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I bambini possono fare Yoga, li aiuta a crescere meglio e a prendere confidenza con il loro corpo

I bambini possono fare Yoga, li aiuta a crescere meglio e a prendere confidenza con il loro corpo

Il bambino è un’anima pura, priva di condizionamenti, in lui vive una sensibilità primordiale, istintiva che con la crescita si assopisce fino a scomparire, nascondendosi in un angolo della nostra essenza.

Il bambino dell’età pre-scolare possiede già tutte le caratteristiche necessarie per un approccio naturale allo Yoga per bambini: ha già in se il senso del radicamento,perché il suo contatto con la terra è istintivo, ha già in se il senso della condivisione, perché ha voglia di scoprire e rapportarsi, ha già in se il senso dell’accogliere, perché non ha freni, non conosce limiti nella sua espressione della fantasia, inoltre ha un cuore aperto che gli permette di fare esperienza di ogni sensazione senza giudizio.

Essere privi di condizionamenti è un grande privilegio, un dono che è necessario sfruttare,  per non lasciare dissolvere questa innata, istintiva  consapevolezza. Possiamo dire che sono i bambini che dovrebbero insegnare a fare Yoga, perché hanno già in se, dal momento in cui nascono, tutte le caratteristiche e i presupposti necessari per praticare in modo corretto questa disciplina. La loro mente è aperta e sono privi di pensieri e preoccupazioni, se qualcosa li preoccupa sono capaci di lasciar andare tale preoccupazione in un istante, per tuffarsi con tutti loro stessi nel presente.

Il bambino non conosce passato o futuro, ma solo “ORA”, questo attimo, vuole viverlo e lo vivrà  totalmente senza freni e senza limiti. Alla domanda: come insegnare Yoga ai bambini? Io risponderei che loro fanno Yoga dal momento in cui nascono e se ci fermiamo a guardarli, mettendo i nostri occhi nei loro, il nostro sentire al pari del loro, capiremo quanto possono riuscire ad insegnarci; mille cose che abbiamo dimenticato, perché anche noi adulti eravamo bambini e avevamo questo sentire innato, istintivo dentro di noi, ma lo abbiamo accantonato, recluso in un angolo della nostra essenza, lasciandoci distrarre ed ammaliare da mille distrazioni inutili, crediamo che questo ci ha permesso di crescere, di maturare, di fare esperienza ma, in realtà abbiamo solo assopito i nostri sensi nell’illusione di vivere la realtà.

I bambini possono fare Yoga perché il loro modo istintivo di porsi nei confronti della vita è Yoga. Crescendo, i rumori, i condizionamenti, i pensieri…si sovrappongono coprendo queste sensazioni istintive, non riusciamo più ad ascoltarci, i nostri sensi si rivolgono all’esterno e trovano un mondo di  stimoli che attraggono l’attenzione, spingendoci altrove e respingendo la nostra essenza, a favore di una realtà materiale e illusoria. Lo yoga per bambini è un percorso importante e necessario per preservare queste abilità innate dei bambini; attraverso le sedute di Yoga teniamo viva in loro la connessione con l’interno, li aiutiamo a rimanere collegati con il sentire e con l’istante presente, a non essere distratti dai condizionamenti, ma portare avanti quella sensibilità interna che gli permette di vivere il mondo.

Il fine dell’insegnante nello Yoga per bambini è potenziare la sensibilità che già hanno utilizzando giochi che portano l’attenzione sul respiro, sul corpo, sulla fantasia, dargli la possibilità di esprimersi in modo naturale per crescere meglio rispettando la loro natura, con la consapevolezza che non c’è niente da cambiare in loro, è solo necessario prendere coscienza di questi strumenti che gli appartengono per utilizzarli nella vita, per maturare, crescere, vivere preservando il loro istinto. Lo Yoga per bambini diventa uno strumento per crescere in modo sano e naturale accrescendo le proprie capacità di attenzione ( e quindi di apprendimento) e la propria autostima.

Ho potuto verificare tutto questo in prima persona, crescendo i miei figli, che fin da piccoli ho coinvolto nelle pratiche di Yoga per Bambini,  scoprendo la loro grande attitudine e sensibilità; è  stata una occasione bellissima di crescita personale insieme a loro che mi ha reso consapevole di quanto sia necessario insegnare questa disciplina ai più piccoli.

Come insegnare Yoga ai bambini

Lo Yoga ci insegna numerose posizioni che hanno il fine di tenere in salute il nostro corpo fisico ma anche quello più  sottile, alcune sono più semplici, altre più complesse e impegnative; con lo Yoga per bambini utilizzeremo posizioni più facili, accompagnandole con nomi che attirano la loro attenzione (rana, coccodrillo, sirena, tartaruga…) in modo da rendere più semplice e divertente l’esecuzione. Utilizzeremo una modalità giocosa, stimolando la loro fantasia. Uno strumento molto utile nello Yoga per bambini è la narrazione: attraverso delle piccole storie diamo vita ai personaggi eseguendo le asana e muoviamo il nostro corpo rendendolo più elastico, sciolto e sensibile, il bambino esplorerà il mondo della fantasia ma anche il suo corpo con movimenti diversi e divertenti. Anche nello Yoga per bambini utilizzeremo lo strumento del respiro, fondamentale per il nostro percorso.  I bambini sanno già respirare in modo naturale, ma alcuni già da piccoli iniziano a bloccare il loro respiro, respirando solo con il torace ( come gran parte degli adulti fanno), quindi sarà  necessario aiutarli a portare consapevolezza nel respiro, verificando che sia ampio e coinvolga anche l’addome, il loro diaframma deve muoversi in modo libero. Per raggiungere questo fine sarà utile fare un semplice esercizio: facciamo appoggiare le loro mani sulla pancia e chiediamo loro di ascoltare il respiro sentendo l’addome espandersi quando l’aria entra e svuotarsi, quando esce, sentiranno la loro pancia come un palloncino che si gonfia e si sgonfia, faremo lo stesso con il torace per sentire il respiro anche in questo spazio. Così i bambini giocando, esplorando il loro corpo e la loro essenza, doneranno il nutrimento alla loro sensibilità innata e istintiva.

Infine, nello Yoga per bambini arriva il momento del rilassamento, li facciamo sdraiare supini oppure in un’altra posizione che sia comoda e li aiutiamo a rilassarsi: portiamo la loro attenzione nei vari punti del corpo per lasciarli abbandonare e utilizziamo delle visualizzazioni per mantenere la loro attenzione nell’istante presente, per loro sarà facile volare sulle ali della fantasia e accompagnati dal respiro fluttuare in  questo abbandono consapevole. Il modo migliore per insegnare Yoga ai bambini è provare a diventare un po’ bambini anche noi e ritrovare quella spontaneità che ci avvicina a loro, li mette a loro agio e crea uno scambio reciproco di sensazioni.

Per quanto riguarda lo Yoga per bambini più grandi (che frequentano la scuola elementare) utilizzeremo delle sequenze più complesse e strutturate, per impegnarli maggiormente con il corpo, scaricando le tensioni nel movimento e portandoli lentamente verso il rilassamento. Con loro possiamo introdurre delle semplici tecniche di pranayama (dinamica del respiro), e i mudra. Nella fascia di età dai 6 anni in su, sarebbe utile introdurre lo Yoga per bambini anche nello sport, per aiutarli a distendere la muscolatura e a eliminare le ansie relative alle prestazioni, durante le gare e le competizioni. In questo senso saranno utilizzate tecniche specifiche, che li rendono consapevoli di queste ansie per riuscire a scioglierle.

Lo Yoga per bambini e una bellissima occasione per scoprire il mondo dei più piccoli e accorgerci che rispecchia la nostra essenza più nascosta.

Articolo di Valentina Pallini – Insegnante di Hatha Yoga, Yoga Prenatale e Yoga per bambini presso il Centro Yoga Time – Spazio per la cura del sé (Livorno)

Yoga Prenatale: preparazione al parto attraverso lo Yoga

Yoga Prenatale: preparazione al parto attraverso lo Yoga

Oggi parliamo di un percorso globale che coinvolge mamma e bambino attraverso la respirazione, tecniche di rilassamento ed esercizi utili a sciogliere le tensioni. Lo yoga è una disciplina antichissima e universale, quindi si muove nel tempo e nello spazio, senza limiti, avvolgendo ogni cosa con la sua energia vitale.

Accogliere lo Yoga nella nostra vita è un passo importante, che ci permette di scoprire le sfaccettature dell’esistenza, partendo dal presupposto che siamo individui unici ed elementi indispensabili dell’universo. Lo Yoga ci rende consapevoli della nostra realtà interiore e questo espande la nostra coscienza. Solo esplorando la nostra essenza e maturando questa consapevolezza sarà possibile poi rivolgersi all’esterno: saremo pronti a percepire l’indissolubile unione con l’universo che ci circonda.

Muovendosi nel tempo e nello spazio, attraversando tutte le età e tutti i luoghi, questa disciplina è adatta ad ognuno di noi. Qualsiasi sia la nostra età, il luogo dove viviamo, il momento che stiamo attraversando, le esperienze che abbiamo fatto, quelle che faremo, il determinato periodo storico. Non ci sono limiti, non esistono “scuse” per rimandare il nostro inizio alla pratica.

Questa riflessione mi ha portato a fare esperienza di Yoga in ogni istante: nella giovinezza, nella maturità, durante le gravidanze, durante il bellissimo evento di essere madre. Ho verificato in prima persona come questa disciplina si plasma ad ogni evento e ad ogni situazione. Uniche condizioni: l’ascolto e la consapevolezza.

Durante le mie gravidanze ho praticato yoga prenatale in modo regolare ed ho potuto verificare in prima persona i grandi benefici che ci mette a disposizione. In quegli anni non esisteva a Livorno un vero e proprio corso di yoga in gravidanza, ma il mio insegnante mi seguì anche in modo individuale, insegnandomi un approccio adatto al mio stato di gestante. È stata una esperienza illuminante, ho avuto la possibilità di scoprire la grande sensibilità che prendeva spazio in me e mi accompagnava nella crescita del mio bambino, la mia attenzione si è rivolta in questo stato interiore di condivisione e ho potuto percepire il piccolo cuore che batteva con il mio, il respiro che ci abbracciava, un senso di unione che non avevo mai provato e che adesso cresceva dentro di me come un’energia vitale.

Il segreto dello Yoga Prenatale

Tutto questo mi ha rivelato il segreto dello Yoga prenatale. Un segreto che non potevo tenere per me, era necessario mettere in atto quel senso di condivisione che questa disciplina mi ha sempre insegnato, era necessario trasmettere questa esperienza ad altre donne come me, aiutarle a vivere con sensibilità, abbandono e consapevolezza questo momento meraviglioso.

Così, ho deciso di specializzarmi in questo percorso e diventare anche insegnante di Yoga prenatale, per conseguire l’intento di seguire le mamme nel loro percorso, offrendogli la possibilità di utilizzare al meglio i doni che lo Yoga ci offre. Infatti le gestanti sono molto ricettive e riescono a percepire i benefici in modo molto sensibile, anche se non hanno mai praticato yoga prima; le varie tecniche di rilassamento risultano semplici da sperimentare grazie anche alle endorfine che in gravidanza iniziano a prodursi e circolare nell’organismo. Inoltre sentono la necessità di affidarsi al fluire del respiro; infatti la respirazione in gravidanza è molto importante, aiuta a rilassare, ad interiorizzare e a gestire le ansie per affrontare al meglio il parto.

Il travaglio è il momento “culmine” in cui si manifesta la forza creatrice e la nostra capacità di lasciare andare. Sarà determinante saper utilizzare al meglio la respirazione e certe visualizzazioni, che ci aiutano ad acquisire la concentrazione e l’energia necessarie per compiere l’atto più importante e potente che un essere vivente può realizzare: quello della creazione di una vita.

La pratica dello Yoga in gravidanza: strumenti, tecniche e punti di ascolto

Durante le nostre pratiche di Yoga prenatale ci dedicheremo all’ascolto del nostro corpo, per scoprire ed accettare le trasformazioni in atto durante questo magico momento. Non dobbiamo dimenticarci del nostro corpo che subisce dei cambiamenti importanti: l’aumento di peso inevitabile, lo spostamento sostanziale del baricentro, il peso che si distribuisce in modo diverso.

Questi mutamenti avvengono nell’arco di poco tempo creando una trasformazione interna ed esterna; gli organi vengono spinti e spostati, a causa dello sviluppo e della crescita dell’embrione, che alla fine della gestazione diverrà un bambino di un peso intorno ai tre chili. È semplice capire che il nostro corpo subisce degli stress notevoli e non è consigliabile ignorarli.

Lo Yoga prenatale ci offre degli strumenti molto utili in questo senso, anche attraverso degli esercizi per la schiena in gravidanza, per preservare la nostra colonna vertebrale ed evitare che si creino tensioni e infiammazioni fastidiose, come quella al nervo sciatico, molto frequente nelle gestanti. La donna deve prendersi cura del bambino che porta in grembo, ma anche di se stessa, per questo sarà necessario eseguire anche esercizi di scioglimento, coinvolgendo schiena, colonna vertebrale, articolazioni, ma anche piedi, braccia e gambe. Quello dello Yoga prenatale sarà un percorso globale che coinvolgerà il nostro sentire, il nostro organismo e la nostra respirazione.

Elementi di attenzione

Un altro elemento importante su cui lavorare è il pavimento pelvico, sono fondamentali le posizioni e gli esercizi che hanno il fine di elasticizzare questa parte del corpo, la quale viene sollecitata molto durante la gestazione e ulteriormente durante la fase espulsiva. Gli esercizi consistono in contrazioni e rilassamento del perineo e del pavimento pelvico, utilizzando la respirazione, ma anche vere e proprie asana che determinano sensibilizzazione e rafforzamento di questa zona.

Così la nostra attenzione si muove esplorando il corpo nella sua globalità e sviluppando un senso di ascolto e di consapevolezza fondamentali in ogni momento della nostra vita, ma ancora di più durante la gravidanza. Infatti ora la nostra sensibilità è più ampia e le nostre priorità cambiano radicalmente, determinando una evoluzione nel nostro cammino di scoperta dell’esistenza: le nostre azioni hanno un peso diverso, la nostra visione del mondo e di quello che ci accade intorno è differente, e questo grazie alla preziosa vita che cresce nel nostro grembo.

Lo Yoga prenatale accoglie tutte queste esigenze nuove e questi cambiamenti offrendo gli strumenti per adattarsi in modo naturale ad essi, la gestante non deve sentirsi inadeguata, ma deve trovare un ambiente accogliente in cui capire che il suo percorso è comune a molte altre donne che, come lei, hanno deciso di intraprendere questo bellissimo cammino. Quindi, una classe di Yoga prenatale è un momento di condivisione, ma anche di scoperta e di esplorazione, utilizzando degli strumenti nuovi e molto efficaci.

Le tecniche di rilassamento in gravidanza, ad esempio, sono molto utili per appropriarsi di un piccolo spazio per noi stesse: è necessario prendere una posizione comoda, sdraiate a terra, poi utilizzeremo il respiro per osservare ogni parte del nostro corpo, sciogliendo le tensioni. La nostra attenzione si sposta dai piedi verso le ginocchia, sale lungo le gambe, attraversa il bacino, continua il suo percorso sfiorando le braccia, le spalle, il viso e in ognuno di questi punti si ferma il respiro e si sciolgono le tensioni, fino a sentirci totalmente rilassate, ma anche del tutto consapevoli del nostro corpo e del nostro bambino che dentro la pancia, si lascia accarezzare dal respiro; quindi saremo entrambi coinvolti da questo abbandono: il respiro ci avvolgerà come un abbraccio.

Le tecniche di rilassamento nello Yoga comprendono anche una serie di visualizzazioni, che ci aiutano a sviluppare la concentrazione e ad eliminare le interferenze esterne. La nostra attenzione sarà totalmente assorta all’interno, eliminando tutte le distrazioni che ci circondano, in questo modo sarà possibile sentire meglio la dimensione dell’istante presente in cui dividiamo lo spazio, il respiro, il battito del cuore con il nostro bambino. Ma le visualizzazioni sono molto utili anche per accompagnarci nel momento del travaglio, in cui sarà ancora più importante isolarci dall’esterno e sviluppare un sentire interno, che darà spazio all’istinto innato che ogni donna ha dentro di sé e non aspetta altro che farsi sentire, questo istinto ci guiderà e ci accompagnerà verso la nascita di nostro figlio.

La respirazione in gravidanza avrà un ruolo fondamentale, come del resto nella vita quotidiana, ma in questo particolare momento sarà un vero strumento, non solo di rilassamento, ma anche di esplorazione dello spazio interno e di presa di coscienza dei tempi del soffio vitale. Durante la gestazione la fisiologia del respiro cambia, il diaframma ha uno spazio meno ampio in cui muoversi, quindi risulterà più corto. È necessario accogliere questo nuovo ritmo e adeguarci ad esso, per non creare affanno e tensioni inutili, anche i movimenti che faremo durante la pratica dovranno rispettarlo: il movimento stesso ci aiuterà a scoprire i tempi dell’inspiro e dell’espiro.

Questo percorso globale dello Yoga prenatale è un’occasione per accogliere un momento così importante con consapevolezza, ascolto, gioia e amore.

Articolo di Valentina Pallini – Insegnante di Hatha Yoga, Yoga Prenatale e Yoga per bambini presso il Centro Yoga Time – Spazio per la cura del sé (Livorno)

2020: la storia di un anno trascorso insieme

2020 un anno certamente molto impegnativo.
Ma per non lasciare andare questo tempo senza la consapevolezza che ci abbia insegnato comunque qualcosa, vogliamo ricordare tutte le opportunità e le belle cose trascorse insieme.
Con l’augurio di continuare a prenderci cura di noi stessi con i mezzi a disposizione, Buon  2021 a Tutti !!!

 

Yoga in cucina. L’importanza di essere o meno solo vegetariani. Assumere alimenti sani, nutrienti e in quantità moderata

Yoga in cucina. L’importanza di essere o meno solo vegetariani. Assumere alimenti sani, nutrienti e in quantità moderata.

Quando si parla di yoga, inevitabilmente, si parla anche di dieta yoga o di yoga e alimentazione. Generalmente il mondo dei praticanti yoga privilegia un’alimentazione vegetariana a volte anche crudista, sottolineando l’importanza di indirizzare la scelta su alimenti sani, nutrienti e assunti in quantità moderate.

Al di là dell’importanza dell’unione tra yoga e alimentazione, che da un punto di vista etico ed ambientale mira a limitare il più possibile gli alimenti carnei, per contenere l’ormai dilagante fenomeno degli allevamenti intensivi che tutti conosciamo ormai fin troppo bene. Un altro aspetto più fisiologico della alimentazione yoga da non sottovalutare, consiste nel limitare la concentrazione di sostanze organiche azotate come ad esempio le purine ed evitare così il conseguente deposito di acido urico nelle articolazioni. Coloro che praticano yoga conoscono bene, quanto il concetto di Purificazione, così come ci viene tramandato dagli antichi yogi rappresenti un elemento spesso imprescindibile per mantenere il corpo libero dalle tossine e quindi, in grado di trarre il maggior beneficio possibile dalle posizioni. Per questo yoga e alimentazione per loro vanno di pari passo.

Non è un caso, che nei testi più importanti della Tradizione viene descritta e consigliata la pratica degli Shatkarma– le sei purificazioni del corpo – considerate come strumento importantissimo per raggiungere uno stato di armonia fisica e mentale prima ancora di dedicarsi alla pratica degli asana.

Al di la di questo, è necessario tenere conto che ogni persona ha una sua costituzione e una dieta yoga così concepita, può non risultare “tout court” favorevole per chiunque. Ancora una volta dovremmo ricordarci che lo yoga è la disciplina che come assunto prevede l’ascolto in ogni sua forma, e che uno dei suoi pilastri fondamentali è il concetto di “non violenza” come modalità con cui rapportarsi a cominciare da noi stessi e per tutto ciò che riguarda l’approccio con la nostra quotidianità. Quando decidiamo di adottare un cambiamento nella nostra vita questo produce inevitabilmente delle risonanze non solo a livello fisico ma anche a livello psichico ed emozionale. Pertanto, una persona che abitualmente si alimenta con alimenti carnei e i suoi derivati, dovrà valutare con attenzione le modalità e i tempi necessari per un eventuale cambio alimentare.

Scienza yoga e alimentazione. una scelta importante e complessa.

L’emergente ricerca scientifica guarda alla mancanza di salute non più solo come ad uno stato di malattia circoscrivibile alla ridotta funzionalità di un solo organo ma pone al centro dell’indagine non più solo il paziente ma la persona nella sua interezza. Questo più ampio sguardo va piano piano ad integrarsi con i dogmi di un pensiero scientifico che fino ad oggi era basato essenzialmente sulla soppressione e sulla medicalizzazione.

In questo processo, oggi, anche tutto il settore della Nutrizione, restituisce agli alimenti che ingeriamo tutto il loro valore intrinsecamente curativo e, di pari passo, anche la visione della medicina più integrata, guarda all’approccio alimentare adottato dalla persona come ad una delle porte di accesso di patologie metaboliche anche importanti ma anche come ad una possibile risoluzione in senso del recupero o del mantenimento dello stato di salute.

Siamo quello che mangiamo perché il cibo oltre a garantirci la sopravvivenza diventa parte di noi. Ma non solo.

Gli studi più recenti in ambito PNEI dimostrano quanto, non solo il cibo, ma anche la qualità dei nostri pensieri e delle nostre emozioni influenzino direttamente le cellule e gli organi rafforzando o indebolendo il sistema immunitario. Ed è opportuno anche conoscere, in una fase pandemica come quella attuale, quanto ad una risposta metabolica efficiente possa rispondere una risposta immunitaria altrettanto efficiente.

Candace Pert eminente neuroscienziata e farmacologa insegna : “Non possiamo più attribuire alle emozioni e agli atteggiamenti mentali minore validità che alla sostanza fisica, anzi dobbiamo considerarli segnali cellulari che traducono le informazioni in realtà fisica, che trasformano letteralmente la mente in materia

Questo ci parla di una cosa molto importante, ovvero di come le nostre emozioni al pari del cibo che ingeriamo, siano in grado di veicolare nel nostro organismo, nutrire le nostre cellule per dare espressione a ciò che siamo.

Da tutto questo si può intuire quanto il concetto o meglio l’atto del nutrirsi costituisca un processo ben più ampio rispetto alla sola scelta di come alimentarsi, non confinata alla sola alimentazione vegetariana o, sebbene importante, al privilegiare alimenti sani, nutrienti, di stagione e assunti in quantità moderata.

Parlare di alimentazione come di alimentazione yoga, non significa essere per forza vegetariani : vuol dire parlare, anzitutto, della capacità e della predisposizione mentale che assumiamo nell’atto del masticare per consentire al cibo di essere digerito e assimilato nel modo migliore ed, infine, eliminare ciò che risulta superfluo.

La nostra ricerca ci invita, quindi, a considerare un fatto importante : se mangiamo il cibo più sano e migliore del mondo, ma lo carichiamo di pensieri ed emozioni afflittive questo ci intossicherà alla stessa stregua di un cibo avariato.

La cosiddetta “dieta yoga” altro non è, che un’alimentazione per la vita, uno stile di vita in grado di accompagnare la persona lungo un percorso di una maggiore consapevolezza indirizzato ad uno stato di  salute psicofisica ed emozionale.

Alimentazione yoga. Conclusioni.

“L’uomo è l’immagine dei suoi pensieri” sosteneva M. Gandhi ma potremmo anche aggiungere “siamo ciò che mangiamo”. Poiché, come abbiamo visto, siamo il prodotto di ciò che ingeriamo ma anche della qualità dei pensieri che ruminiamo.

Spesso i nostri pensieri e le nostre emozioni possono avere un peso specifico ben superiore rispetto al cibo ingerito e questo può rendere più gravoso il processo digestivo.

Detto questo alcuni consigli utili saranno quelli rivolti più alla modalità con cui ci apprestiamo a consumare il pasto.

Sederci sul nostro cuscino qualche momento prima di metterci a tavola può risultare una buona strategia per sgombrare la nostra mente, e lasciare che prevalga quel senso di calma e di serenità che ci permetterà di dedicarci, in modo concentrativo, ad uno dei gesti più importanti della nostra giornata.

Alcuni yogi consigliano di assumere prima di ogni pasto la posizione di Makarasana – coccodrillo – da effettuare con una respirazione profonda per circa 10 minuti prima del pasto. Questa posizione avrà il vantaggio di rilassare in particolare il plesso solare e di predisporre anche la mente ad una migliore assunzione del cibo.

Per molte persone, uno dei problemi principali di cattiva digestione è rappresentato dalla velocità. Il cibo oltre che sui nostri fornelli deve poter essere cucinato anche nel nostro organismo attraverso “agni” il fuoco gastrico. Nella velocità il fuoco gastrico sfarfalla, al pari di un fornello malfunzionante che cuoce male i cibi. In questo modo le sostanze masticate velocemente verranno anche mal digerite e mal assimilate e la loro circolazione non consentirà alle nostre cellule di riceverne il giusto nutrimento.

Anche In questo contesto lo yoga ci mette a disposizione la pratica delle posizioni capovolte come ad esempio Viparita Karani Mudra . L’esercizio di queste posizioni oltre ad effettuare un’ importante azione su tutto il sistema endocrino e a rendere efficiente il fuoco gastrico, ci permette di rallentare l’inevitabile deterioramento del corpo fisico attraverso un processo elevato di purificazione che nello yoga sappiamo rivolgersi al corpo fisico, energetico, mentale ed emotivo.

La dieta yoga considera l’atto di alimentarsi come un atto che deve anche produrre gioia e sensazioni di soddisfazione. Mangiando lentamente, masticando a lungo avremo la possibilità di assaporare e trarre emozionalmente tutto il vantaggio da una ricca gamma di sapori sempre più sottili che, sprigionata durante la masticazione, andrà a liberare le endorfine, trasportandoci così in uno stato di appagamento di gusto ma anche sensoriale e quindi di pieno benessere.

In questo modo il cibo può assumere la sua doppia valenza del miglior nutrimento e della migliore medicina a nostra disposizione.

Accettazione: la via del cambiamento

Arriva un tempo nella pratica in cui per progredire si rende necessario cambiare passo alla nostra mente.

L’illusione di poter essere qualcosa di diverso da ciò che siamo, lascia il passo ad un’accettazione vera certa e profonda di noi stessi e della nostra realtà.

Il pensare lascia spazio al sentire, la riflessione alla sensibilità, il controllo al lasciarsi andare e poiché non si può sentire e pensare allo stesso tempo, sorgerà naturale l’esigenza di doversi fermare e scendere un po’ più all’interno per poterci incontrare.

La nostra storia non la troviamo scritta sui libri. Ognuno di noi ha un suo corpo, un proprio vissuto e la pratica ci restituisce l’opportunità di conoscerci ed amarci nelle nostre diversità per contemplarne la ricchezza e trasformarla in  nutrimento per noi stessi e per il bene comune.

Quando il sentire si fa strada, questo ci mette a nudo, ci svuota da tutte le sovrastrutture mentali, dai condizionamenti di senso che ci siamo dati per riconoscerci ma soprattutto per la paura di  incontrare la nostra fragilità;  incontrare  quella dimensione di vuoto che spesso spaventa, ma che è l’unica strada per ritrovare il senso vero di chi siamo.

L’attività dello yoga si può considerare un’attività un po’ pionieristica perché ogni volta che ci consentiamo di scendere al nostro interno possiamo scoprire  quanti e quali castelli la nostra mente abbia costruito fino a prendere in affitto la nostra vita e la realtà di tutto ciò che ci circonda.

La osservazione più sorprendente? La pace e la guerra, l’amore e l’odio, il buono, il salutare o il cattivo, il bello e il brutto non sono dicotomie o realtà precostituite, ma sono  parte integrante di noi, noi siamo tutto questo, ed è solo  la nostra mente a creare le condizioni per far emergere di volta in volta l’una anziché l’altra.

Il cambiamento che cerchiamo non avviene dietro uno schiocco di dita, occorre sviluppare un intento chiaro che è quello di  educare la nostra mente per renderla chiara e cognitiva come è la sua vera natura.

Detto questo, l’invito è: riconoscere e lasciare andare, abbandonare la banale retorica, le verità in tasca, i condizionamenti tutti, per  accogliere, amorevolmente, limiti e imperfezioni perché  quando si abbandona, la vita torna a pulsare per quello che è e noi torniamo ad essere liberi.

Andare oltre la forma, per progredire: accettare dove il corpo può arrivare nelle forme più intermedie e soggettive e, riconoscere in quella  posa, il punto di partenza e mai quello di arrivo. Permettersi di restare nella complessità silenziosa dell’immobilità per pacificare con se stessi e con tutta la nostra vita.

Possiamo addestrarci affinché le emozioni non siano più l’ago del termometro delle nostre azioni.

Prendendo a prestito una  riflessione di Alexander Lowen:  la vita appare come “quel procedere  di un ubriaco per strada, ma che sente nel suo inciampo, tutto il  senso del mondo”.