone collinari, dove vengo  coadiuvata, anche, da una guida escursionista.

Sono esperienze fantastiche, che possono essere rivolte anche  a genitori e figli,  dando così  loro l’opportunità di condividere un tempo e uno spazio insieme, immersi nella rigogliosità della natura circostante.

Considero questi campi  estivi come dei momenti molto importanti perchè possono contribuire significativamente per il sano sviluppo dei più piccoli sotto tutti i punti di vista:  il contatto con la natura educa il bambino alla bellezza e quindi al necessario rispetto che  tanta bellezza richiede per essere preservata, alimentando in lui sentimenti  importanti quali la  gratitudine e la tenerezza. 

Gioco e Yoga

Le posizioni Yoga per bambini non differiscono da quelle per adulti, ma devono essere comunque esercizi semplici e divertenti in modo da  privilegiare comunque l’apprendimento attraverso il gioco.  Per questo l’insegnante cercherà di proporre posizioni alla portata di tutti a prescindere dalla loro flessibilità.  E’ importante  dare il tempo necessario ai bambini di eseguire una posizione. Dal momento che ogni bambino ha una sua costituzionalità e delle attitudini soggettive. Nel caso di un gruppo numeroso, dovremo prenderci il tempo necessario per osservare  e portare la nostra attenzione ad ognuno di loro e con la stessa sensibilità

Una volta accompagnati nella posizione, insegneremo loro con semplicità come mantenere l’asana ascoltando il loro respiro. Per stimolare la curiosità di qualche genitore a cimentarsi con i propri figli nella pratica attraverso esercizi yoga semplici e divertenti e sperimentarne così insieme gli effetti positivi,  ho pensato di rappresentare di seguito qualche  semplice posizione yoga per bambini  fra le più  rappresentative.

 

Posizioni ed esercizi Yoga per bambini

Una posizione Yoga molto amata è quella della tartaruga

Semplice da eseguire e da mantenere, è una posa che riproduce bene l’immagine dell’animaletto che desideriamo rappresentare.  In questa asana invitiamo  i bambini ad immaginare di avere un robusto guscio ( o carapace) che li protegge, proprio come se fossero una tartaruga, e nello stesso tempo,  a portare l’attenzione su le sensazioni di pace, rilassamento e lentezza che di solito questo animale esprime.

“ Immaginiamo di essere delle bellissime tartarughe, lente e rilassate, che portano con sé una casetta robusta che può proteggerle sempre, qualsiasi cosa accada.”

 

Un altro esercizio yoga semplice  e divertente per i bambini è la posizione della  lepre.

Posizione tra l’altro di grande successo tra i più piccoli.

I bambini la eseguono volentieri e provano simpatia per questo animale vivace, le sensazioni  che esprime  sono diverse da quelle precedenti, si tratta di allegria, agilità, movimento.

“Trasformiamoci in simpatiche lepri e immaginiamo di saltellare, lasciando ‘svolazzare’ le nostre lunghe orecchie e corriamo a nasconderci dietro ai cespugli”

 

La posizione della nuvola è molto divertente, ci porta sensazioni di leggerezza e libertà e esprime la capacità di volare in alto lasciandoci trasportare dalla fantasia.

“Ora siamo delle nuvole, grigie, bianche  o azzurre, siamo molto leggere e possiamo volare in alto e da lassù guardiamo il mondo che diventa piccolo : le case sono piccole, le strade, gli alberi e le montagne”

 

Per stimolare la fantasia dei più piccoli possiamo utilizzare la posizione del coccodrillo.

Posizione semplice da eseguire e divertente da inserire in una storia. Possiamo immaginare un coccodrillo feroce, spietato e temerario, oppure, rappresentarlo come un personaggio pigro, lento  e rilassato.

“Trasformiamoci in un coccodrillo che lento e guardingo attraversa il fiume a fior d’acqua e si avvicina alle sponde del fiume”.

 

L’albero è una asana classica e molto conosciuta, i bambini si divertono ad eseguirla perché fa parte delle posizioni in equilibrio :  E’ una posizione con un risvolto educativo molto importante, perché se da un lato allena il bambino a mettersi in gioco dimostrando l’abilità nel mantenerla, nello stesso tempo lo educherà ad incontrare il suo limite con indulgenza, senza arrabbiarsi ma ridendoci su, proprio  come in un gioco in a cui a volte capita di vincere e a volte di perdere.

“Immagino di essere un grande e forte albero, con le radici che affondano a terra, il tronco che sostiene e la chioma rigogliosa che si spinge verso il sole”.

 

Non può mancare la posizione del leone. Un animale che trasmette sensazioni di forza, potere e vigore, ma che nella nostra esecuzione andremo ad interpretare con uno spirito giocoso:  spalancando la bocca, tirando fuori la lingua, pronunciamo nell’espiro  una energica “A”  sviluppando una vibrazione potente che si propagherà ovunque.

“Il re della foresta si fa avanti e il suo ruggito si sente in ogni luogo!”

 

Concludiamo con la posizione del cigno. L’eleganza del cigno che rappresenta anche la saggezza,  nella sua esecuzione  si manifesta attraverso sensazioni di leggerezza e grazia.

“Come un cigno fluttuo nell’acqua e mi lascio trasportare dalla sua corrente”

 

Le posizioni possono essere proposte in sequenza, creando una danza fluida, oppure possiamo spiegarle e poi chiedere ai bambini di rappresentarle successivamente in modo da stimolare la loro immaginazione e la loro memoria.

Utilizzando i vari personaggi, possiamo anche creare una piccola storia, oppure, ancora meglio, proporre  ai piccoli allievi di inventarne una.

La condivisione con i genitori è molto importante e le posizioni yoga per bambini proposte possono essere eseguite facilmente anche dagli adulti che non hanno mai praticato yoga.

La cosa straordinaria è vedere come sovente  nella pratica proposta a genitori e figli saranno i bambini stessi  ad assumere il ruolo di insegnanti, a volte  spiegando  a volte correggendo  o aiutando il genitore nell’assumere la posizione  con totale leggerezza e divertimento.

Articolo di Valentina Pallini:  Insegnante di Hatha Yoga, Yoga Prenatale e Yoga per bambini presso il Centro Yoga Time – spazio per la cura del sé di Livorno.